“Agneddro e sugo e finiu u vattio” è la frase più ricorrente nelle piazze marsalesi, una lunga campagna elettorale finìo no mezzo di giugno, ben ventimila persone hanno votato per “u dutture Di Girolamo”, era nell’aria, di certo non molti pensavano a questo scarto su Massimo Grillo, ma alla fine le campane hanno suonato a festa per il segretario Pd. Non vi nascondo che la scelta del neo sindaco di andare subito dopo la certezza della vittoria a festeggiare nei quartieri popolari mi è sembrata una scelta di discontinuità anche dai suoi predecessori sinistrorsi o presunti tali: niente salottini, ma la periferia. La foto du Dutture visibilmente commosso che accarezza il volto di un ragazzo che non abita a viale Isonzo potrebbe essere un ottimo viatico, basterà che il sindaco ogni santa matinata si alzi con questa immagine impressa nella memoria.
Dicevamo che è stata una campagna elettorale lunga, iniziata subito dopo le primarie in novembre, questo di certo è stata la causa “dell’arrancata” per il ballottaggio, dove la strategia di Di Girolamo è stata non perdere il consenso ottenuto nel primo turno e la strategia fallimentare di Grillo (lo dicono i numeri) si è basata solo sul mancato confronto o “faccia e funcia” come preferite voi.
La vittoria è netta e conferisce al sindaco un peso specifico notevole – i numare su numare – ed ora Di Girolamo li deve usare bene per non trasformare una schiacciante vittoria in una vittoria di Pirro.
Primo “nolito da spirugghiare”, oltre a creare una nuova e libera classe dirigente democratica (magari facendosi coprire le spalle dal giovane segretario provinciale Marco Campagna che sembra avere freschezza mentale e di certo un “ciaurìa” di naftalina) è cancellare il matrimonio di famigghia voluto tre anni orsono dai dirigenti del Pd, Gucciardi in testa, con Giulia Adamo. E’ bene ricordarsi che allora i vertici del democraticissimo partito per togliersi dai cabbassisi l’addrumattissima Giulia sacrificarono la prima città della provincia al motto “un posto all’Ars val bene Marsala” . Ora il neo sindaco ha il compito di liberare la città dal giogo salemitano, alcamese e valdericino riportando la città ai lustri di una volta facendola ritornare al centro della politica provinciale, magari eleggendo un deputato regionale e magari questa volta non facendolo sorteggiare “ca polizza” come capitato per la Milazzo che con i suoi strabilianti trecento voti circa è finita nel listino crocettiano per la sua fervente fede nel “gucciardismo”.
Secondo nolito: coalizione “nsalata di mare”, quindi gestione della maggioranza in consiglio. Si perché c’è di tutto e di più: vero un sindaco di piso (e Alberto ha dimostrato d’averlo) della maggioranza in consiglio potrebbe “futtirisinne” altamente, ma tanto per rinfrescarci la memoria i due primi eletti del rinato PSI, grazie agli acquisti del martedì di mercatino di Nino Oddo, Arcara e Alagna, sono ex Forza Italia, ex Mpa ed ex tante altre cose, e di certo l’ex presidente del consiglio comunale ed ex assessore di Giulietta non si accontenterà del titolo di “consigliere”. Anche gli ex NCD di Lo Sciuto, Marrone e Coppola, che stanno al centro sinistra come “u tumazzo na pasta cu bioro di pisci” (stessa cosa vale per i neo piddini Cimiotta e Cordaro) , non tarderanno a presentare qualche “cammiale”. Poi se qualcuno ha la buona volontà di spiegarmi come Marrone alla prima candidatura pigghia 1000 voti e alla seconda quasi altrettanto gli offro una cena in qualche ristorante a Muntagna Tunna.
Terzo nolito : segreteria Pd. Il democraticissimo partito in provincia funziona come le mantidi religiose: prima s’accoppiano e poi s’ammazzano. Chi può essere l’uomo o la donna che dirigerà facendo da spalla al neo sindaco?
Qualcuno di voi obietterà che ‘ste cose forse con l’amministrazione della città un ci trasino nente, ma la rinascita di una città dipende da quale classe dirigente le si vuole dare, perché Di Girolamo, oltre al compito di amministrare bene, ha anche quello di progettarne una nuova al fine di evitare che questa vittoria diventi la vittoria di Pirro, senza nulla togliere “o liotru”.
Lillo Gesone