Nei giorni scorsi si è tenuta a Erice, presso l’Hotel Baia dei Mulini, una due giorni dedicata alla riforma del mercato del lavoro. Un’iniziativa organizzata dall’Ordine Provinciale dei Consulenti del Lavoro e che ha visto anche la partecipazione degli ex ministri Damiano e Sacconi. Per l’occasione siamo tornati a parlare con Leo Giacalone, presidente dell’Ordine della Provincia di Trapani, soffermandoci sul mondo del lavoro, ma anche sulla situazione politica marsalese.
Cosa servirebbe al mercato del lavoro italiano in questo momento?
Come abbiamo detto più volte, si dovrebbe partire da una semplificazione dei contratti. Nel nostro paese ci sono troppe tipologie di contratti di lavoro, con problematiche che creano paura e indecisione per le aziende, con il continuo rischio di incorrere in sanzioni. La semplificazione aiuterebbe quindi le aziende, ma anche i lavoratori. Perchè tutte queste tipologie di contratti atipici e precari hanno complicato le cose senza creare lavoro. Al di là della riforma, però, occorrono investimenti.
E’ utile o dannoso il dibattito in corso sull’articolo 18?
Stanno sbagliando tutti quelli che ne fanno la questione principale, in maniera ideologica. Il sindacato sta facendo dell’articolo 18 un vessillo per non parlare d’altro. Ha ragione il governo a chiedere loro dove sono stati mentre si produceva questa precarietà. Non si può continuare con un sistema in cui da un lato ci sono gli ipertutelati, dall’altro quelli che non hanno alcuna tutela. Bisogna aiutare le imprese e i giovani a trovare lavoro, semplificare e rendere attuabile il contratto di apprendistato, con una retribuzione magari minore, ma con maggiori tutele rispetto ad ora.
Lei è stato anche amministratore. Che idea si è fatto del momento che sta vivendo Marsala?
Da amministratore ho avuto modo di conoscere il pubblico impiego e credo che ci sia veramente bisogno di una buona riforma della pubblica amministrazione. Per il resto, non voglio parlare di politica, ma spero che questa città trovi un’amministrazione seria. Il lavoro che avevamo fatto noi sulla stabilità finanziaria ed economica, sulla qualità dei servizi, oggi è quasi tutto distrutto. Abbiamo lasciato un Comune, che da un punto di vista finanziario e patrimoniale era uno dei migliori in Sicilia. Oggi ci sono difficoltà a fare un bilancio…Purtroppo viviamo in una città apatica, ma credo che, prima dei partiti, dovrebbe proprio essere la città a darsi una mossa. Penso comunque che da qui alle prossime settimane, qualcosa nascerà. Sperando che possa essere buona per tutti noi.
La vostra amministrazione aveva puntato molto sulla tenuta dei conti. Oggi il crescente taglio ai trasferimenti condiziona molte le azioni delle amministrazioni comunali. Ci sono due voci di spesa che influiscono molto sul bilancio: la raccolta dei rifiuti e le bollette per l’energia elettrica. Si può fare qualcosa in tal senso?
Si può fare poco, se non viene in soccorso l’Europa. Bisogna escludere dal patto di stabilità alcuni investimenti che vanno fatti, altrimenti è veramente difficile. C’è poco da inventarsi, poco da tagliare… La vicenda Aimeri, per come è stata condotta, ha sicuramente influito pesantemente sul bilancio… Si potrebbe lavorare sulla questione energetica, ma ci vogliono investimenti. E con i vincoli che ci sono adesso, magari le amministrazioni hanno i soldi, ma non possono investirli. Da un lato, quindi, occorre guardare al governo nazionale, sperando che Renzi riesca a ottenere dall’Europa una deroga al patto di stabilità. Dall’altro, bisogna modernizzare il Comune, pensando a nuove entrate senza introdurre nuove tasse. Noi ci siamo inventati i parcheggi e le strisce blu, da cui ricavavamo 300.000 euro l’anno a costo zero per le casse comunali. Non capisco perchè è stato esternalizzato il servizio… E poi siamo rimasti l’unica città che continua a gestire male il servizio di trasporto pubblico. Noi avevamo delle idee a tal proposito, ma non abbiamo avuto la possibilità di metterle in pratica. Penso che il commissario, che è un funzionario della Regione e non ha la necessità di ascoltare la politica, molte cose le potrà fare.