Telefoni e social network in costante attività; manifesti e locandine freschi di stampa che mostrano volti sorridenti e slogan (più o meno) accattivanti; bar, ristoranti e pizzerie prese d’assedio. Il virus delle regionali ormai impazza per le strade, le piazze e i vicoli delle città siciliane. E’ in queste ore che amicizie storiche possono rinsaldarsi o incrinarsi irreversibilmente, a seconda della condivisione di progetti e candidature. Ma se negli anni della Prima Repubblica (che per tante ragioni continuo a non rimpiangere) le tanto vituperate ideologie aiutavano a tenere fermi alcuni tasselli, la stagione in corso presenta un crescente coefficiente di confusione che giustifica tante perplessità e alimenta inevitabilmente l’astensionismo.
Abbiamo letto in questi giorni di deputati regionali in carica pronti a passare da una coalizione a un’altra con la disinvoltura paragonabile solo a quella di un bambino di fronte a un barattolo di Nutella. Poi ci sono quelli che vorrebbero decidere la composizione della lista in cui si candidano, minacciando di trasferirsi altrove nel caso in cui sopraggiungessero competitori che potrebbero superarli: un po’ come quei ragazzini che nei campi di calcetto sono sempre pronti ad andare via con il pallone nel momento in cui la loro squadra rischia di perdere. Ci sono anche altri aspiranti onorevoli, in passato protagonisti di ripetute oscillazioni politiche: da settimane trattano con più liste, incuranti del candidato presidente collegato o del programma proposto e ancora non hanno deciso con chi andare: difficile che pensino di fermarsi un turno. Se proprio dovessero farlo, cercherebbero di piazzare un familiare, perchè in fin dei conti siamo in Sicilia e la famiglia da noi ha sempre un valore aggiunto… Non vanno dimenticati, poi, quelli che entrano in fibrillazione ad ogni competizione elettorale: qualche mese prima del voto cominciano a tormentare amici e familiari annunciando la loro volontà di scendere in campo (anche qui secondario, naturalmente, lo schieramento o il programma politico). Guai a cercare di ridimensionare il loro entusiasmo: si rischia una fatwa destinata a durare anni. Probabilmente non è neanche utile, visto che nella maggior parte dei casi tendono a ritirarsi autonomamente. Meglio dunque aspettare che il bubbone si sgonfi da solo, per poi tirare il più classico dei sospiri di sollievo.
Infine, per fortuna, ci sono quelli che ci credono davvero e che meriterebbero seriamente la fiducia dei cittadini. La vera sfida, in questo tempo confuso, è riuscire a individuarli in mezzo al caos e ai rumori di fondo che tendono a far sembrare tutto irrimediabilmente uguale.