Se il turismo, un giorno, sarà davvero il “volano dell’economia marsalese” – come spesso si dice – saranno in tanti ad averne un utile. A partire dai beneficiari diretti, i titolari delle strutture ricettive lilibetane.
A tal riguardo, da un po’ di tempo a questa parte si registra un crescente interesse intorno a loro, alla luce della metamorfosi che ha interessato il settore negli ultimi dieci anni, caratterizzati dal rilancio dell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi con l’avvento di Ryanair e dall’esplosione del web, fucina di informazioni per turisti e viaggiatori che programmano le loro escursioni. Così, accanto ai tradizionali hotel, troviamo i più moderni bed and breakfast, gli affittacamere, i resort, spesso frutto di riqualificazioni mirate di palazzi storici o ville.
Andando a spulciare un po’ di numeri, emergono comunque una serie di dati su cui vale la pena ragionare. Se per l’osservatorio regionale le strutture autorizzate sono 66, i dati in possesso del Comune sono molto diversi. “Quando ci siamo insediati erano 50 le strutture che pagavano la tassa di soggiorno – spiega il vicesindaco Agostino Licari -. Nell’ambito della lotta all’evasione che stiamo conducendo e che per noi è una questione di equità sociale, abbiamo avviato un controllo sul sito booking.com per capire quante strutture marsalesi risultavano iscritte. A quel punto, abbiamo inviato una serie di avvisi bonari a chi non risultava in regola con la tassa di soggiorno. In seguito a questa procedura, abbiamo aumentato notevolmente il numero di strutture che la pagano, passando da 50 a 117. Ne abbiamo individuate altre 122 che al momento non pagano e per le quali abbiamo comunque avviato la procedura di emersione”.
La domanda che scatta a questo punto è: quante tra le 239 strutture individuate grazie al raffronto con booking hanno le carte in regole e quante sono invece abusive? “Qualche dubbio sulla regolarità di tante strutture lo nutro, ma magari non sono tutte abusive come si potrebbe pensare”, spiega il presidente dell’associazione strutture turistiche di Marsala Gaspare Giacalone, evidenziando che sarebbe bene indagare sulle ragioni alla base delle mancata presenza negli elenchi della Regione di tante realtà attive in questo settore. La procedura prevede infatti che, per essere in regola, una struttura dovrebbe prima avviare una pratica presso lo Sportello Unico per le Attività Produttive, che ha il compito di verificare se ci sono le condizioni per l’abitabilità dell’immobile interessato. Dopo di che si passa alla registrazione presso il Libero Consorzio, i cui addetti effettuano poi il sopralluogo presso la strutture che ha presentato l’istanza e le conferisce le stelle a seconda del livello di comfort che si ritiene possa dare ai potenziali ospiti. “In realtà ci sono alcune tipologie di strutture che non sono assoggettate a queste procedure e la discrepanza tra i dati che viene notata dipende essenzialmente da questo fattore”, chiarisce il dirigente Fazio, che però spiega anche come tutte le realtà in questione debbano pagare la tassa di soggiorno. “Al di là della tassa di soggiorno – aggiunge il vicesindaco Agostino Licari – stiamo anche facendo dei riscontri incrociati con il settore rifiuti, il catasto e il Suap per verificare che le strutture che abbiamo individuato nell’ultimo anno siano in regola anche con i pagamenti dell’acqua e della tassa sulla raccolta dei rifiuti”.
Se “volano” dev’essere, lo sia dunque per chi agisce nella legalità e nella trasparenza, come reclamano soprattutto gli operatori del settore turistico che hanno avviato le proprie attività nel rispetto delle norme previste dalla legge. Sempre che, naturalmente, si riuscirà ad aumentare i flussi sul territorio, portando davvero Marsala a numeri degni di una città ad economia turistica. Altrimenti, gli investimenti operati da tanti privati in questi anni finiranno per rivelarsi effimeri. Ma questa è un’altra storia…