Un intero isolato del cuore antico della città, un tempo centro pulsante di vita sociale, oggi ridotto a simbolo di degrado e abbandono. È la drammatica fotografia della Casa della Fanciulla, storico edificio del XVI secolo, che l’associazione Italia Nostra Trapani e il neo-comitato “Cittadini in Bardai” hanno deciso di riportare sotto i riflettori, scrivendo una lettera-appello al prefetto di Trapani, Daniela Lupo, al sindaco Giacomo Tranchida e al soprintendente ai Beni culturali, Riccardo Guazzelli. L’edificio, che occupa un intero isolato tra via Orfane, via Tre Badie, vicolo Sardo e via Gatti, versa in condizioni allarmanti: tetti crollati, interni devastati, accumuli di rifiuti e sfabbricidi.

Storia di un sito in decadenza
Non solo: secondo la denuncia degli attivisti, l’inerzia istituzionale avrebbe contribuito a innescare un più ampio processo di decadenza urbana, trasformando la zona circostante in una vera e propria discarica a cielo aperto. La Casa della Fanciulla fu costruita nel Cinquecento per volontà del barone Giacomo Ravidà, senatore della città dal 1584 al 1589. Nel 1712 l’edificio venne ampliato, arricchito dalla chiesa progettata da Giovanni Biagio Amico, uno dei più illustri architetti siciliani del Settecento. Il complesso – costituito da chiesa, convento e giardino – ha attraversato secoli di vita cittadina, diventando prima sede dell’Opera Pia, poi IPAB (Istituto di Pubblica Assistenza e Beneficenza), fino ad accogliere, negli ultimi decenni del Novecento, gli uffici dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune e una scuola per l’infanzia. Era un luogo di comunità e aggregazione, un presidio di istituzioni e servizi nel cuore del centro storico. Ma dal 2003, anno in cui l’asilo venne trasferito, le porte si sono chiuse e non si sono più riaperte. Da allora, la parabola è stata inesorabile: atti vandalici, tentativi di incendio, crolli parziali e un progressivo accumulo di immondizia.
“La zona è ricettacolo di degrado”
“Una quantità notevolissima di rifiuti e sfabbricidi – denunciano Antonio Pellegrino, presidente di Italia Nostra Trapani, e Caterina Popolano, responsabile del comitato ‘Cittadini in Bardai’ – che ha trasformato la zona in un ricettacolo di degrado e marginalità sociale”. La situazione è aggravata dall’assenza di manutenzione, nonostante la Regione Siciliana, proprietaria dell’immobile, avesse nominato dal 2015 diversi commissari straordinari per gestire le IPAB, le cui entrate – come le rendite saline, circa 22 mila euro annui – avrebbero dovuto essere destinate alla tutela del patrimonio. Nel frattempo, l’incuria ha contaminato l’intero isolato: altri ruderi sono divenuti discariche improvvisate, come nel caso dei 15 metri cubi di rifiuti ammassati in vicolo Sardo, tra le particelle catastali 236, 245 e 248, definite dagli attivisti “una macroscopica vergogna”. La denuncia è circostanziata e punta il dito non solo contro la gestione commissariale regionale, ma anche contro l’inerzia complessiva delle istituzioni.
Quali soluzioni?
“Un brano di città storica un tempo attivo e vissuto – scrivono Pellegrino, Castagna e Popolano – è ora in rovina e vilipeso dai suoi stessi abitanti”. Da qui la richiesta di un intervento urgente e coordinato. La Regione dovrebbe ripianare gli eventuali debiti e avviare il recupero dell’immobile, il Comune potrebbe in seguito gestire la struttura, “senza inopportuni aggravi di personale”, la Protezione Civile dovrebbe intervenire per sanificare gli spazi più degradati mentre la Prefettura e la Soprintendenza dovrebbero garantire la tutela di un bene che ha valore storico, culturale e identitario. Il caso della Casa della Fanciulla si inserisce in una più ampia riflessione sul futuro del centro storico di Trapani. Negli ultimi anni, il Comune ha avviato alcune azioni, come l’ordinanza n. 75 del 22 agosto 2025, che ordina la demolizione di alcuni ruderi pericolanti. Un passo positivo, ma insufficiente, secondo Italia Nostra, di fronte a un degrado che non è solo edilizio, ma sociale e ambientale. L’abbandono, infatti, alimenta marginalità, criminalità minore, incuria diffusa, minando la qualità della vita di chi ancora abita quei vicoli. Restituire la Casa della Fanciulla ai trapanesi significherebbe non solo salvare un edificio di pregio, ma riattivare un intero quartiere, riportandovi funzioni sociali e culturali. Italia Nostra e il comitato “Cittadini in Bardai” chiedono che la vicenda non venga più rimandata. “È il momento – scrivono – che le istituzioni si assumano le proprie responsabilità, perché la rovina di un monumento è la rovina della memoria e della dignità collettiva”.