Il momento che stiamo vivendo è tutto e il contrario di tutto. Lo ha ricordato Papa Francesco nell’esclusiva e storica intervista rilasciata domenica a Fabio Fazio nel corso della trasmissione “Che tempo che fa”.
Alcuni fattori determinati dai governi (scuola, lavoro, formazione, cultura), hanno dato la possibilità a milioni di persone di poter scrivere, commentare, criticare su qualsivoglia argomento. “Tutti tuttologi del web” recitava una famosa canzone che qualche anno fa (restando nel tema degli ultimi giorni) vinse Sanremo.
Se oggi tutti ci sentiamo in diritto di parlare di tutto, gli esperti perdono la loro veridicità. D’altronde il nostro Paese è da un ventennio sempre più abbandonato da quello zoccolo duro di intellettuali la cui parola era vangelo e che oggi è alla mercé della televisione. Così come lo sono i vari immunologi e virologi, troppi in tv a dividersi e a dividere e a portare vestiti firmati. E il film “Don’t look up” sembra più realistico che mai.
Ma Papa Francesco invece ci ha invitati a guardare le cose come realmente sono, a riappropriarci dei valori profondi della persona più che cercare il proprio singolo appagamento. E’ da qui che nasce la “cultura dell’indifferenza”, la visione distorta dell’individuo, perdendo di vista la dignità umana, fomentando, come spesso affermava il Pontefice, “una cultura dello scarto individualista e aggressiva”. E la pandemia ha messo in risalto questi sentimenti di superficialità, altro che “andrà tutto bene”.
Quindi non guardiamo ai bisogni del prossimo, o per egoismo o perché non ci conviene vedere così tanta guerra, fame, migrazione. E Papa Bergoglio ci ricorda come “con la spesa di un anno per le armi si potrebbe dare da mangiare e istruzione a tutto il mondo”, come il calo demografico – causato dalla crisi economica – ha portato diversi stati europei tra cui l’Italia, a beneficiare del flusso della migrazione per sopperire alla decrescita della popolazione e alla forza lavoro a basso costo. Il Papa, come ha dimostrato nell’intervista di Fabio Fazio su Raitre, sembra, nello stile di vita e nel pensiero, non un “santo”, come lui stesso si è definito, bensì un uomo normale con delle ‘anormalità’.
E molto più di larghe vedute rispetto anche a chi lo invoca di frequente. Ha aperto le porte ai divorziati e alle coppie di fatto, ha detto ai genitori “di non condannare i figli solo perché gay”; poi di contro trova un muro sui temi dell’aborto e dell’eutanasia. Anche se nel primo caso, lo stesso Bergoglio ha chiesto a tutti i sacerdoti di “assolvere l’aborto per misericordia” nonostante sia ancora per la Chiesa un peccato che fa a pugni con la legge dello Stato italiano (laico). Dalla dichiarazione sull’aborto sembra che il Papa non condanni questa o quella donna che decide di interrompere la gravidanza per un motivo o per un altro che può essere addirittura grave. Anzi sembrano parole molto più rispettose di quelle pronunciate da alcuni movimenti cattolici che parlano di aborto in quanto “ostacolo da rimuovere”. Insomma, pare che debbano governare gli altri sulle decisioni di una donna, di quel “genio femminile al servizio”, che ricorda più una sottomissione che una pari opportunità.
[ claudia marchetti ]