Nicolas Cellura ci racconta la “sua” Bielorussia e la guerra in Ucraina

Gaspare De Blasi

Nicolas Cellura ci racconta la “sua” Bielorussia e la guerra in Ucraina

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venerdì 11 Marzo 2022 - 06:58

Nicolas Cellura, 18 anni di origini bielorusse, adottato da una famiglia marsalese, abita e vive nella città lilybetana da quasi 10 anni.

Come stai vivendo la guerra che sfiora anche il tuo Paese d’origine?

“Guardo con apprensione e preoccupazione come tanti di noi. Apprendo di trattative fallite e di bombardamenti. Io sono per fermare la guerra e poi discutere e cercare di trovare una soluzione pacifica. Sono convinto che dietro ogni guerra, e questa non può fare eccezione, ci siano interessi economici. La cosa che più mi impensierisce è quella che tutto sia nelle mani di Putin che decide da solo visto che quella russa è una democrazia di facciata. Come del resto nel mio Paese dove il presidente Lukasenka è anche lui un dittatore”.

Tu sei bielorusso, una nazione che è molto vicina al presidente Putin, si sospetta che truppe e missili arrivino anche dalla regione di Minsk, la capitale della Bielorussia.

“Siamo russofoni da sempre legati a Mosca, ora in più sia noi che la Russia siamo governati da due dittatori molto simili”.

Tu ti senti ancora bielorusso?

“Sto benissimo a Marsala e naturalmente con la mia famiglia. Ma le mie radici sono di quella parte del mondo. Mi ricordo che quando ero in orfanotrofio pensavo sempre ad avere una famiglia. Ora sono contento di stare in Italia, ma rimango sempre in contatto con i miei amici bielorussi”.

Che ne pensano della situazione attuale?

“Mi sono fatto un’idea: o hanno paura della censura e non parlano apertamente o sono poco informati. Ma propendo più per la prima soluzione. Tutti però abbiamo l’obbligo di insistere perché la guerra si fermi e si trovino soluzioni diplomatiche. Questa è la soluzione che auspico, ma a dire la verità sono preoccupato”.

Tu frequenti il quarto anno dell’istituto professionale indirizzo ottico. E’ questa la professione che intenti intraprendere?

“Non credo. Potrei iscrivermi all’Università. Ma il mio sogno sarebbe quello di intraprendere professionalmente la carriera di ballerino di Jazz. Occorre frequentare una scuola che qui non c’è. In passato sono stato seguito da una insegnante del settore, vedremo”.

Avevi affrontato nel passato recente con i tuoi amici bielorussi il tema della pandemia?

“Fermare la guerra è una priorità assoluta e aiutare i milioni di Ucraini che lasciano il loro Paese sotto le bombe è una necessità primaria. Ma dopo ci sarà da affrontare quasi certamente una recrudescenza del covid. Ci sono regioni dove la gente non si è quasi vaccinata. I miei amici a Minsk non indossano mascherine e non praticano il distanziamento”.

Ha mai pensato di ritornare in Bielorussia?

“Rivedrei volentieri la terra dove sono nato. Vede, però, io ho la doppia nazionalità: se andassi in Bielorussia ora che ho compiuto 18 anni, mi obbligherebbero a fare il servizio militare”.

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