Dalla nostra isola triangolare, negli ultimi lustri son partite barche di mare, di cielo e di asfalto piene di centinaia di migliaia di giovani “cervelli in fuga” che han sentito il traballare della loro terra sotto i piedi quando chiedevano un futuro fatto di opportunità. Ma da tempo qualcuno canta che la Sicilia è una “terra ca nun senti”, che non vuol capire e che nulla dà a quei figli per farli tornare. Giovani in fuga da borghi nei quali si intravede quella carestia descritta da Domenico Tempio, una carestia.. Leggi l’articolo per intero su qds.it
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