L’associazione Articolo 21 – circolo 2 Giugno di Trapani – aderisce alla Giornata per la Giustizia indetta per il prossimo 17 gennaio dall’Associazione Nazionale Magistrati ed invita i propri aderenti ad essere presenti in occasione dell’iniziativa in programma presso il Palazzo di Giustizia di Trapani.
“Condividiamo l’assunto dell’Anm rispetto alle iniziative di riforma preannunciate dal Governo – si legge in una nota dell’Associazione:
“Agli osannanti proclami di lotta alla corruzione e al crimine organizzato la politica risponde con un’azione punitiva verso la magistratura, mostrando ai cittadini la generalizzata possibilità di agire senza alcun filtro contro i magistrati”. Così come ha dichiarato la Sottosezione dell’ANM di Trapani “si ritiene che sul tema della responsabilità civile dei magistrati non si possano accettare mediazioni e arretramenti. Bisogna dire NO a norme punitive per i magistrati.
Sono in gioco principi non negoziabili, che garantiscono non soltanto l’indipendenza e la terzietà del magistrato, ma la tenuta e l’efficienza del sistema giudiziario e, quindi, i cittadini stessi, in quanto un magistrato è sempre esposto al rischio di azioni potenzialmente ritorsive da parte di chi non ha visto accolte le sue difese. È necessario portare avanti questa battaglia non per difendere un privilegio, ma per garantire l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.
Parteciperemo come associazione Articolo 21 alla Giornata per la Giustizia anche con la nostra presa di posizione rispetto alla riforma della legge sulla diffamazione che rappresenta un ulteriore passo indietro. Doveva essere una riforma della legge sulla stampa per eliminare la pena del carcere per i giornalisti, a tutela dei diritti fondamentali di cronaca e di critica: il testo licenziato al Senato rischia di ottenere l’effetto opposto. La legge sulla diffamazione che potrebbe presto essere approvata, prevede in particolare:
1) sanzioni pecuniarie fino a 50 mila euro che appaiono da un lato inefficaci per i grandi gruppi editoriali e dall’altro potenzialmente devastanti per l’informazione indipendente, in particolare per le piccole testate online;
2) un diritto di rettifica immediata e integrale al testo ritenuto lesivo della dignità dall’interessato, senza possibilità di replica o commento né del giornalista né del direttore responsabile, e che invece di una “rettifica”, si configura come un diritto assoluto di replica, assistito da sanzioni pecuniarie in caso di inottemperanza, che prescinde, nei presupposti della richiesta, dalla falsità della notizia o dal carattere diffamatorio dell’informazione;
3) l’introduzione di una sorta di generico diritto all’oblio che consentirebbe indiscriminate richieste di rimozione di informazioni e notizie dal web se ritenute diffamatorie o contenenti dati personali ipoteticamente trattati in violazione di disposizioni di legge. Previsione questa che non appare limitata alle sole testate giornalistiche registrate ma applicabile a qualsiasi fonte informativa, sia essa un sito generico, un blog, un aggregatore di notizie o un motore di ricerca, e che fa riferimento al trattamento illecito dei dati.
Una legge che modifica la normativa sulla stampa al tempo del web deve avere come primo obiettivo la tutela della libertà di espressione e di informazione:e questo non si ottiene prevedendo nuove responsabilità e strumenti di controllo e rimozione, ma estendendo ai nuovi media le garanzie fondamentali previste dalla Costituzione per la stampa tipografica.
La legge sulla diffamazione proposta ha invece il sapore di un inaccettabile “mettetevi in riga”, per quei giornalisti coraggiosi, blogger e freelance che difendono il diritto dei cittadini ad essere informati per fare scelte libere e consapevoli.
La mancanza di norme che sanzionino richieste e azioni giudiziarie temerarie o infondate non fa che aggravare un quadro di potenziale pressione sull’informazione che la sola eliminazione del carcere come sanzione non è sufficiente a scongiurare e che anzi con la nuova legge si aggrava. La nuova legge sulla diffamazione è pericolosa per le molte violazioni in essa previste del diritto costituzionale d’informare e di essere informati. Per questo invitiamo tutti i cittadini ad aderire a questo appello, a chiedere ai parlamentari di non approvare la legge e al Capo dello Stato di non firmare questo improvvido testo normativo, evitandone la promulgazione. Ne va della libertà di tutti.