Giuseppe Bica deputato regionale di Fratelli d’Italia eletto nella provincia di Trapani.
On. Bica, diverse volte la maggioranza all’Ars ha dato cenni di cedimento, ma poi si è ricompattata. Lei pensa che continuando così si potranno dare risposte certe ai siciliani?
Ritengo che questo governo regionale abbia fornito risposte concrete e significative ai cittadini siciliani. In primo luogo, ha risanato i conti della Regione Siciliana, conseguendo un risultato di straordinaria rilevanza: un avanzo di amministrazione superiore ai 2 miliardi di euro, a fronte di un disavanzo di quasi 9 miliardi ereditato dalla precedente amministrazione Crocetta. Si tratta di un risanamento finanziario che testimonia una gestione responsabile e virtuosa delle risorse pubbliche. Parallelamente al risanamento dei conti, il governo regionale ha promosso investimenti consistenti per lo sviluppo economico, senza trascurare le politiche sociali destinate alle fasce più deboli della popolazione e alle situazioni di maggiore disagio. È dunque un’azione di governo che tiene conto delle molteplici esigenze della collettività siciliana. Per quanto riguarda le divergenze emerse all’interno della coalizione di maggioranza, esse rappresentano la fisiologica dialettica democratica su questioni che attengono prevalentemente alla gestione degli apparati amministrativi regionali, più che a divergenze di natura programmatica o di indirizzo politico. Tale confronto interno è del tutto legittimo e connaturato alla vita di qualsiasi maggioranza parlamentare. Queste dinamiche interne non hanno comunque impedito l’approvazione della Legge Finanziaria quater, che – pur avendo registrato momenti di confronto politico intenso – ha stanziato oltre 200 milioni di euro di risorse aggiuntive a beneficio della Sicilia e dei siciliani. Pertanto, sono convinto che il dibattito politico, anche quando assume toni più accesi tra le diverse componenti della maggioranza, non possa minimamente compromettere il progetto complessivo di governo per la Sicilia, che procede con risultati estremamente positivi.
Oggi è di gran moda il tema dell’abolizione del voto segreto all’Ars. Sarebbe opportuno estenderlo anche agli enti locali cosiddetti “minori” (province, comuni, ecc.)?
L’abolizione del voto segreto rappresenta un atto di straordinaria trasparenza democratica.
Ogni parlamentare ha il pieno diritto di votare una legge contraria alla posizione politica del proprio gruppo e contraria all’orientamento, anche regolamentare, nel pieno esercizio del diritto da parlamentare. Tuttavia, tale diritto si accompagna al dovere di esprimere la propria opinione in maniera trasparente, rendendo pubbliche le proprie scelte e le motivazioni che le sostengono. Il voto segreto, invece, costituisce troppo spesso uno schermo dietro cui si celano parlamentari insoddisfatti per questioni di posizionamento personale o per richieste particolari, seppure legittime. Tale strumento viene utilizzato come leva negoziale – non vorrei parlare di ricatto, termine eccessivo – ma certamente come strumento di contrapposizione che altera la legittimità e la trasparenza del processo democratico. L’esperienza politica insegna che chi ha opinioni divergenti rispetto alla propria coalizione deve avere il coraggio di esprimerle apertamente. Ritengo che questo costituisca un autentico atto di libertà e, soprattutto, di trasparenza nei confronti del popolo siciliano, che ha il diritto di conoscere le posizioni dei propri rappresentanti eletti e di giudicare la coerenza tra le dichiarazioni pubbliche e i comportamenti effettivi in Aula. L’abolizione del voto segreto rafforza quindi la democrazia rappresentativa e la responsabilità politica di ciascun parlamentare.
Quali sono i rapporti tra il suo partito e il neo presidente del Libero Consorzio trapanese Salvatore Quinci, espressione di una maggioranza trasversale che ha visto coinvolti nel segreto dell’urna diversi voti provenienti dal centrodestra?
