Sembra non esserci pace per le scuole marsalesi. Dopo le vicende relative alla “difficile”situazione dell’edilizia in alcuni edifici, tanto che continuano le ispezioni nei plessi della Commissione Accesso agli Atti, e la vicenda è approdata anche in Consiglio comunale, dove sono state chieste persino le dimissioni dell’assessore al ramo, Anna Maria Angileri, è iniziata la refezione scolastica. Di per se questa, unita alla tempestività con cui è stato attivato quest’anno, il servizio scuolabus, è una buona notizia. Ma come ogni anno, l’inizio della distribuzione dei pasti si porta appresso una serie di polemiche. In attesa di quelle sulla qualità e sulla quantità del cibo (che immancabilmente arriveranno), si inizia con la questione legata alla burocrazia per l’accesso al servizio. “Il 3 ottobre scorso – ci scrivono alcuni genitori -, ha preso il via il servizio mensa. I genitori dei bambini non aventi diritto, perché sprovvisti dei buoni mensa (visto le lungaggini burocratiche, tipo avere in tempi brevi l’Isee) sono costretti a riprendere i propri figli per poi riportarli a scuola dopo che hanno consumato il pasto presso la loro abitazione”. In questa nota i genitori affermano che gli alunni della scuola dell’infanzia sono addirittura costretti a lasciare le lezioni intorno alle 12, quando inizia la refezione e non farvi più ritorno. Infine viene citata una sentenza della Corte d’Appello la quale esplicitamente recita che è permesso ai bambini consumare il pasto portato da casa nel refettorio della scuola, insieme ai compagni ammessi al servizio mensa. Occorre specificare che si tratta di una sentenza di secondo grado. Il terzo grado di giudizio, a cui sono ricorsi gli aventi diritto, si avrà con la sentenza definitiva della Cassazione, prevista nei prossimi mesi. Da ambienti di Marsala Schola si apprende, in una specie di risposta informale, che il servizio di iscrizione alla mensa è aperto dallo scorso 29 agosto e per quanto la burocrazia nel caso del rilascio del certificato Isee sia lenta, sono trascorsi quasi 45 giorni. Per questo a chi si è presentato all’Istituzione per iscrivere il proprio figlio al servizio mensa, è stato consigliato di acquistare un numero limitato di buoni pasto in attesa degli espletamenti burocratici. Se non fossero stati utilizzati in tutto o in parte, ci sarebbe stato il regolare rimborso. Sulla decisione di fare partecipare alla mensa con il pasto portato da casa, a Marsala Schola affermano che si tratta di una decisione che che attiene in primo luogo alle direzioni delle scuole. I regolamenti sono differenti e ogni scuola può atteggiarsi di conseguenza, per esempio attrezzare un’aula mensa per i bambini che non partecipano al servizio erogato dall’Istituzione. C’è anche da tenere presente l’atteggiamento, in attesa della sentenza della Cassazione, che intende assumere la ditta che eroga i pasti. Infatti se ai bambini non ancora regolarizzati dovesse accadere qualcosa di spiacevole nell’aula mensa dove non consumano il pasto dell’azienda titolare, cosa accadrebbe? Come si vede anno scolastico nuovo problemi di sempre…
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