L’Italia è pronta, quale Italia?

Claudia Marchetti

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L’Italia è pronta, quale Italia?

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giovedì 01 Ottobre 2015 - 17:45

Nel marasma di questi giorni, tra bilanci che vacillano e consigli comunali molto accesi, ci è sfuggita un’importante dichiarazione che il premier Renzi ha espresso nel Palazzo di Vetro all’Onu. “L’Italia è pronta ad assumere un ruolo di guida in Libia”. Una frase meglio spiegata dal Presidente del Consiglio, come l’intenzione di assistere e collaborare alla stabilizzazione in riferimento sia al terrorismo Isis sia alla fuga di migranti. Ancora però, non si capisce bene come l’Italia dovrebbe intervenire. Pare si punti su un servizio di intelligence di cui il nostro Governo si vanta: “Non è come la CIA ma in Libia siamo i numero uno”. Contento Renzi. Ma si punterà molto probabilmente sulle forze militari dell’esercito italiano, su armi, aerei, mezzi. Sembra quasi il passo successivo alle esercitazioni che la Nato a breve compierà nel nostro territorio. La provincia di Trapani nel 2011 è stato nell’occhio del ciclone della guerra in Libia. La paura, non quella immotivata o infondata, era regnata palesemente sovrana per il timore di possibili attacchi alla nostra terra così vicina ai venti di conflitti allora tra i rivoluzionari e il regime di Gheddafi. Questo perchè nell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi – essendo la parte militare, base Nato – erano arrivati gli F-16 del 37° Stormo dell’Aeronautica Militare, caccia intercettori e tornado specializzati nella distruzione delle difese missilistiche e nei rifornimenti in volo. Era stato appositamente chiuso ai voli di linea lo scalo civile di Birgi, provocando non pochi danni che sono stati già risarciti al nostro territorio. Per tutti questi motivi è nata l’esigenza di istituire un Coordinamento provinciale contro la Nato che il 31 ottobre darà vita alla manifestazione regionale contro le esercitazione “Trident Juncture” all’aeroporto trapanese e che giorni prima, in Piazza della Repubblica, aveva protestato contro la guerra, contro tutte le guerre. Perchè adesso non possiamo restare a guardare quello che succede altrove, siamo pienamente coinvolti. Ecco che le parole di Renzi fanno tornare alla mente i timori della guerra nonostante il suo primario bisogno sia di dare un segnale di tranquillità all’Italia. Ma vorrei chiedergli: quale Italia? Anche la Sicilia fa parte dell’Italia e ad oggi rischia di servire come base militare, con Birgi e Sigonella. Per chi governa, il Sud, il Mezzogiorno, serve come freccia nell’arco delle elezioni politiche ed è proprio per questo che non è bene che il sud produca, costruisca le infrastrutture, punti sui trasporti, sui beni culturali e sulle risorse ecologiche e ambientali.

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