Tra fine settembre e metà ottobre il violento nubifragio che si è abbattuto in provincia di Trapani ha arrecato danni gravi a terreni e colture.
Proprio per gli ingenti danni, verificati sul posto, la giunta regionale ha richiesto lo stato di calamità naturale.
“Le aziende agricole sono state messe in ginocchio, hanno subito danni enormi e ci vogliono adesso azioni concrete per poter rimettere in piedi un comparto che sostiene gran parte dell’economia del territorio. Si ricorda che si tratta di aziende che hanno già avuto una prima battuta d’arresto a causa dell’aumento dei prezzi del carburante, dei fertilizzanti e delle materie prime. Difficile è potere andare avanti senza alcun tipo di risarcimento o di ristoro, i danni riguardano vigneti, oliveti, agrumeti, frutteti, seminativi, piante ornamentali e tutte le imprese attive nella trasformazione del prodotto e sua commercializzazione, che hanno avuto danni agli impianti“, afferma Nina Grillo, coordinatrice provinciale di Italia Viva Trapani.
La conta dei danni è altissima, intono a 22 milioni di euro, come quantificato dall’assessorato regionale all’Agricoltura.
“Occorre quindi agire con urgenza, senza ulteriori tentennamenti, perché gli agricoltori hanno bisogno di riprendere tutte le loro attività, sostenere queste aziende significa sostenere non solo in comparto ma un intero territorio e la sua economia che è prevalentemente fatto di tale settore primario – dice ancora la coordinatrice -. La coltivazione ha dei tempi di lavorazione dettati dalla natura e non dalla politica”.
I danni si sono verificati prevalentemente a Trapani, in zona Salinagrande con l’esondazione del fiume verderame, quindi a Misiliscemi, Paceco, Campobello, Mazara; ma anche tra Marsala e Salemi ci sono state non poche problematiche dovute al fatto che le città e i centri urbani fanno difficoltà a contenere le bombe d’acqua.