Sono fermamente convinto che lo scontro elettorale e la campagna elettorale rappresentino strumenti utili per il confronto democratico, ma ritengo altrettanto fondamentale che, immediatamente dopo le elezioni, si passi alla fase istituzionale, caratterizzata dal rispetto dei ruoli e dalla collaborazione. Personalmente non ho votato per Salvatore Quinci, tuttavia riconosco che si tratti di un buon presidente e che stia lavorando con impegno per la provincia e per il territorio trapanese. Dal punto di vista istituzionale, esprimo tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà nei confronti del suo mandato. Peraltro, il presidente Quinci non mi sembra affatto portatore di una formazione culturale di sinistra. La sinistra ha piuttosto saputo approfittare di alcune divisioni interne al centrodestra, che non è stato sufficientemente coeso nella visione sul governo della provincia. Quinci ha colto questa opportunità per mettere in discussione il progetto del centrodestra ed è riuscito nel suo intento, proprio perché una parte consistente dei consiglieri di centrodestra ha scelto di appoggiare Salvatore Quinci. Dal punto di vista democratico, Quinci è legittimamente il Presidente del Libero Consorzio Comunale di Trapani e, in quanto tale, merita pieno rispetto istituzionale. È naturale che sulle linee politiche possano emergere diversità di pensiero e di opinioni, ma questo costituisce l’essenza stessa della democrazia. L’importante è riuscire a raggiungere una sintesi, soprattutto sul piano istituzionale. In questo momento, Quinci è il Presidente del Libero Consorzio Comunale di Trapani e rappresenta un’istituzione che deve essere rispettata e con la quale occorre collaborare costruttivamente nell’interesse dei cittadini e dello sviluppo del territorio trapanese.
Lei è deputato che rappresenta la Provincia di Trapani. Per quanto attiene la città capoluogo, le continue polemiche tra l’imprenditore Valerio Antonini e il sindaco Giacomo Tranchida stanno trascinando Trapani verso litigi faziosi. Qual è la sua opinione a riguardo?
Ho più volte espresso le mie critiche rispetto a quanto sta accadendo nella città di Trapani. Il turpiloquio che caratterizza il confronto tra il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida e l’imprenditore Valerio Antonini non rappresenta altro che il fallimento della politica, o quantomeno il suo grave decadimento. Ritengo che i partiti debbano prendere le distanze e allontanarsi da questo scontro aspro, che non ha alcun contenuto politico, che sconfina nel personale e che manca di rispetto per l’avversario. La politica deve invece concentrarsi sulle esigenze concrete della città e promuovere un progetto di sviluppo per Trapani, obiettivo che risulta evidentemente incompatibile con l’attuale clima di aggressione verbale continua, priva di alcun significato politico. Questo modo di fare non favorisce la crescita della comunità, ma si limita a denigrare l’avversario, trasformandolo in un nemico da abbattere anziché in una controparte politica con cui confrontarsi per dimostrare che la propria posizione, la propria visione e la propria strada siano le più giuste per raggiungere obiettivi di crescita per la città di Trapani. La Politica, quella con la P maiuscola, farebbe bene a prendere le distanze da entrambe le figure – sia dal sindaco Tranchida sia dall’imprenditore Antonini – per riappropriarsi del ruolo politico e istituzionale della città e, soprattutto, di quei valori che devono guidare l’azione politica: la politica del fare, la politica dell’attenzione alle esigenze dei cittadini, la politica di sviluppo che si deve portare avanti attraverso il confronto democratico. Il confronto può talvolta essere anche acceso, talvolta persino aspro, ma non deve mai degenerare nel turpiloquio e, soprattutto, nell’accusa personale dell’avversario, considerato erroneamente come il nemico da abbattere e non, invece, come una figura con la quale confrontarsi in maniera democratica, rispettosa e corretta. La comunità trapanese merita una classe politica all’altezza delle sfide del territorio e del rispetto delle istituzioni democratiche.
