La vicenda dello stupro di gruppo avvenuto a Campobello di Mazara a danno di una 18enne ha comprensibilmente destato riprovazione e angoscia. Dopo la notizia dell’arresto, sono stati diffusi anche alcuni particolari su quanto avvenuto nella casa di Tre Fontane la sera del 6 febbraio scorso. Un vero e proprio orrore, che ha attraversato la vita di una giovane ragazza, che ha comunque trovato il coraggio e la forza per denunciare l’accaduto, sorretta e incoraggiata dalla rete amicale e dalla famiglia.
In realtà, diverse testate – anche nazionali – si sono concentrate su una porzione di questa storia, che riguarda quanto affermato dal padre della ragazza presso il Comando della Stazione dei Carabinieri di Campobello. Accompagnato dai quattro ragazzi che erano stati accusati dalla figlia, l’uomo ha riferito al piantone che si trattava di bravi ragazzi e che le ferite riportate sulle braccia dalla figlia erano riconducibili solamente al tentativo dei ragazzi di riportarla a casa, in quanto il suo status di ubriachezza le impediva di salire in macchina da sola. Considerate le circostanze insolite, i giovani sono stati invitati a tornare l’indomani nella sede del Comando, dove hanno rilasciato dichiarazioni ritenute contraddittorie e mendaci. Logico chiedersi come abbia potuto il padre della ragazza pronunciare frasi che sembrano sconfessare la denuncia della figlia. All’interno dell’ordinanza emerge che verosimilmente l’uomo sia stato portato fuori strada dalle bugie dei ragazzi (uno lo conosceva fin da piccolo, l’altro era tra i migliori amici del figlio maggiore) e dall’aver visto con i propri occhi lo stato di ebbrezza in cui si trovava la figlia quando fu riaccompagnata a casa. Tuttavia, i fatti successivi dimostrano che l’uomo si è ricreduto dopo aver parlato in maniera più approfondita con la figlia. Così, quando è stato interrogato – stavolta dai carabinieri titolari dell’indagine – ha ricostruito l’intera vicenda senza alcuna remora, così come il figlio maggiore, che è stato molto vicino alla sorella.
“Dopo un iniziale momento di incredulità dovuto all’estrema gravità del fatto denunciato – assicura il procuratore capo di Marsala, Vincenzo Pantaleo – il genitore della persona offesa si è mostrato solidale nei confronti della figlia e ha collaborato con gli inquirenti ai fini dell’accertamento della verità”. A conferma di ciò, un passaggio di una conversazione con la figlia, in cui di fronte alle perplessità della ragazza successive alla denuncia iniziale, l’uomo afferma: “Tu non devi difendere nessuno…tu devi tirare la tua strada…”.
Un chiarimento che contribuisce a collocare in una più corretta cornice i fatti che seguirono la violenza e il coraggioso percorso che la famiglia ha intrapreso accanto alla giovane, pienamente riconosciuto anche nell’ordinanza del gip Riccardo Alcamo.