“Di fronte all’ennesimo caso di aggressione subìto da un medico della continuità assistenziale non possiamo restare muti. Ancora una volta una donna a Marsala oggi – come a Trecastagni nell’ottobre del 2017 – è rimasta vittima di un sistema sanitario che lascia i medici soli in trincea a fronteggiare emergenze e criticità. Non possiamo continuare a mettere la testa sotto la sabbia e restare inerti rispetto a un problema che diventa ogni giorno più grave e urgente da affrontare”. E’ quanto dichiara Pina Candela, Presidente della sezione di Trapani dell’Associazione delle Donne Medico, esprimendo la propria solidarietà alla collega di Marsala vittima dell’aggressione e unendo la propria voce a quella che si è levata in questi giorni dal Presidente dell’Ordine dei Medici di Trapani, Rino Ferrari.
“Statisticamente – prosegue -, il 90 per cento delle aggressioni riguarda le donne che, sentendosi più esposte alle aggressioni, spesso ricorrono all’assistenza di padri, mariti, fidanzati o figli durante i turni di lavoro creando anche disagi alla propria vita familiare. La Direzione strategica dell’ASP di Trapani in questo specifico caso, ma anche gli organismi regionali competenti, devono farsi carico responsabilmente del problema e trovare soluzioni definitive. Nessuno può far finta di disconoscere le condizioni di disagio in cui operano i medici di continuità assistenziale”. Poi Candela afferma: “Non basta una porta blindata a garantire serenità a un medico che opera di notte e da solo, né un collegamento telefonico con le forze dell’ordine. E’necessario e urgente avviare una revisione sistematica e radicale di tutti i presidi di continuità assistenziale per individuare, in tempi rapidi, soluzioni definitive”.
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