Nella prossima Primavera, Marsala sarà chiamata a rinnovare la carica di sindaco e il Consiglio comunale. Il tavolo di centrodestra ha escluso ogni tipo di rapporto politico con l’attuale primo cittadino uscente, Massimo Grillo. Che idea si è fatto dell’Amministrazione comunale lilybetana? E su che tipologia di candidato state lavorando?
Per quanto riguarda Marsala, esprimo innanzitutto una valutazione politica sul sindaco Massimo Grillo, che guida la coalizione di centrodestra. Ritengo che in questi anni non abbia saputo essere all’altezza di quel progetto che lo aveva portato alla vittoria elettorale. È evidente che sia riuscito progressivamente a deteriorare i rapporti con tutte le forze del centrodestra, al punto che oggi non dispone più di un’adeguata maggioranza politica per governare efficacemente. Inoltre, per quanto riguarda la gestione quotidiana, l’attenzione ai servizi pubblici e ai bisogni primari della città, non percepisco che vi sia una valutazione positiva da parte dei cittadini marsalesi nei confronti dell’amministrazione Grillo. Questa è la seconda valutazione di carattere politico-amministrativo. Il centrodestra sta pertanto lavorando, riunendosi per ricostruire un progetto che offra alla città di Marsala un’opportunità di sviluppo credibile dal punto di vista politico e programmatico, che auspichiamo i cittadini possano valutare e scegliere democraticamente. C’è ancora il tempo necessario per ragionare e discutere approfonditamente. Il centrodestra, anche a livello regionale, sta riflettendo sul supporto da fornire alle competizioni elettorali nelle grandi città. Avremo quindi ancora alcune settimane a disposizione prima di definire compiutamente il progetto politico e individuare la figura che lo guiderà. Molto probabilmente, questo progetto si porrà in netta alternativa rispetto alla proposta del sindaco uscente Grillo, offrendo ai marsalesi una chiara scelta di discontinuità amministrativa e di rinnovamento per il futuro della città.
Fratelli d’Italia si sta comunque attrezzando a presentare una lista competitiva anche per il rinnovo del Consiglio comunale marsalese?
Fratelli d’Italia sta lavorando con grande impegno, non soltanto all’interno della coalizione di centrodestra per individuare il progetto e il programma politico per lo sviluppo della città di Marsala e per la scelta del candidato sindaco, ma sta anche costruendo una lista elettorale quanto più qualificata possibile. L’obiettivo è quello di portare in Consiglio Comunale rappresentanti che costituiscano il riferimento fondamentale del progetto politico e della successiva azione amministrativa. Pertanto, Fratelli d’Italia sarà fortemente presente nella competizione elettorale e nella futura amministrazione di Marsala, presentando una lista di alto profilo che possa interpretare efficacemente un progetto vincente e, soprattutto, rappresentare una concreta speranza di rinnovamento e sviluppo per i cittadini marsalesi. Il nostro impegno è rivolto a costruire una proposta politica credibile, competente e radicata, in grado di rispondere alle aspettative della comunità e di guidare Marsala verso un futuro di crescita e prosperità.
In Primavera si ritornerà al voto anche a Campobello, la cittadina belicina ha la caratteristica di essere stata al centro dell’attenzione mediatica per la vicenda legata alla latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Su che tipo di Amministrazione lavora Fratelli d’Italia?
Campobello di Mazara è una città che ha profondamente sofferto a causa della presenza di Matteo Messina Denaro e delle vicende che abbiamo seguito attraverso la cronaca giudiziaria e giornalistica. Tali eventi hanno purtroppo gettato disonore su una comunità che è invece laboriosa, operosa e costituisce una realtà agricola e imprenditoriale di grande rilevanza.
Ritengo che la politica abbia il dovere di rivolgere particolare attenzione a questa città, perché Campobello di Mazara è stata ingiustamente denigrata a causa di una minoranza di figure negative che hanno infangato l’onorabilità e la reputazione dei suoi cittadini. La stragrande maggioranza della popolazione è invece costituita da persone perbene, da espressioni qualificate del mondo dell’agricoltura e del mondo imprenditoriale.
