Con l’arrivo della stagione influenzale, l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha diffuso il primo bollettino RespiVirNet, il sistema di sorveglianza dedicato alle infezioni respiratorie, che da quest’anno viene presentato in forma interattiva. Nella settimana dal 20 al 26 ottobre sono stati stimati 427mila nuovi casi di infezioni respiratorie acute (Ari), un dato sostanzialmente in linea con quelli registrati nelle passate stagioni. L’incidenza complessiva è pari a 7,36 casi ogni 1.000 assistiti, leggermente più alta ma comunque stabile rispetto agli anni precedenti.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, anche quest’anno influenza e Covid avranno un impatto significativo, con una previsione di 15-16 milioni di contagi complessivi, vista l’elevata trasmissibilità dei virus in circolazione. Da questa stagione, la sorveglianza dell’Iss si concentra sulle Ari (infezioni respiratorie acute) e non più sulle Ili (sindromi simil-influenzali): una distinzione importante, poiché le Ari comprendono sintomi come tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria o raffreddore, mentre le Ili prevedono anche manifestazioni sistemiche come malessere generale o dolori muscolari. L’incidenza più alta si registra tra i bambini da 0 a 4 anni, con circa 18 casi ogni 1.000 assistiti. L’intensità è generalmente bassa o nella norma in quasi tutte le regioni, ad eccezione della Basilicata, dove si registra un livello medio.
Tra i virus respiratori attualmente in circolazione, prevalgono Rhinovirus, SARS-CoV-2 e virus parainfluenzali. Nel dettaglio: il 2% dei campioni analizzati è risultato positivo al virus influenzale (quasi esclusivamente di tipo A), il 10% al SARS-CoV-2, lo 0,6% al Virus Respiratorio Sinciziale, mentre il resto dei casi riguarda altri agenti come Rhinovirus (21,1%), Parainfluenzali (4,3%), Adenovirus, Coronavirus umani non SARS-CoV-2, Bocavirus e Metapneumovirus. «È ancora presto per prevedere l’andamento della stagione», sottolinea Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, «ma questo è il momento ideale per vaccinarsi, così da essere protetti quando i casi inizieranno a crescere, soprattutto per le persone più fragili». A raccomandare la vaccinazione, in particolare per chi soffre di patologie cardiovascolari, è anche una ricerca della University of California, che ha rilevato come il rischio di infarto e ictus aumenti fino a cinque volte nelle settimane successive a un’infezione da influenza o Covid.