E’ stata un’assemblea spontanea quella che si è tenuta questa mattina al Tribunale di Marsala. Voluta dalla sottosezione dell’Associazione Nazionale Magistrati, presieduta da Giulia D’Alessandro, nell’Aula Borsellino si sono ritrovati il Presidente del Tribunale, Gioacchino Natoli, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Gianfranco Zarzana e il procuratore della Repubblica, Alberto Di Pisa, oltre ad un folto numero di avvocati. E’ stata l’occasione per un momento di riflessione in seguito alla strage consumatasi qualche giorno fa al Palazzo di Giustizia di Milano, dove un uomo, Claudio Giardiello, ha ucciso tre persone: un giovane avvocato, un giudice e il coimputato al suo stesso processo per bancarotta fraudolenta. Una sospensione breve dalle udienze della giornata che, come ha ricordato Zarzana, “… è stata necessaria perchè quanto successo ha una ricaduta su chi fa questo mestiere”. Già nei giorni scorsi le attività giudiziarie avevano avuto una “battuta d’arresto” unicamente per piangere i morti di Milano in un sentito minuto di silenzio. Ma al di là del tragico fatto, molte sono le domande e i punti che gli operatori di giustizia si sono posti. “Quanto accaduto ai nostri colleghi è stato il gesto di una persona disperata che ha ritenuto che la giustizia non l’ha sostenuto – ha affermato Zarzana –. Stiamo vivendo una tensione per i tanti problemi che vigono nel nostro sistema. Ribadiamo la volontà di coesione tra avvocati e magistrati: siamo spesso in contrapposizione, ma dobbiamo capire che siamo i piedi di uno stesso tavolo che non può traballare”. Come ha ricordato Natoli, ogni giorno gli avvocati in particolare, lavorano e rivendicano la loro autonomia, l’indipedenza dai loro clienti perchè non sono subalterni. E’ probabile che l’avvocato Appiani sia morto perchè non voleva sottomettersi alle volontà dell’uomo che lo ha ucciso. “La giustizia è strumento di legalità, di applicazione della legge e per questo dobbiamo tutelarci. Diamo il segnale di rispettare tutti le regole della sicurezza”, ha detto infine il Presidente dell’Ordine. Hanno portato alla riflessione le parole del giudice D’Alessandro: “Ce gente convinta che in un Tribunale si decida la vita di una persona. Certo qui si fa la differenza, i cittadini ci attribuiscono delle responsabilità nell’esercizio delle nostre funzioni e dobbiamo esserne consapevoli”. A dare un segnale forte in materia di sicurezza all’interno del Palazzo di Giustizia lilybetano, è stato il procuratore Di Pisa che ha definito “simbolici” i fatti di Milano perchè troppa rabbia si raccoglie intorno alla giustizia. “Ciò che è avvenuto non mi stupisce perchè è quotidiano l’odio verso la giustizia. C’è chi medita vendetta, chi la mette in pratica e chi non lo fa. Dobbiamo riportare tutti al rispetto”. Come ha ricordato il neo Presidente della Camera Penale, Giacomo Frazzitta, una settimana prima degli spari a Milano, il procuratore aveva aumentato la sicurezza nel Tribunale di piazza Borsellino per via dei processi per mafia che si sono celebrati, in primis “Eden” che ha visto imputata, tra gli altri, la sorella del boss Matteo Messina Denaro. Di Pisa ha reso noto che a breve ci saranno norme ancora più rigide: tutti gli operatori di giustizia, compresi il personale amministrativo e le Forze dell’Ordine dovranno accedere in Tribunale passando attraverso il metal detector. “Ho richiesto al Prefetto la convocazione urgente di un Comitato di Sicurezza per l’adozione delle misure di loro competenza”, ha precisato Di Pisa. Forti sono stati anche i toni dell’avvocato Frazzitta: “Il cliente viene da noi quando ha un problema e noi avvocati abbiamo il dovere di informare correttamente sul sistema della giustizia, mentre i magistrati devono ribadire la loro posizione di terzietà. Il cittadino è già in crisi prima di avere bisogno di noi e quindi dobbiamo affrontare il problema della sicurezza”. Nel corso dell’assemblea è stato ricordato un precedente: l’uccisione nel ’52, in pieno centro storico, dell’avvocato Giuseppe Alagna, per mano di un cliente.
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