Due cittadini stranieri, entrambi ventenni, Mohammed Fall nato in Senegal e Babacar Thior nato in Gambia sono stati arrestati dal personale della Squadra Mobile in collaborazione con i Militari della Guardia di Finanza di Trapani con l’accusa di essere gli scafisti dell’ultima traversata conclusasi con un salvataggio in mare e lo sbarco di 656 migranti al molo Ronciglio lo scorso 7 luglio.
Lo sbarco faceva riferimento a cinque distinti avvenuti nel canale di Sicilia, in acque internazionali, a circa 20 miglia dalle coste libiche, tra le città di Sabhrata e Tripoli. I migranti, giunti al porto di Trapani, sono stati dapprima sottoposti a visite mediche e successivamente trasferiti presso l’ Hot Spot di Milo per le dovute procedure d’identificazione.
Sin da subito, il personale della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del Nucleo di Polizia Tributaria e della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza ha svolto un’attività investigativa per acquisire informazioni utili all’individuazione di possibili favoreggiatori all’immigrazione clandestina.
Con particolare riferimento a due dei cinque soccorsi si è proceduto all’escussione di moltissimi testimoni, che hanno riferito di essere partiti dalla costa libica, dopo aver pagato, per lo stesso viaggio, centinaia di dinari ed euro cadauno ad intermediari di un’organizzazione libica.
I migranti, provenienti in prevalenza dalla Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Senegal, Mali, Burkina Faso, Kenia, Togo, Bangladesh, Niger, Cameroun e Marocco, sono stati soccorsi dopo quasi un giorno di navigazione a bordo rispettivamente di cinque distinti barconi. Gli stessi migranti hanno dato versioni univoche riguardo le fasi del viaggio, fornendo descrizioni in sostanza sovrapponibili di coloro che avevano condotto le imbarcazioni.
Nel merito, Thior e Fall sono stati indicati come coloro che hanno condotto i natanti dalla Libia fino al momento del soccorso, utilizzando all’occorrenza una bussola per seguire la rotta ed un telefono satellitare Thuraya per allertare i soccorsi.
Dopo alcuni approfondimenti investigativi, si è potuto accertare che tali strumenti erano stati direttamente consegnati da faccendieri libici ai due scafisti che, al momento del salvataggio, si erano allontanati dal posto di comando, disfacendosi degli abiti indossati, per sfuggire ad eventuali investigazioni.
In particolare, alcuni testimoni hanno raccontato come durante la traversata gli scafisti abbiano interrotto la navigazione per sedare alcune rivolte scoppiate a bordo, minacciando gli stessi migranti di riportarli indietro o lasciarli annegare laddove non si fossero tranquillizzati.
I predetti testimoni hanno fornito dichiarazioni convergenti sul ruolodei due che al termine di una lunga e complessa attività d’indagine, protrattasi per tutto il fine settimana, sono stati prima posti in stato di fermo e successivamente associati presso la Casa Circondariale di Trapani a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.
Il GIP presso il Tribunale di Trapani, condividendo le risultante investigative della Squadra Mobile e della Guardia Di Finanza, ha convalidato il provvedimento di fermo, disponendo la custodia cautelare in carcere.