L’inchiesta sugli appalti truccati che ha investito il leader della DC Totò Cuffaro, porta con sè una scia di nomine e ‘controlli’ nella Sanità siciliana. A Cuffaro e a Saverio Romano vengono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e turbata libertà degli incanti. Ma la rete si allarga ad una serie di indagati nella stessa vicenda: Vito Raso (storico segretario di Cuffaro, e oggi della segretaria dell’assessore regionale Nuccia Albano), Carmelo Pace (deputato regionale della Dc e capogruppo all’Ars), Roberto Colletti (ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, che si è dimesso lo scorso gennaio), Antonio Abbonato (53 anni di Palermo), Ferdinando Aiello (53 anni di Cosenza), Paolo Bordonaro (di Canicattini Bagni, 59 anni, direttore dell’ospedale Umberto I di Siracusa), Alessandro Mario Caltagirone (palermitano di 54 anni, oggi direttore generale dell’Asp di Siracusa ed in passato di quella di Caltanisetta), Marco Dammone (palermitano, 51 anni), Giuseppa Di Mauro (Lentini, 60 anni, dirigente amministrativo provveditorato Asp di Siracusa), Vito Fazzino (53 anni di Siracusa, dove è Bed manager dell’Asp), Antonio Iacono (66 anni, di Palermo, direttore del Trauma center di Villa Sofia), Mauro Marchese (65 anni di Napoli), Sergio Mazzola (61 anni, di Belmonte Mezzagno, imprenditore del settore delle pulizie), Paolo Emilio Russo (62 anni, di Catania, dirigente amministrativo del presidio ospedaliero Avola-Noto), Giovani Tomasino (54 anni di Palermo) e Alessandro Vetro (45 anni di Agrigento).
A parlare è lo stesso Cuffaro: “Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione – dice Cuffaro – e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone”. Per l’ex presidente della Regione siciliana e segretario nazionale della Dc, così come per gli altri indagati, la procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari. Cuffaro era stato condannato a 7 anni con verdetto divenuto definitivo nel 2011, per favoreggiamento alla mafia. Aveva lasciato il carcere nel 2015 dopo avere scontato 4 e 11 mesi grazie all’indulto di un anno e allo sconto per buona condotta. “Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”.
“Il danno è fatto. Non si sa a cosa porterà questa inchiesta – dice invece Saverio Romano, che ha anche postato un video sulla sua pagina Facebook – per la quale hanno chiesto gli arresti domiciliari anche per me e di cui non so nulla. Mi sono recato alla caserma dei carabinieri a Palermo per chiedere gli atti. Sono lontano da queste pratiche. Chiarirò alla magistratura e al gip, ma anche quando diranno che io non c’entro e avrò dimostrato la mia totale estraneità rispetto a una vicenda di cui non so niente, il danno sarà già fatto”. Nel frattempo la Presidenza della Regione con un comunicato fa sapere di seguire con la “massima attenzione e con il massimo rigore” gli sviluppi dell’inchiesta odierna della Procura di Palermo con riferimento all’Asp di Siracusa, riservandosi di adottare i provvedimenti di competenza all’esito della pronuncia del Gip.
“La richiesta di arresto per Totò Cuffaro, con altri nomi eccellenti della politica nazionale e regionale, è l’ennesimo episodio che investe la sanità siciliana. C’è un sistema di malaffare e clientelismo che questo governo, guidato da Renato Schifani e di cui Cuffaro è uno dei suoi maggiori consiglieri politici, non è riuscito a spezzare e che noi denunciamo da troppo tempo: quello attuale è un modello di gestione opaco, che sfiora il criminogeno, con manifeste storture e dove spesso prevalgono interessi illeciti”. Lo dichiara il segretario del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo a proposito dell’inchiesta della procura di Palermo. “Certamente spetta alla magistratura accertare i reati ma – aggiunge – di fronte ad un fatto così eclatante, l’ennesimo che riguarda la Regione e che ha visto altri nomi importanti del Centrodestra coinvolti in indagini simili, Schifani non può più fare finta di nulla e manifestare fiducia nella magistratura. Questo sistema opaco, poco trasparente che favorisce interessi illeciti è frutto della sua azione di governo. Intervenga subito oppure – conclude – se ne vada per manifesta inadeguatezza a governare”.