Quattro anni fa, il 15 luglio 2021, a Marsala, Fabio Parrinello, in arte Black Eyed Dog ha lasciato la vita terrena. Aveva solo 42 anni. La sua musica, però, continua a risuonare come un sussurro malinconico che non si arrende all’oblio. Black Eyed Dog è stato molto più di un nome d’arte: era una creatura musicale viva, impastata di poesia, inquietudine e verità. Dietro il titolo del noto brano — che rimanda chiaramente a Nick Drake nel nome e nello spirito — Fabio aveva costruito un mondo intimo, bruciante, profondamente umano. Un mondo che oggi, nella fretta della modernità, merita di essere riscoperto come si fa con un diario trovato per caso in una soffitta, tra pagine ingiallite e frasi ancora capaci di ferire. La sua parabola artistica inizia nel 2007 con “Love is a Dog from Hell“, ispirato naturalmente a Charles Bukowski. Un debutto forte, sincero, che non passò inosservato: la critica lo accolse con calore, la rivista “Il Mucchio” lo inserì tra i migliori esordi dell’anno, e l’invito ad Arezzo Wave segnò l’inizio di un viaggio che avrebbe superato più volte i confini italiani.
Due anni dopo, “Rhaianuledada” (Songs to Sissy) confermava il suo talento e il suo posto tra i cantautori più promettenti del panorama indipendente italiano. SXSW ad Austin, locali storici dell’East Village a New York, il Sound City Festival di Liverpool: le canzoni di Black Eyed Dog – parlavano una lingua universale, quella del dolore che cerca riscatto, della fragilità che diventa bellezza. Nel 2011 avviene un altro piccolo miracolo: “La Canzone di Chico“, il suo primo EP in italiano, con la produzione di Cesare Basile e la partecipazione di artisti affini come Fabrizio Cammarata e Zita Peto. Era il segno di una svolta, di una nuova voglia di raccontarsi senza filtri linguistici, con la voce spogliata di qualsiasi barriera. L’anno successivo, con Anna Balestrieri e Alessandro Falzone, nasce il “punkromanticpsychoblues”, una definizione tanto folle quanto perfetta per la musica che seguirà. “Too Many Late Nights“, registrato tra Sicilia, Stati Uniti e Australia, e mixato da nomi del calibro di Hugo Race e J.D. Foster, spalanca le porte dell’Europa: la band approda allo Sziget Festival dopo aver vinto lo Sziget Sound Fest, e nel 2013 pubblica l’EP Early Morning Dyslexia, trascinato dal singolo “I to the Sky”, esibito in festival di prestigio come l’Elita Design Week, lo Ypsigrock e il Reeperbahn Festival di Amburgo.
Nel 2015 arriva “Kill Me Twice“, con la collaborazione del batterista Giusto Correnti e la produzione artistica ancora affidata a Race e Rizzo. Il singolo “Heartbreaker”, uscito a San Valentino, è un brano elettro-pop che segna l’ennesimo cambio di pelle: la musica si fa più scura, più matura, ma resta visceralmente sincera. Il video diretto da Costanza Quatriglio — la regista che aveva già voluto i Black Eyed Dog nel suo film “Con il fiato sospeso” — suggella un’unione tra cinema e musica fatta di sguardi e silenzi condivisi. L’ultimo atto, “Punk Romantic Psycho Blues“ resta come un’eco sospesa nel tempo. Eppure, la creatività di Fabio non si era spenta: le collaborazioni continuarono, come quella con la band Carnera, nata nella sua città natìa, nel singolo “A sangue lento”.
Riascoltare oggi Fabio Parrinello/Black Eyed Dog, dopo 4 anni di assenza, significa ascoltare qualcuno che non ha mai smesso di cercare una verità personale nel buio, con fierezza e vulnerabilità. Fabio Parrinello non era un artista da classifica, né voleva esserlo. Nel panorama italico ancora lo ricordano nell’indie rock di matrice anglofona. La sua arte non era fatta per compiacere, ma per colpire. Le sue canzoni sono frammenti di anima, intrisi di nostalgia, letteratura e lucida disillusione. Riascoltarle oggi, in un tempo che dimentica troppo in fretta, è un atto di amore. E di giustizia. Perché ci sono voci che meritano di vivere nel tempo. Ci sono artisti che diventano luoghi dell’anima. E Black Eyed Dog è uno di questi. La sua musica è ancora lì, da riscoprire. Conservare. Ascoltare. Come un cimelio prezioso. Come una promessa mai spezzata, ma solo interrotta.