Uno stupro è uno stupro

Claudia Marchetti

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Uno stupro è uno stupro

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lunedì 28 Luglio 2025 - 07:00

Di fronte a una sentenza che condanna uno stupro, non esistono se o ma. C’è stato un processo, ci sono state delle prove, c’è stata una decisione. Quel reato, gravissimo, è stato accertato. E invece ogni volta sembra che ci sia da riscrivere l’ABC del rispetto: com’era vestita? Aveva bevuto? Aveva assunto droghe? Aveva una relazione con uno degli imputati? Domande che non hanno niente a che vedere con la giustizia. Domande tossiche, che nei tribunali italiani continuano a strisciare tra una deposizione e una perizia, infliggendo alla vittima quella che chi lavora nei centri antiviolenza chiama “vittimizzazione secondaria”. Una ferita dopo la ferita. Asia Vitale è una ragazza palermitana. Nel luglio 2023 è stata vittima di uno stupro di gruppo. C’ha messo la faccia, ha parlato, ha denunciato. E da allora, nonostante la protezione ricevuta, è stata bersagliata, dai social, dai commenti seriali, dalle sentenze parallele della rete. Recentemente Asia ha dichiarato in radio di avere aperto un profilo OnlyFans, dove pubblica contenuti per adulti. Guadagna fino a 9mila euro al mese.

È diventata una sex worker? E quindi? Asia ha detto di essere stata abbandonata dalla famiglia dopo la violenza. Ha fatto una scelta difficile, solitaria, forse discutibile, chissà. Ma è una scelta. Non una giustificazione. Non un lasciapassare per chi ha stuprato. Non un motivo per ridiscutere il suo diritto a essere creduta, rispettata, protetta. Anche amata come merita. Mostrare il proprio corpo non è un invito, guadagnarsi da vivere con la propria immagine non è un’autodenuncia. Essere provocanti, libere, sessualmente esplicite o meno, non significa meritarsi una violenza. Non lo è mai. Asia non “se l’è cercata”. Non lo fa nessuna. Mai.

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