Si è riunito questa mattina a Misiliscemi il consiglio comunale straordinario per discutere della difficile vertenza con Trapani sulla gestione dell’acqua. Un tema che da settimane alimenta tensioni e disagi, lasciando intere contrade senz’acqua e spingendo i cittadini a ricorrere alle autobotti.
Al centro della disputa c’è la stazione di sollevamento di Marracco, impianto strategico per la distribuzione idrica. Trapani rivendica la gestione esclusiva, sostenuta anche dalla Regione, mentre Misiliscemi denuncia tagli eccessivi e un riparto iniquo che penalizza le sue otto frazioni.
Presenti in aula solo due deputati regionali: Dario Safina (PD) e Cristina Ciminnisi (M5S). Entrambi hanno richiamato alla responsabilità istituzionale, chiedendo interventi rapidi.
Safina ha parlato con toni misurati: “Si tratta di un tema che va gestito con garbo istituzionale e senso di responsabilità, senza alimentare tensioni. È necessario ricalcolare in maniera equa le quantità destinate ai due comuni e garantire che il costo dell’acqua non diventi insostenibile per i cittadini. A Marracco serve una nuova pompa che permetta la rimodulazione dei flussi senza interrompere l’erogazione”.
Più netta la posizione di Ciminnisi: “Quando nelle case dei cittadini non arriva l’acqua, non si può pensare di gestire una situazione critica a colpi di carte bollate. La concretezza va ricercata nella leale collaborazione istituzionale. Ringrazio l’assessore regionale Colianni per aver accolto la mia sollecitazione a convocare i sindaci di Trapani e Misiliscemi a un tavolo tecnico”.
Al momento, però, le soluzioni restano sulla carta. La Regione ha intimato a Misiliscemi di riconsegnare la gestione di Marracco a Trapani, mentre i due Comuni si rimpallano accuse e responsabilità. Intanto i rubinetti restano a secco, e i cittadini pagano il prezzo più alto di una guerra tra enti che dovrebbero garantire un diritto primario: l’acqua.