Si era verso la metà degli anni ’60 del secolo scorso quando furono assegnati gli alloggi popolari del villaggio Sappusi. Si sa bene che l’Istituto Case Popolari non si occupa di edilizia scolastica né ci aveva pensato il Comune o altro Ente a far costruire per tempo l’edificio della scuola per le centinaia di bambini del villaggio soggetti all’obbligo scolastico o, per meglio dire, titolari del diritto allo studio. La scuola elementare più vicina era quella che poi sarebbe diventata sede “provvisoria” del Tribunale (lo sarà ancora per altri decenni ?).
Ne ero il direttore didattico e vi accolsi quasi tutti i bambini del villaggio collocandoli nei due turni di lezione. Per quelli più piccoli d’età si provvide a far prendere in locazione due vani terrani della palazzina Spanò di Cardillicchia. Andai a vedere la sistemazione di banchi e suppellettile scolastica e volli accertarmi del possesso della lingua italiana di quei bambini di prima classe elementare. Disegnai alla lavagna un oggetto di uso domestico (una spazzola) e chiesi loro il nome dell’oggetto disegnato. La risposta fu unica ed immediata: SCUPITTA! “Bravi! “dissi loro “ E c’è qualcuno di voi che sa chiamarlo con altro nome?”. Un bambino molto riservato, curato negli indumenti e nella persona si alzò per pronunciare la parola “SPAZZOLA”.
Elio Piazza