In Provincia arriva il progetto Infanzia Gioco, sei spazi di crescita genitori-figli

redazione

In Provincia arriva il progetto Infanzia Gioco, sei spazi di crescita genitori-figli

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martedì 16 Ottobre 2018 - 10:43

Combattere la povertà educativa, formare i formatori e creare percorsi di condivisione. Su questi tre pilastri si fonda il progetto Infanzia in gioco che prende il via nel Trapanese grazie alla collaborazione di 21 partner guidati dalla cooperativa sociale HumanaMente onlus, un progetto selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, con l’obiettivo di fornire una serie di servizi alle famiglie che mettano al centro il valore dell’infanzia e l’esperienza della genitorialità come elemento da condividere con la comunità.

Seguendo questa direttrice Infanzia in gioco vuole lanciare un nuovo modo di fare rete e costruire alleanze che, oltre a condividere conoscenze, strumenti, modalità organizzative e pratiche di lavoro, sappiano individuare comuni prospettive di senso e cambiamento. Per farlo il progetto intende coinvolgere tutti i soggetti protagonisti del processo educativo: le famiglie, la scuola, le istituzioni, le associazioni, le cooperative sociali, le organizzazioni del volontariato, le onlus, le parrocchie, le società sportive, i centri di ricerca e le università.

L’impresa sociale “Con i Bambini”, ha finanziato il progetto per un valore di 600mila euro all’interno del Bando “Prima Infanzia”, rivolto alle organizzazioni del Terzo settore e al mondo della Scuola. Solo con questo bando sono stati sostenuti 80 progetti, per 62,2 milioni di euro. “Non si tratta solo di dare contributi – spiega Carlo Borgomeo, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini, ma di creare una nuova cultura: dare al privato una funzione e una valenza pubblica nell’ottica di un welfare condiviso e partecipato per contrastare la povertà educativa e l’isolamento delle periferie, anche nell’infanzia. Vogliamo dare delle risposte e sperimentare un modello di intervento diverso: se il Paese non investe sui bambini, non investe sul futuro”.

Con i Bambini ha pubblicato i primi tre bandi (Prima Infanzia 0-6 anni, Adolescenza 11-14, Nuove Generazioni 5-14 anni) e finanziato i primi 80 progetti per la prima infanzia, 86 per adolescenza, 83 per la fascia 5-14 anni, coinvolgendo il mondo della Scuola, del Terzo settore, della Ricerca e, in generale, le comunità educanti del territorio. Con i primi tre bandi, in due anni, sono stati sostenuti 249 progetti con un contribuito pari a 202 milioni di euro, che coinvolgeranno 480 mila bambini e ragazzi, insieme alle loro famiglie, che vivono in condizione di disagio, 6.300 organizzazioni coinvolte, in media 25 per progetto e 27.500 le organizzazioni che hanno partecipato complessivamente ai tre bandi. Una risposta concreta al milione e 208 mila ragazzi che vivono in condizione di povertà e che spesso non possono accedere ai servizi minimi, necessari a formare gli adulti di domani.

Oasi di genitorialità, consulenza psicologica e monitoraggio costante

Al centro di Infanzia in gioco ci sono la prima infanzia e i piccoli, ma anche l’intera famiglia e soprattutto i genitori che sono spesso lasciati soli in uno dei momenti più delicati della loro vita. Per contrastare questa sensazione di isolamento e solitudine il progetto ha avviato l’apertura di sei Spazi di crescita per genitori e figli, luoghi di incontro dove vivere un percorso di condivisione con altre famiglie e con le realtà associative locali, un’oasi di genitorialità aperta al dialogo, al confronto e alla crescita. Gli spazi saranno in tutto sei sparsi per tutto il territorio provinciale (Erice, Salemi, Marsala, Mazara del Vallo, Alcamo e Pantelleria). “Fondamentale attuare esperienze precoci e relazioni educative già nella prima infanzia come elemento fondamentale di prevenzione e supporto allo sviluppo”, dichiara Olga Rago, psicologa-psicoterapeuta dell’A.s.p. 9 di Trapani.

In quest’ottica gli Spazi saranno anche un centro di consulenza psicologica. “Avere a disposizione uno spazio di consulenza professionale –  non necessariamente legato ai tempi del servizio pubblico – può attenuare nei genitori quella sensazione di confusione e, in alcuni casi, anche di sofferenza per la mancanza di una rete protettiva che tende a “dissolversi” al termine del periodo di gravidanza”, sottolinea Ivana Simonetta, psicologa e psicoterapeuta, presidente HumanaMente e project manager di Infanzia in gioco.

Il progetto prevede inoltre l’istituzione di un tavolo tecnico interistituzionale, coordinato da HumanaMente, con l’obiettivo di creare momenti di incontro e confronto tra enti locali, associazioni e gruppi informali di genitori sui temi relativi alla fascia di età 0-6 anni allo scopo di effettuare una mappatura dei servizi esistenti e delle esperienze educative e di sostegno alla genitorialità e scambiarsi “buone prassi”.

Infine, gli incontri avranno la finalità di raccogliere le nuove idee e possibili altre iniziative da promuovere nei territori, favorendo il lavoro di rete e di diffusione degli interventi. “Vogliamo creare un nuovo ecosistema di crescita e condivisione in cui i bambini e le loro famiglie non siano solo destinatari dei servizi, ma anche protagonisti e attori delle iniziative programmate e attivate per sostenere e generare esperienze di welfare comunitario in grado di stimolare la cooperazione, l’interconnessione e la co-responsabilità tra i diversi soggetti coinvolti nella creazione di servizi educativi e di cura per la prima infanzia”, spiega Ivana Simonetta.

La formazione: un patrimonio per la crescita dell’intera comunità

Alla base del progetto Infanzia in gioco c’è anche l’attività di formazione della comunità educante. Sono previste 1.762 ore di formazione a cura di formatori esperti nel settore dell’educazione e della salute nella prima infanzia e rivolti a genitori, insegnanti, educatori e operatori sociali. Verranno proposti in tutto 90 diversi percorsi formativi, anche grazie alla collaborazione con l’Ido-Istituto di Ortofonologia di Roma, distribuiti su tutto il territorio provinciale. “Il modello attuato dall’Ido è un modello psicodinamico, dove i processi formativi sono centrati sulla relazione interpersonale quale aspetto fondante ed ineludibile per la comprensione dei bisogni dell’altro, dove l’altro, nel nostro caso, è il bambino e le figure a lui attorno, e lo strumento attraverso il quale la relazione si agevola o si costruisce è il gioco”, spiega Rosa Rita Ingrassia, psicologa e psicoterapeuta e referente Ido.

Si parlerà di sostegno alla genitorialità, gruppi di auto-mutuo aiuto, caratteristiche dello sviluppo fisico e psicologico nella prima infanzia, progettazione pedagogica, disabilità, stereotipi ed inclusione sociale, sinergie tra servizi pubblici e privati, metodologie didattiche innovative, ruolo dei servizi educativi e delle famiglie. L’obiettivo è coinvolgere circa 500 tra genitori e familiari e mille tra insegnanti, educatori, operatori sociali e socio-sanitari, volontari o soci di enti no-profit.

“Vogliamo portare in Sicilia il cuore della nostra attività e nel percorso di educazione alla comunità educante, abbiamo avviato un processo di formazione per docenti e operatori socio-sanitari. Non è un singolo progetto a risolvere un problema o colmare un gap, certo, ma è importante instillare la capacità di riflessione e lo stimolo alla crescita personale e comunitaria”, conclude Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Ido-Istituto di Ortofonologia di Roma.

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