Ogni anno, il 30 novembre, viene celebrata la Giornata Mondiale contro la pena di morte. Un’iniziativa promossa dalla Comunità Sant’Egidio a cui molte città aderiscono illuminando simbolicamente un proprio monumento. In coincidenza di questa giornata, ieri mattina, abbiamo scattato questa foto di gruppo in redazione con uno striscione che abbiamo appositamente fatto realizzare per aderire a un’altra campagna, lanciata da Amnesty International nel nome di Giulio Regeni, il ricercatore italiano atrocemente torturato e ucciso dalla polizia egiziana in circostanze ancora non chiarite. Un’iniziativa che ci appare doverosa per mantenere alta l’attenzione sul rispetto dei diritti umani in generale e, nel caso specifico, su un caso che costituisce una ferita profonda non solo per la famiglia Regeni ma per l’intero Paese.
Alla campagna hanno fin qui aderito 28 operatori dei media tra testate giornalistiche (Repubblica, Manifesto, Radio Rai) e case editrici (Melampo, Beccogiallo); 125 sigle dell’associazionismo; 35 università, 41 scuole e 15 biblioteche; 5 Regioni, 3 Province e 188 Comuni. In provincia di Trapani, la sezione locale di Amnesty International ci ha fatto sapere che hanno già dato adesione il Consiglio comunale del capoluogo (che ha approvato un’apposita mozione) e il Comune di Valderice, ma hanno mostrato interesse all’iniziativa anche Paceco ed Erice.
Per quanto ci riguarda, intendiamo “metterci la faccia” per dare il nostro contributo a una battaglia di civiltà, invitando associazioni, scuole e Comuni della provincia a esporre nelle proprie sedi uno striscione, un banner o una bandiera che veicoli lo stesso messaggio. Sappiamo bene che i simboli, da soli, servono a poco. Ma è proprio nel silenzio che la storia italiana ha visto consumarsi depistaggi e insabbiamenti, che hanno mortificato nel tempo la memoria di tante donne e uomini uccisi dalla mafia o dal terrorismo, rinviando a tempo indeterminato l’appuntamento con la verità e la giustizia per i familiari di Peppino Impastato, Ilaria Alpi, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Paolo Borsellino, Attilio Manca e tanti altri.
Ai genitori di Giulio Regeni, che sono riusciti a riconoscere il corpo seviziato del proprio figlio solo dalla punta del naso e che con grande dignità stanno facendo di tutto per mantenere alta l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla vicenda, inviamo oggi un messaggio di vicinanza e sostegno non solo simbolico, consapevoli che il racconto del quotidiano che impegna ogni giorno un giornale di provincia come il nostro si nutra anche della capacità di sentirsi parte di una comunità più ampia, in cui ogni cittadino possa sentire che verità e giustizia non siano irraggiungibili chimere.