Confermata in Corte d’Appello la sentenza di primo grado nel processo che ha visto imputato il panificatore Giuseppe Bonafede. Due anni fa, il Tribunale di Marsala lo aveva condannato a 3 anni e 8 mesi per il reato di estorsione nei confronti di alcuni dipendenti, a cui avrebbe consegnato una cifra inferiore rispetto a quella pattuita in busta paga per il loro compenso lavorativo. Il successivo processo d’Appello, celebratosi a Palermo in seguito al ricorso presentato dalla legale di Bonafede, l’avvocata Arianna Rallo, si è concluso con il medesimo esito: la presidente della quarta sezione penale Luciana Castelli ha infatti accolto la richiesta di pena (3 anni e 8 mesi) formulata dalla procura generale, rappresentata dalla dottoressa Maria Grazia Puliatti.
Confermato anche il pagamento di una provvisionale nei confronti dei due dipendenti costituitisi parte civile: Giacoma Errante, difesa dall’avvocato Vincenzo Sammartano, e Angela Maria Barbera, assistita dall’avvocata Roberta Tranchida. La Corte ha disposto un risarcimento di 7 mila euro nei confronti della Errante e di 10 mila euro per la Barbera. Altri mille euro di provvisionale sono stati riconosciuti all’associazione Codici, rappresentata dall’avvocato Crimi. La Corte si è riservata di presentare le motivazioni della sentenza entro 90 giorni.
Soddisfazione per l’esito del processo d’Appello è stata espressa dagli avvocati che hanno assistito le due dipendenti, che non hanno accettato di sottostare alla richiesta del loro ex datore di lavoro, secondo una modalità che si verifica spesso sul territorio.