Le acque delle coste della Sicilia sono tornate sotto la lente d’ingrandimento dei volontari e delle volontarie di Goletta Verde che nella prima settimana di luglio hanno effettuato 24 campionamenti in luoghi diversi delle coste isolane. Complessivamente 9 campioni hanno fatto rilevare parametri di inquinamento oltre i limiti di legge (6 fortemente inquinati, 3 “semplicemente” inquinati).
Si tratta sia di foci di fiumi sia punti a mare in spiagge potenzialmente frequentate dai bagnanti ignari delle acque con parametri non a norma. Andando nel dettaglio degli esiti delle analisi diffusi da Legambiente, 6 punti sono stati giudicati fortemente inquinati: sono la foce del fiume Delia a Mazara del Vallo (Trapani), la foce del torrente Cansalamone nel comune di Sciacca (Agrigento), la foce del fiume Palma nel Comune di Palma di Montechiaro (Agrigento), lo scarico dei reflui fognari sul lungomare Galatea ad Aci Trezza nel comune di Aci Castello (Catania) e la foce del fiume Alcantara tra i comuni di Calatabiano e Giardini Naxos (Catania/Messina) e la spiaggia presso lo scarico del depuratore a Castelvetrano (Trapani).
Gli altri 3 punti giudicati invece Inquinati da Goletta verde sono la foce del Nocella tra Terrasini e Trappeto a Palermo, la spiaggia presso il torrente Rizzuto a Butera (Caltanissetta) e la spiaggia presso la foce del Gattano a Gela (Caltanissetta).
Quest’anno l’azione della Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente, ha concentrato la sua azione di prelievo e campionamento delle acque in gran parte in punti a mare, ben 16, e solo 8 foci di fiumi in quanto, a differenza degli anni passati, molte foci di fiumi avendo una scarsa portata d’acqua non sfociano più in mare.
Alti livelli di inquinamento, inadeguatezza degli impianti di depurazione e scarsi controlli sulla qualità delle acque. Sono stati questi i temi trattati durante la conferenza stampa, tenutasi questa mattina presso lo Spazio Mediterraneo dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, per la presentazione dei risultati del monitoraggio delle acque in Sicilia effettuato da Goletta Verde. Al tavolo erano presenti Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde e coordinatore nazionale dell’Ufficio Aree Protette e Biodiversità di Legambiente, Giuseppe Alfieri, ufficio presidenza Legambiente Sicilia), Claudia Casa, direttrice di Legambiente Sicilia, e Maurizio Arcidiacono, responsabile CONOU Area Nord Ovest.
I monitoraggi lungo le coste che Goletta Verde effettua da anni non vogliono sostituire i dati ufficiali, ma vanno ad integrare il lavoro svolto dalle autorità competenti. I dati di Arpa sono gli unici che determinano la balneabilità di un tratto di costa a seguito di ripetute analisi nel periodo estivo, le analisi di Goletta Verde hanno invece un altro obiettivo: andare ad individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua, il principale veicolo con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione, arriva in mare.
Le analisi, eseguite da laboratori individuati sul territorio siciliano, mostrano che permangono negli anni dei punti critici e che la strada verso la depurazione delle acque in Sicilia è ancora lunga. La presenza di batteri di origine fecale (enterococchi intestinali ed escherichia coli) è un marker specifico di inquinamento dovuto da scarsa o assente depurazione.
“I dati rilevati da Goletta Verde in Sicilia ci dicono che lo stato delle acque della nostra costa non è per niente roseo – dichiara Claudia Casa, direttrice di Legambiente Sicilia – C’è di più, a preoccuparci non sono solo gli alti livelli di inquinamento ma lo stato di abbandono di alcuni tratti e il fatto che gli stessi punti risultano inquinati da più di dieci anni. Ci sono ben 5 foci di fiumi oltre i limiti di legge e altre 4 spiagge dove l’acqua risulta inquinata. In questa black list rientrano alcuni punti che Legambiente conosce a menadito perchè, praticamente da circa dieci anni, sono presenti in questo triste elenco. Ad esempio la foce dell’Alcantara dal 2010 è sempre risultata inquinata, dal 2011 la foce del Gattano e dal 2013 il tratto di mare dove sfociano reflui fognari ad Aci Trezza. Al di là dei numeri il dato più sconcertante resta lo stato di arretratezza del servizio di depurazione dei reflui, basti pensare che il report siciliano di Goletta Verde ci mostra come la maggioranza dei punti analizzati, 19 su 24, non vengono monitorati dalle autorità preposte. Questo dato riflette per lo più la situazione dei comuni dell’entroterra. L’Italia è già stata condannata e costretta a pagare una multa salatissima per il mancato efficientamento degli impianti di depurazione, e la regione Sicilia ha un peso specifico in questa vicenda: un terzo degli agglomerati italiani risultati fuori legge insistono nella regione siciliana. Il 75% degli agglomerati regionali sono in procedura di infrazione, si tratta di 251 agglomerati non conformi alla direttiva europea sui reflui, con impianti che servono oltre 6,9 milioni di abitanti equivalenti. In Sicilia il servizio di fognatura è assente in 25 comuni (il 6,4%), dove vivono oltre 320mila persone residenti. Inoltre un comune su cinque (il 20,5%) in Sicilia, dove vive il 14% della popolazione, è privo del servizio di depurazione. Stiamo parlando di oltre 660mila persone in 80 comuni (dati Istat 2018).
“Il nostro viaggio è iniziato da ormai tre settimane e lo ripetiamo ad ogni tappa, Goletta Verde non vuole sostituirsi alle autorità che hanno il compito di verificare la qualità delle acque ma in Sicilia occorre fare un doveroso distinguo – dichiara Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde – Nella maggioranza dei punti campionati e monitorati dai volontari e dalle volontarie di Legambiente il controllo è pressoché assente, ci auguriamo che i risultati delle analisi di Goletta possano essere un motivo in più per correre ai ripari da parte degli enti preposti. Dobbiamo ricordare che l’Italia ha già subìto quattro procedure di infrazione di cui due sfociate in condanne e multe per il mancato allineamento alla direttiva europea sui reflui. Risorse che, invece, potrebbero essere investite nell’adeguamento degli impianti di depurazione per una maggiore tutela della salute e dell’ambiente. La Sicilia è un patrimonio culturale, naturalistico e ambientale da non disperdere in grado di esprimere assolute eccellenze nel panorama del nostro Paese, occorre uno sforzo in più da parte di tutti per preservarne la biodiversità, superare i problemi legati a dissesto idrogeologico, desertificazione e consumo di suolo”.