Marsala continua a marcire sotto il peso dell’indifferenza e della prevaricazione

redazione

Marsala continua a marcire sotto il peso dell’indifferenza e della prevaricazione

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martedì 29 Luglio 2025 - 06:30

“La mafia in Sicilia non è radicata nella società come si pensa, è un’impronta nel DNA dei siciliani.”

Questa frase può sembrare dura, ingiusta persino, ma è ormai diventata per me una triste verità. È il pensiero che si fa strada ogni volta che osservo ciò che ci circonda: una città, Marsala, che continua a marcire sotto il peso dell’indifferenza, del clientelismo, della prevaricazione, dell’abbandono e della furbizia di pochi a discapito di tutti.

Marsala è bellissima, ma è anche sporca. Non solo fuori, nelle strade invase dai rifiuti, ma anche dentro, nella coscienza collettiva. L’ambiente, che dovrebbe essere un patrimonio da proteggere, è invece trattato come una discarica personale. Si passa dal mozzicone di sigaretta gettato con nonchalance alla bottiglia lasciata sulla spiaggia, fino a pratiche ben più gravi e criminali, come l’abbandono sistematico di rifiuti nelle campagne e il rogo notturno della plastica, che in questa terra sembra quasi essere diventata una pratica normale.

Ma il problema non è solo l’ignoranza o la mancanza di educazione civica. È una mentalità, una forma mentis radicata in profondità. La mafia, quella vera, non si nasconde più nei vicoli bui. È negli atteggiamenti quotidiani, nelle piccole prepotenze, nella logica del favore personale, nella convinzione che chi rispetta le regole sia un fesso. È nei salotti buoni, nei palazzi del potere, tra chi occupa ruoli dirigenziali da decenni senza mai lasciare spazio a chi ha idee, entusiasmo, voglia di fare.

Per troppo tempo abbiamo creduto o fatto finta di credere, che la mentalità mafiosa fosse confinata ai margini, tra i poveri cristi, gli ignoranti, la “malavita” dei quartieri “particolari”. Invece, è saldamente annidata anche tra i primi. Tra i professionisti, tra i politici, tra i dirigenti, tra chi comanda. È lì che si è fatta istituzione. È lì che perpetua se stessa, tappando le ali a ogni possibilità di rinascita, a ogni tentativo di cambiamento.

Chi vi scrive è un uomo di quarant’anni. Troppo vecchio per essere un giovane, troppo giovane per contare qualcosa in una città che ha deciso che solo chi ha i capelli bianchi può decidere. Sono cresciuto con l’illusione che impegnarsi, studiare, restare qui, potesse servire a qualcosa. Ma mi ritrovo ancora una volta a osservare, da spettatore forzato, il disastro generazionale che ci state consegnando.

Noi quarantenni siamo la generazione dimenticata. I “ragazzini” che non sono mai diventati adulti agli occhi di chi comanda. Ci avete promesso un futuro, e ci state consegnando solo macerie: ambientali, economiche, morali.

Marsala merita di meglio. I marsalesi meritano di meglio. Ma finché non riconosceremo che il problema non è “qualche mela marcia”, bensì l’albero stesso che abbiamo lasciato crescere storto, non cambierà mai nulla.

La mafia non è un’entità esterna da combattere con lo Stato. È dentro di noi, nelle scelte quotidiane, nel modo in cui trattiamo il nostro vicino, la nostra città, la nostra terra. E finché non avremo il coraggio di estirparla da lì, tutto il resto sarà solo facciata.

Con amarezza e con la speranza che questa città un giorno si svegli.

Un cittadino marsalese, un ragazzino quarantenne.

Ivan Cappello

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