Il mare d’inverno? Sì, ma nelle nostre strade

redazione

Ka...link...ka

Il mare d’inverno? Sì, ma nelle nostre strade

Condividi su:

domenica 19 Ottobre 2025 - 07:22

Piove in Sicilia. E, come accade ogni anno, basta qualche ora di pioggia intensa perché interi quartieri finiscano sott’acqua. Non è un temporale eccezionale, non è un ciclone tropicale: è l’autunno, quello che i nostri nonni aspettavano per le semine. Ma oggi l’autunno porta disagio e impotenza. A Marsala, Trapani, Alcamo, Castelvetrano, ecc., si ripete lo stesso copione: strade allagate, sottopassaggi impraticabili, marciapiedi scomparsi, auto in panne, cittadini intrappolati in casa. In via Salemi e via Vecchia Mazara l’acqua scorre come un fiume. È già successo. Succederà ancora. Eppure, ogni volta ci si sorprende. Ma cosa c’è da stupirsi? Il problema non è la pioggia.

È la struttura stessa delle nostre città, che sembra ignorare la realtà climatica e urbanistica. Le strade sono progettate senza un sistema di scolo efficace. I tombini saltano. Le rotatorie sembrano disegnate da bambini, le piste ciclabili sono ruderi dimenticati, e l’acqua piovana, che altrove si raccoglie e si riutilizza, qui distrugge. Questo non è solo il risultato dell’incuria. È il frutto di decenni di miopia urbanistica, di progetti pensati più per gli appalti che per i cittadini. Come se bastasse asfaltare ogni tanto per chiamarla manutenzione. Il cemento ha soffocato il territorio, le campagne sono diventate zone residenziali senza infrastrutture, e il reticolo idrico naturale è stato cancellato. La memoria storica, poi, è corta. Abbiamo dimenticato l’Emilia, l’Umbria, l’Abruzzo. Abbiamo dimenticato cosa succede quando si costruisce male, quando si risparmia sul ferro e sul cemento. Ora la natura presenta il conto. E lo fa puntualmente. Forse dovremmo guardare indietro per capire. A quei pescatori che costruivano vicino al mare, sapevano leggere il vento e l’acqua ma non conoscevano i pericoli della terra. Forse ci vorrebbe meno finzione e più rispetto per il territorio. E soprattutto ci vorrebbe una politica che non si ricordi del territorio solo quando affonda.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta