I fatti riguardanti le due vicende (gemelle) relative agli inadeguati locali dell’ITC “Garibaldi” e alle contese aule del Tribunale di Marsala, con il corollario delle legittime ma differenti posizioni della Magistratura, dell’Avvocatura e del mondo della scuola, sono ormai di pubblico dominio: sarebbe tedioso ripercorrerle. Numerosi e inevasi interrogativi, però, suscitano e accomunano le due vicende. Si proverà, qui di seguito, a stilarne un parziale elenco.
Partiamo dal nuovo Tribunale. Se i lavori non sono stati eseguiti a ‘regola d’arte’: qualcuno sta indagando sul come e sul perchè tutto ciò sia potuto accadere? Qualcuno pagherà per quanto accaduto? Chi, come e quando rimedierà agli errori marchiani commessi? Chi, quando e in quale misura risarcirà gli ingenti danni provocati? Emergono, dalla vicenda, oltre a quelli contabili, profili d’altro tipo?
Veniamo, ora, all’Istituto Tecnico Commerciale. Delle innumerevoli domande che, ab origine, avevamo intenzione di rivolgere al dott. Barbera, Dirigente dell’Ufficio Patrimonio dell’ex-Provincia di Trapani, se lo stesso, gentile funzionario non ha nulla in contrario, ne vorremmo formulare qualcuna: fiduciosi di ottenere, anche in ossequio alla vigente normativa sulla trasparenza amministrativa, sollecita e circostanziata risposta. Quanti sono, ad oggi, in che stato si trovano e come vengono utilizzati gli edifici di proprietà dell’Ente Provincia? Quanti e quali di essi sono sedi di Istituti Superiori? Quanti sono e in che condizioni versano gli edifici, appartenenti a soggetti privati, adibiti attualmente a sedi di Licei e di Istituti Tecnici e Professionali? Quali Amministrazioni,nel corso del tempo,hanno, prima ‘inventato’ e poi affinato, avallato, perpetuato,l’anti-economica pratica di pagare affitti così esosi per fabbricati originariamente sorti con altra destinazione d’uso, in luogo di quella più ragionevole di costruire ad hoc, gli stabili destinati ad ospitare gli Istituti Superiori disseminati nel trapanese? E’ possibile, per ogni singolo edificio, conoscere le generalità dei proprietari, da quanto tempo i loro immobili risultano affittati all’Ente e a quanto ammonta il canone dallo stesso loro annualmente corrisposto?
Last, but not least: se “è l’ambiente che media la didattica”: qual è l’autentica ‘ratio’ che sottende alla sciagurata scelta di sostenere costi stratosferici d’affitto per sedi scolastiche inadeguate, insicure, mal tenute e mal manutenute, invece che costruire ex-novo edifici concepiti e realizzati per assolvere al ruolo di “ambienti educativi e d’apprendimento”? Occorre un’operazione Glasnost sulle vicende fin qui raccontate. Per comprenderle meglio e mettere a frutto le non poche lezioni che, da esse, è possibile ricavare. Per invogliare gli operatori di questi due gangli vitali dello Stato Democratico – Scuola e Giustizia – a concordare e perseguire un comune, irrinunciabile obiettivo: restituire al più presto alla fruizione degli utenti, aule scolastiche e giudiziarie all’altezza delle funzioni delicate, preziose, decisive che, sia il Tribunale che una delle più popolose Istituzioni Scolastiche cittadine, hanno il dovere di svolgere per la crescita civile dell’intera comunità lilibetana. Per non deludere le aspettative dei cittadini che, in ordine al funzionamento della ‘macchina giudiziaria’, anelano a standard d’efficienza europei. Ma, soprattutto, per non deludere le speranze dei ragazzi della Terza C s e dell’intera popolazione studentesca del “Garibaldi” cui, tralasciando il resto, non possiamo pensare di comprimere pure il Diritto allo Studio e alla Cultura. Che, se “non si mangia”, è in grado, comunque, di dare dignità, autonomia intellettuale e capacità di partecipazione attiva ad adolescenti, loro malgrado, precipitati nell’epoca delle passioni tristi, ove il futuro, da allettante promessa, trascolora ogni giorno di più in cupa, opprimente minaccia.
G. Nino Rosolia