L’indignazione causata dagli stupri di Palermo e Caivano dilaga. Così come naviga veloce nel web lo scivolone del giornalista Giambruno, compagno della Premier Giorgia Meloni che, durante la sua trasmissione si è fatto scappare un, in sostanza, “se l’è cercata” perchè se ti ubriachi capita di incontrare il lupo cattivo.
Il problema è proprio questo a dire il vero: il lupo cattivo deve essere l’eccezione non la regola nel caso in cui si è sotto l’effetto di alterazione.
Ricordiamocelo: alcol, droghe, spesso per ‘essere più grandi’, altre volte per indurre la vittima in uno stato di debolezza psicofisica, è un’aggravante. E, benchè nelle aule di tribunale bisogna sempre ripristinare la veridicità dei fatti, altrimenti il rischio è di condannare chi colpa non è ha, non si può giudicare uno stupro con pressappochismo e interpretazioni di fantasia.
La cronaca infatti, non ci consegna solo la riprovazione sociale del mondo intero – ne ha parlato anche il New York Times – della violenza sessuale di gruppo al Foro Italico ai danni di una giovane 19enne, ma ci riporta altresì una dubbia e pericolosa sentenza emessa dal Tribunale di Firenze che, in realtà, è più comune di quanto si possa pensare. Questi i fatti: due giovani imputati per stupro di gruppo sono stati assolti perché non avevano ‘la piena consapevolezza della mancanza di consenso’ della vittima, la quale era alterata dall’assunzione di alcol.
Secondo il giudice la ragazza aveva avuto comportamenti, in passato, che potevano aver creato un ‘fraintendimento’. A parte il fatto che nessuno può essere condannato o giudicato negativamente per comportamenti dubbi o ipotetici passati (se prendo una multa per divieto di sosta non vuol dire che un giorno potrò investire e uccidere un pedone!), l’articolo del Codice penale 609 bis, dice che la pena per il reato di violenza sessuale vale anche per chi abusa ‘delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto’.
In certe situazioni, la donna quindi viene messa in inferiorità a partire da una serie di domande: perchè non hai denunciato subito? Eri ubriaca, hai assunto sostanze? Hai detto sì? L’hai baciato per prima? Sei sicura di non avere avuto comportamenti tali da aver fatto intendere che ci stavi? Tutto ciò rientra nel concetto di vittimizzazione secondaria, che consiste nel trasferire parte della responsabilità di quel che è accaduto sulla persona che quella cosa l’ha subita.
Partire dalla cultura sempre e comunque, dalle scuole, anzi dagli asili, perchè formare le generazioni – di uomini e donne s’intende – è fondamentale per superare certi retaggi. Siamo noi stessi lo Stato, le istituzioni, i burocrati, i giudici, i poliziotti, gli insegnanti, ecc.