A gennaio scorso il Comune di Paceco aveva messo nero su bianco un progetto ambizioso: estendere la mensa scolastica anche alla scuola primaria, oggi presente soltanto al nido e alla scuola dell’infanzia. Una scelta non improvvisata, ma frutto di un percorso condiviso con la dirigente scolastica e con le famiglie, che al momento delle iscrizioni hanno risposto con entusiasmo, chiedendo per i propri figli la possibilità di inaugurare, dall’anno scolastico 2025/26, la prima classe a tempo pieno. Un tassello importante per il territorio, che avrebbe significato non solo un servizio in più alle famiglie ma anche un passo avanti nella direzione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) previsti in materia di servizi educativi. Il Comune, dal canto suo, aveva già predisposto in bilancio i fondi per i lavori di adeguamento e avviato il confronto con la ditta fornitrice del servizio mensa.
Mancanza di organico, il Ministero dice no al tempo pieno e alla mensa
Ma la macchina si è inceppata. A febbraio la dirigente scolastica ha inoltrato la richiesta formale di tempo pieno e organico potenziato al Ministero. La risposta, però, è stata un secco “no”: l’Ufficio scolastico regionale e provinciale non ha autorizzato il tempo pieno a Paceco per “mancanza di organico”. Niente docenti, niente fondi. Una bocciatura che ha scatenato l’indignazione dell’assessore comunale alle Politiche per la Famiglia, Minori e adolescenti, Sport e Pubblica Istruzione, Marilena Barbara. “È raccapricciante – afferma l’assessore – non si possono fare tagli al sistema scolastico in questo modo. Un istituto che chiede il tempo pieno, che programma con l’amministrazione comunale l’ampliamento della mensa per dare servizi alla comunità, non può essere lasciato senza personale. È l’ennesima dimostrazione che al Sud ci si aspetta che restiamo arretrati e sottosviluppati. Siamo trattati come l’ultima provincia dell’impero”.
Una scuola su quattro in Italia ha la mensa
Il dato nazionale parla chiaro: solo un edificio scolastico su quattro in Italia ha la mensa interna. Con enormi differenze territoriali: in Valle d’Aosta, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte oltre il 60% degli istituti ne è dotato, mentre in Sicilia e Campania la percentuale precipita sotto il 10%. Non è un caso, dunque, che il tema sia finito all’Assemblea Regionale Siciliana. Il deputato del Partito Democratico Dario Safina ha depositato un’interrogazione parlamentare, firmata dagli altri 10 colleghi del gruppo PD, per chiedere al presidente della Regione e all’assessore regionale all’Istruzione chiarimenti sulla vicenda. Nel testo si richiama anche il Programma FSE+ 2021/2027, che prevede interventi per l’attivazione del tempo pieno soprattutto in aree ad alta povertà educativa. L’interrogazione solleva più di un nodo: perché in Sicilia le risorse stanziate non sono di fatto sufficienti? Perché gli istituti che chiedono il tempo pieno non ottengono il personale necessario? E ancora: quando la Regione intende garantire l’attivazione del servizio mensa e il potenziamento dell’organico?
La Regione non parla, Paceco si fa sentire
Al momento, nessuna risposta è arrivata da Palermo. Nel frattempo, a Paceco la delusione cresce. “Noi come Comune abbiamo fatto la nostra parte – sottolinea Barbara – mettendo a disposizione i fondi, programmando i lavori, organizzando con la ditta fornitrice. Le famiglie hanno risposto positivamente. La scuola ha presentato la richiesta. Ma senza organico, tutto si blocca. E a rimetterci sono i nostri bambini, che continuano a non avere le stesse opportunità dei coetanei del Nord”. Oltre al danno sociale ed educativo, c’è anche un freno economico. L’attivazione del tempo pieno, infatti, avrebbe generato nuovi posti di lavoro per docenti, personale Ata, addetti mensa e trasporto, con effetti positivi su tutta la filiera. La vicenda di Paceco, così, diventa un caso emblematico di un divario territoriale che rischia di trasformarsi in una ferita strutturale: quella di un Sud che chiede scuola e servizi, ma si sente rispondere che non ci sono fondi né personale.