Il Sindaco di Como, Mario Landriscina, per onorare il Natale – sempre più vacua apparenza e meno festa autentica per celebrare il Dio che si è fatto uomo – il 15 dicembre ha pensato bene di emettere un’ordinanza , ipocritamente definita “ per il decoro del centro storico”, con cui ha vietato “ agli accattoni dediti al bivacco” di sostare, ironia della sorte, proprio nei pressi della locale Chiesa di S. Francesco. La sentita esigenza dell’illuminato Sindaco è quella, apertamente dichiarata nel testo della citata ordinanza, di non disturbare la “ Città dei Balocchi” e lo shopping festivo.
Nonostante la ferma protesta del direttore diocesano della Caritas, Roberto Bernasconi, che ha affermato: “ il Sindaco mette fuori legge il Gesù Cristo che deve arrivare”, il Sindaco ha tirato dritto per la sua strada, minacciando persino le dimissioni e dicendo ad alta voce che l’improvvida ordinanza gli fosse stata suggerita dai cittadini comaschi.
L’abnormità della condotta politica del Sindaco non meriterebbe nessun approfondito commento se non ci fossero almeno due elementi su cui vale la pena soffermarsi.
Il primo è di carattere letterale- semantico, e ci mostra come le parole possono essere pietre acuminate per fuorviare il senso della volontà dichiarata e confliggere con il senso più autentico della carità cristiana che, proprio nella festa della nascita di Gesù, dovrebbe essere il pane quotidiano di chi comprende la sua funzione, il tempo che abita, e la ragione del Natale.
Affermare, infatti, che per difendere il decoro, e cioè per preservare quegli atteggiamenti ritenuti confacenti a una vita dignitosa e corretta, si debba punire il destino degli ultimi, di chi è stato sconfitto dalle leggi infernali del mercato e si trova, proprio come la famiglia di Giuseppe e Maria, a cercare metaforicamente una grotta per non fare morire la speranza nella tenerezza altrui, e definire gli sconfitti come “ accattoni dediti al bivacco”, è davvero aberrante e, persino tragicamente comico. Cacciare i senza tetto dagli scalini della Chiesa di S. Francesco, proprio quel Santo che si è fatto ultimo tra gli ultimi per avvicinarsi alla grandezza umile di Dio e di suo figlio, è un gesto che va rimarcato e condannato con civile fermezza.
Chi sono gli accattoni e cos’è il bivacco, verrebbe da chiedere al Sindaco dello shopping natalizio.
Accattone, oltre ad essere il titolo di un famoso film di Pier Paolo Pasolini, è colui che vive chiedendo l’elemosina, il mendicante, cioè chi si fa vivo interprete della carità cristiana, che interroga la nostra coscienza di abulici cristiani o di afasici emotivi dediti al becero consumismo. Vale la pena ricordare che S. Francesco d’Assisi, da ricco commerciante si fece povero, abbracciando la Croce di Cristo, volendogli somigliare nella povertà e nell’umiltà. Il senso dell’esempio di S. Francesco, dalla cui chiesa il Sindaco di Como intende cacciare i mendicanti, è precipuamente quello della condivisione della povertà con i poveri delle nascenti città del suo tempo: il Medio evo. E non a caso l’attuale Pontefice ha scelto il nome di Francesco per testimoniare la sua visione del cristianesimo.
Il secondo elemento è incentrato sul senso profondo del Natale.
Cos’è la natività che si festeggia il 25 dicembre e che induce i vari sindaci delle città a riempirla di costose luminarie, di vistosi alberi di natale, e a “ difendere il decoro urbano dagli accattoni?”.
Il filosofo Massimo Cacciari, pur dicendosi non credente, ha incentrato molti suoi studi sul cristianesimo e sulla portata rivoluzionaria del Dio che si fa uomo tra gli uomini. A proposito del Natale ha affermato recentemente che “ sono i cristiani ad avere abolito il Natale, la loro indifferenza, che accomuna i non credenti, disconosce il significato sconvolgente della festa. Il Natale, è ormai quello dei panettoni, della pubblicità e dei soldi, senza più alcuna capacità di discernere il Natale dei segni e i segni del Natale”.
Aggiungerei che il Natale è ormai la festa dei regali ad ogni costo, dei vestiti all’ultima moda, delle vetrine da ammirare, forse per coprire il buio delle coscienze.
Abbiamo confuso, continua Cacciari, il piacere con la gioia. Il primo, che è solletico della carne e reclama la sua coazione a ripetere, e la seconda che è il fremito dell’anima che giunge a Betlemme e vede Dio, restando affascinata e coinvolta nelle Festa dell’amore puro.
Forse il Sindaco di Como, e i suoi veri o presunti sostenitori, dovrebbero non soltanto ri-studiare il Cristianesimo, la figura di San Francesco, e lo scandalo inquieto dell’avvento di Gesù Cristo, ma anche interrogarsi sul senso del detto di Benedetto Croce “ non possiamo non dirci cristiani”.
Infatti, anche per non credenti il mistero del Cristo che si fa uomo, che vive in povertà e abbraccia gli ultimi, è un’autentica rivoluzione culturale che, evidentemente, moltissimi italiani, più o meno cattolici, e in primo piano il goffo Sindaco di Como, dimostrano di non conoscere o di non più riconoscere.
Alle sentinelle delle città dei balocchi vorrei dire che è preferibile mendicare la carità che vivere al buio della coscienza, il bivacco dei poveri alle oscure luci dello shopping, e interrogarsi sul senso ultimo della vita anziché ergersi ad estremi difensori di un decoro davvero indecoroso.
Fabio D’Anna