La decisione della Regione di vendere le quote azionarie di alcune società partecipate, tra cui Airgest, sta producendo non pochi interrogativi sul territorio, sia nel mondo politico che nella società civile. Tra coloro che stanno seguendo con grande attenzione le sorti dell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi c’è sicuramente Confidustria Trapani, che attraverso il presidente Gregory Bongiorno ha più volte preso posizione sull’argomento.
Cosa pensa della decisione della Regione?
La vendita delle quote pubbliche dell’Airgest era nelle cose. Due anni fa, quando la Regione le acquistò dalla Provincia, specificò che non si trattava di una partecipazione strategica. C’è da capire adesso quali sono i prossimi scenari. Da un lato, potrebbero rientrare il Libero Consorzio o i Comuni. Dall’altro, potrebbe verificarsi l’ingresso di altri privati che potrebbero rilevare parte delle quote e occuparsene pienamente. Quel che è certo è che siamo in un momento di incertezza, tra le indecisioni della governance che ha impiegato 6 mesi per rinnovare il Cda e il comarketing che scricchiola. In queste condizioni, diventa difficile investire sull’aeroporto di Birgi.
La sinergia con Palermo: per alcuni è un’opportunità, per altri un rischio…
In teoria le sinergie tra aziende, se fatte bene, possono portare solo benefici. Nella realtà, potrebbe succedere che l’accorpamento tra due società potrebbe favorirne una a discapito dell’altra. E questo sarebbe molto negativo per il nostro territorio. L’esperienza insegna che i processi, se non si gestiscono, si subiscono. E’ vero che il piano nazionale degli aeroporti prevede solo due scali internazionali in Sicilia – Palermo e Catania – e spinge per far sì che Trapani, Pantelleria e Lampedusa facciano sistema con il capoluogo. Anche la Regione, da parte sua, è andata nella stessa direzione. Tuttavia, nulla si è detto finora su come si dovrebbe condurre questa strategia. Ora, siccome finora sia la governance palermitana che quella trapanese sono state a maggioranza pubblica, occorre che prima di avviare qualsiasi trattativa ci si sieda attorno a un tavolo in modo da definire ogni aspetto e non penalizzare una realtà per favorirne un’altra.
La logica dell’accorpamento è sembrata chiara anche nella scelta del nuovo presidente del Cda di Airgest, Franco Giudice, e nel ruolo avuto in questa scelta da Corporacion America, che in Toscana ha guidato questo processo tra gli scali di Firenze e Pisa.
Il presidente Giudice è una persona molto competente e quanto al caso toscano, da quel che mi risulta, si tratta di un esempio virtuoso. Ben venga se riusciranno a fare altrettanto tra Palermo e Trapani, ma mi sembra difficile. Basti considerare che Ryanair ha interessi in entrambi gli aeroporti. Ripeto, tutto dipende dagli azionisti e, in particolare, dalla parte pubblica. Occorre pragmatismo, non bastano le dichiarazioni ai giornali o i concorsi di idee. Altrimenti, si resta deboli nelle trattative con i grandi colossi del settore.
Immaginiamo uno scenario apocalittico: se Birgi dovesse subire un drastico ridimensionamento, che effetti prevede?
Alcuni anni fa, uno studio commissionato da Airgest a un’importante agenzia dimostrò la notevole ricaduta che la crescita dell’aeroporto ha avuto negli ultimi anni sull’economia del territorio. Se già la perdita di qualche collegamento con le città europee ha determinato effetti negativi, figuriamoci cosa accadrebbe di fronte a uno scenario apocalittico. L’interesse del nostro territorio va nella direzione di un potenziamento del numero di vettori e delle tratte. In Puglia, la politica ha investito in questa direzione, ottenendo risultati importanti per lo sviluppo economico. Dovremmo fare lo stesso.