La politica ha quindi il dovere, in questo momento storico, di occuparsi di Campobello di Mazara e del suo riscatto. Mi auguro – e questa è una mia opinione personale – che questo avvenga anche attraverso una netta discontinuità con il recente passato, compreso quello di ordine amministrativo.
Auspico che si possa costruire una compagine nuova, fresca, giovane, con figure rinnovate che abbiano la capacità e la determinazione di riscattare il buon nome di Campobello di Mazara, restituendo dignità e speranza a una comunità che merita rispetto e un futuro all’altezza delle sue potenzialità e dei valori che la maggioranza dei suoi cittadini rappresenta.
Cave dismesse e recuperate con il riuso di rifiuti non pericolosi grazie ad una sua proposta all’Ars. Lei sta puntando molto su questa nuova frontiera. Quali sono gli altri ambiti su cui si sta muovendo sia come rappresentante di partito, sia come deputato regionale?
Mi sto occupando attivamente del settore delle cave nella provincia di Trapani, che ospita il bacino marmifero più importante dell’intera Sicilia. Ritengo fondamentale affrontare questo tema in un’ottica di tutela ambientale, come già avvenuto con l’iniziativa riguardante il recupero delle cave dismesse, ma anche in una visione di riordino complessivo del settore. A tal fine, ho già predisposto una proposta di legge che sarà presentata nelle prossime settimane all’Assemblea Regionale Siciliana.
Parallelamente, sto lavorando su svariate altre iniziative legislative. Alcune riguardano l’ambito culturale e sono specificamente dedicate alla promozione della lettura e alla riqualificazione delle biblioteche delle nostre città, soprattutto dei piccoli centri. L’obiettivo è far sì che queste biblioteche possano diventare punti di incontro e di aggregazione per i cittadini che desiderano non solo leggere, ma anche confrontarsi su temi di attualità e, perché no, dedicarsi ad attività di socializzazione e svago.
Sto quindi elaborando una legge organica sulla promozione della lettura, che in Sicilia manca completamente, avendo solo un riferimento alla normativa nazionale. Questo è particolarmente urgente poiché la Sicilia è tra le regioni italiane dove si legge meno. Credo sia dovere della classe dirigente invertire questa tendenza e incentivare la lettura attraverso progetti adeguati e strutturati.
Un altro ambito su cui sto lavorando è quello della polizia locale, con una proposta di legge specifica che riconosca e valorizzi questa figura professionale fondamentale, in un momento storico in cui molte delle nostre città necessitano di maggiore sicurezza e di più efficaci garanzie di controllo territoriale.
Mi sto inoltre occupando di sviluppo territoriale con particolare attenzione agli aspetti ambientali, cercando di conciliare lo sviluppo economico con il rispetto della natura. La mia visione è che l’uomo costituisca un elemento fondamentale dell’ecosistema che intendiamo difendere e non possa essere considerato una figura estranea al contesto ambientale stesso. Su questa base, sto elaborando norme di carattere urbanistico e di fruizione del nostro meraviglioso territorio, con la consapevolezza di doverlo salvaguardare ma anche di poterlo utilizzare e valorizzare positivamente. Sto anche lavorando a una legge speciale sul Belìce, profondamente segnato dal terremoto e ancora caratterizzato dagli spettri delle case di latta. Intendo immaginare un progetto di valorizzazione, di fruizione turistica e di recupero, per quanto possibile, di questo patrimonio, come già avvenuto a Gibellina, per realizzare un percorso della bellezza, della cultura e delle emozioni che possa rilanciare questo territorio anche dal punto di vista turistico, ben oltre quanto avviene attualmente. Gli argomenti sono numerosi, vi è molta carne al fuoco, ma sono orgoglioso di poter servire questa provincia e di lavorare per il suo futuro.