Percorrendo il centro di Favignana e salendo verso il vecchio Castello di San Giacomo, sul muro di cinta spicca il volto spiritoso e dallo sguardo acuto di Zu Sarinu, al secolo Rosario Santamaria. Probabilmente il turista si chiede chi sia e noi proviamo a raccontarlo. Il 30 aprile scorso si è compiuto il trentennale dalla sua morte ma chi lo ha conosciuto ne conserva un ricordo indelebile. Fin dagli anni settanta del passato secolo, Zu Sarinu è stato l’ignaro e ingenuo antesignano di ciò che oggi chiamiamo la cultura dell’accoglienza. Quel 30 aprile, allorché morì, fu, per coloro che lo avevano conosciuto, come se fosse morto un amico, un meraviglioso ed insostituibile punto di riferimento a Favignana.
Appena sbarcati sull’isola ci si imbatteva in questo strano personaggio, ex marinaio, ex muratore, ex cavatufo ed infine scultore naif, sempre pronto a regalarti un sorriso, in mezzo alle sue sculture, per lo più teste multiformi che ti guardavano come se volessero parlarti. E, a distanza di 30 anni, ancora Zu Sarinu invita a tenere l’isola pulita e a rispettarla. Conosceva alla perfezione il mondo delle “pirrere”, amava quella pietra che aveva estratto per anni e, da vecchio, aveva voluto scolpirla. Ma si offriva anche come guida gratuita a chi volesse conoscere il mondo delle cave: quel paesaggio fiabesco, quello scenario di vuoti e pieni fatto di scalette, gallerie, pilastri, capitelli ma anche capperi aggrappati alla roccia; un mondo primitivo dove l’uomo ha conosciuto il lavoro duro con paghe miserevoli. Nel 2014 mia sorella Giovanna, pittrice dilettante, ha dedicato a Zu Sarinu una mostra di una ventina di quadri che è stata molto apprezzata. Sul registro delle presenze molti hanno lasciato traccia del loro apprezzamento. Mi piace ricordare alcuni di questi commenti.
SCRIVE UNA CERTA STEFANIA: “Grazie di aver ricordato un cittadino che rappresentava Favignana nella sua bellezza con naturale semplicità”. CRISTINA MICELI: “un uomo,un artista ,il racconto dell’identità di un’isola”. GIANFRANCO D’ANNA GIORNALISTA: “Suggestiva mostra che esalta e vivifica il ricordo di Zu Sarinu e della sua singolare esistenza….e gli aspetti inediti di un quotidiano ignoto ai più”. E tal ERNESTO: “Personaggio emozionante che emana tanta energia”.
Amava anche gli scherzi, ma non sappiamo se il caso di morte apparente capitatogli qualche mese prima della vera morte sia stato vero o sia stato ben orchestrato per burla. Il fatto è che lo avevano sistemato nella cassa ma si alzò quando arrivò il prete a benedire la salma saltando fuori come un grillo e urlando che dall’altra parte non lo avevano voluto.
“L’UOMO ISOLA” come lo definì il Direttore della rivista Nautica, Luca Sonnino , perché di noi aveva identità e storia pur senza rendersene conto.