Con una preghiera, in silenzio, per i migranti che continuano a morire nell’indifferenza nel Canale di Sicilia, si sono conclusi ieri sera a Trapani i festeggiamenti in onore della Madonna di Trapani, patrona della Diocesi e della città di Trapani.
“A lei che da secoli viene venerata in tanti porti lungo le rotte di navigazione del Mediterraneo, regina della Vita”, il vescovo Pietro Maria Fragnelli ha affidato le anime dei morti in mare, le speranze di chi cerca un futuro migliore. “Anche loro fanno parte di quell’unico popolo che appartiene a Maria – ha detto il vescovo – ognuno dica la sua preghiera, come la sa dire”. Quindi il richiamo ai fedeli presenti a non fermarsi solo all’esteriorità della festa ma a viverla con un supplemento d’interiorità aprendo il cuore alle sofferenze del mondo intero. “Abbiamo vissuto intensamente queste giornate. Speriamo di farlo ancora più intensamente il prossimo anno in cui papa Francesco ci chiama a vivere il grande Giubileo della Misericordia. La ferocia contro l’uomo di cui siamo spettatori ogni giorno, ha detto affermato commentando la liturgia – è frutto del prevalere di un umanesimo della menzogna, un umanesimo senza l’uomo perché privato di Dio che l’ha creato. La Scrittura ci mette di fronte alla prima radicale forma di autoinganno, vissuta da Adamo ed Eva nell’allontanarsi da Dio. Le relazioni con Dio e con noi stessi sono sconvolte da una menzogna sull’identità nostra e di Dio. Noi non pensiamo mai al fatto che siamo bravi a “ingannarci” nella valutazione delle cose e delle vicende della vita – ha continuato – Questa pagina della Parola di Dio presenta con grande realismo e verità la nostra condizione di creature fragili. Dobbiamo prendere coscienza di questa lotta radicale, primordiale ma storica, che continua ad essere combattuta in me, in te, in tutta l’umanità. La fraternità è un dono di Dio in Gesù, non è un mito politico o razziale; non è il gruppo economico o il clan – più o meno illegali – a farci fratelli. È Dio che ci redime da ogni egoismo e da ogni legge dello scarto, come la chiama papa Francesco e in questa chiamata è insita, fa il nido, la grazia che giustifica, la misericordia. I credenti si trovano “di fronte alla necessità di distinguere la sua voce dalla voce dei propri desideri e dai sussurri del serpente, “lo Strisciante, che prende gusto nell’imitare la voce del Signore e che ha portato quest’arte ad una perfezione terrificante”. Maria ci insegnerà a riconoscere la voce dello Spirito – ha concluso – e a difenderci dalla voce del Seduttore, dello Strisciante“.