Tra qualche giorno a Marsala verrà inaugurato ufficialmente l’info point che qui per comodità chiameremo “Monumento ai Mille”. Comunque la si pensi, si tratta di un momento importante per la città e la sua storia, dopo la rinuncia al maestoso progetto iniziale dell’architetto Emanuele Mongiovì. Se ben gestito, potrà essere un punto di riferimento per i turisti, che spesso accedono al centro storico proprio attraversando lo spiazzale su cui insiste il Monumento per poi attraversare via Scipione L’Africano e Porta Garibaldi.
Per anni, diciamocelo chiaramente, abbiamo masticato pane e mortificazione davanti a chi arrivava a Marsala e ci chiedeva notizie dell’incompiuta per eccellenza, finendo per ammirarne soltanto il degrado e la sporcizia circostante. Non sarà più così, sperando che la pulizia che stiamo vedendo in questi giorni possa essere mantenuta anche dopo l’inaugurazione ufficiale e che l’info point possa essere gestito con professionalità e competenza. Dovrebbe essere scontato, ma sappiamo bene che a Marsala non sempre l’ovvio diventa realtà.
Spiace però che di fronte a un momento, a nostro avviso importante, non si sia riusciti a preparare un programma di iniziative degno di questo nome. “Tutto a costo zero”, dicono dal Comune. Ma a che serve un evento che non ha una minima capacità di attrazione verso l’esterno? Non basta la regata velica, non bastano le iniziative con le scuole, il convegno per addetti ai lavori, la sfilata, la mostra, la rievocazione storica e il cabaret con il solito intrattenitore visto e sentito mille volte. Un programma del genere potrà anche avere momenti di qualità, non lo neghiamo, ma è tagliato e cucito per gli autoctoni (e nemmeno tutti). Riuscite a immaginare comitive che si spostano da Palermo (ma nemmeno da Alcamo, Trapani o Mazara) per assistere alle proposte messe a punto dall’amministrazione comunale? Eppure poteva essere una buona occasione per ricreare entusiasmo intorno a una città a cui tutti riconoscono grandi potenzialità, ma che si sta perdendo all’interno di riti che si ripetono in maniera ormai prevedibile da anni.
Ben vengano le incompiute che si completano o i palazzi storici che si restituiscono alla città. Ma se contestualmente non verranno inserite all’interno di un progetto – urbanistico, sociale, culturale – avremo fatto solo una piccola parte di quello che serve a una comunità e tutte queste opere resteranno cattedrali nel deserto. Suggestive, per carità. Ma prive di anima e in gran parte inutili.