L’epatite C e il candidato sindaco

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Pensieri Arancioni

L’epatite C e il candidato sindaco

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martedì 28 Luglio 2015 - 10:45

Il fatto di non essere un giornalista potrebbe essere un vantaggio. Non credete? Ma sei credibile solo se lo sei? Con un tesserino puoi scrivere davvero tutto?

“Pensieri arancioni” è il blog che non vuole dare nessuna risposta. Vuole raccontare pensieri e storie che, giuste o sbagliate, rimangano in uno spazio virtuale.

Per cominciare vi racconto una storia, dalla quale sicuramente verranno fuori pensieri, quindi riusciamo a prendere “2piccioni con una fava”.

Mi hanno sempre appassionato le campagne elettorali, lo ammetto. Tutte, rimangono sempre degli spaccati di storia, soprattutto quando a scrivere questa storia sono i candidati a sindaco.

Negli anni, come è giusto e ovvio, i periodi pre-elettorali risultano sempre diversi. Cambia il modo di fare politica, cambiano le personalità dei personaggi, i momenti storici, i governi e la tecnologia. Si, la tecnologia, proprio lei che incredibilmente riesce ad influenzare usi e costumi del mondo. Quella appena trascorsa è stata una campagna elettorale, in teoria, social per eccellenza. Oggi, piuttosto che goderci privacy e momenti di vita felici insieme alle persone a noi più gradite, preferiamo rendere il “mondo” partecipe di quello che facciamo, delle emozioni che proviamo, dei pensieri che abbiamo. Mi sfugge l’importanza di dover far sapere a tutti che per l’anniversario di fidanzamento ho regalato un mazzo di rose. E mi sfugge anche il motivo per cui devo scrivere su facebook il pensiero che accompagna le mie rose. Mistero degno di una puntata di Adam Kadmon, rimane il motivo per cui lei deve commentare il mio post su fb, dato che ci troviamo al ristorante e siamo seduti allo stesso tavolo. Comunque, sono altri discorsi. Torniamo alla campagna elettorale. Dicevamo che solo in teoria è stata social. Perché? Più che chiederci i motivi, dovremmo chiederci “come abbiamo usato i social network” o ancora meglio “come avremmo potuto usarli”.

Fan esasperati dell’uno o dell’altro candidato, travestiti da sostenitori, hanno imperato sul popolare social network, lanciandosi spesso in “vertiginose” strategie politiche, dando spesso consigli ai candidati della fazione opposta, elargendo suggerimenti, assolutamente gratuiti, ad altri fan. D’altronde si sa, con i social TUTTI abbiamo diritto di parole e di esprimere quello che pensiamo. Che culo!

Ormai ci risulta impossibile anche pensare a com’era il mondo prima di facebook e soprattutto, c’era veramente qualcuno che era disposto ad ascoltare o leggere i pensieri di tutti?

Troppe domande. Sembra un quizzone di Gerry Scotti. Anche basta. Passiamo alla storia. Qualche giorno fa incontro un amico. Uno di quelli che sui social ha fatto veramente la “guerra”, entrando nel calderone magico di quelli che sono riusciti a farsi odiare dal mondo. Accanito come un giocatore di poker che sta perdendo e deve recuperare, aggressivo come un leone, incazzato come un cane a cui stringi forte la coda. Infatti qualcuno che gli aveva stritolato la coda c’era. Eravamo in un bar a fare colazione. Ne approfitto per avvicinarlo e salutarlo con l’affetto di sempre. Con la “sensibilità” di un coccodrillo (prometto che è l’ultima metafora sugli animali), riesco a fare una doppietta di battute che subito arrivano al destinatario. Con sarcasmo, gli dico che forse ha un po’ esagerato sui social, che avrebbe potuto essere un sostenitore e non un fan. Lui mi dice che ha voglia di spigarmi il perché di tanta rabbia. Mi porta in disparte e mi racconta.

Useremo nomi di fantasia, sia per il protagonista che per i candidati a sindaco. Il primo sarà Giovanni e i candidati Luca e Paolo.

Giovanni scopre, qualche mese fa, di aver contratto l’epatite C. All’inizio di questa campagna elettorale viene contattato da un sostenitore di Paolo, invitandolo a partecipare alla classica “parlata” elettorale, dove oltre al candidato Paolo saranno presenti anche politici di spessore.

Da mesi Giovanni era alla ricerca del farmaco che riuscisse a debellare il virus contratto. Si informa, viaggia, chiede addirittura in America. Costa tanto.

Il sostenitore di Paolo, che era a conoscenza delle condizioni di salute di Giovanni, gli dice che se andava alla “parlata” c’erano buone possibilità di rientrare fra i pochi fortunati che avrebbero usufruito del famoso farmaco, in Italia ancora in sperimentazione.

Giovanni rifiuta perché sostenitore già di Luca. Ringrazia e chiede se comunque riuscisse a dargli una mano vista la situazione. La risposta è stata che se non partecipava all’incontro, per i motivi di cui sopra, ci poteva essere qualche problema.

Questa cosa, ovviamente, genera una rabbia tale da poter riuscire a scatenare in lui un atteggiamento di ferocia nei confronti del candidato Paolo che, a sua volta, era ignaro di tutto (probabilmente ancora oggi).

Chissà quante altre storie del genere potremmo raccontare. Chissà quante di queste sono rimaste e rimarranno custoditi con rabbia nei pensieri di chi decide di metterci una pietra sopra.

Un pensiero, arancione se volete, mi viene in mente da tempo. In campagna elettorale, spesso, i candidati (che a volte non se le mandano a dire!) alla fine risultano più dignitosi di alcuni dei loro sostenitori. Vale per tutti, arancioni e non.

P.S. Giovanni qualche giorno dopo aver rifiutato l’invito, riceve una telefonata dal policlinico di Palermo. E’ uno dei quatto selezionati a poter usufruire dell’importante farmaco.

La strada (cura) è ancora lunga, ma dopo un mese Giovanni è risultato negativo. Guarito.

Adesso speriamo che qualcuno inventi la pillola per curare la stupidità.

Ninny Bornice

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