Nuovo filone dell’inchiesta della Procura di Palermo sulle presunte tangenti nella sanità siciliana e campana. Un’indagine che affonda le sue radici nelle dichiarazioni di due manager coinvolti nel caso “Sorella Sanità”: Fabio Damiani, all’epoca direttore generale dell’Asp di Trapani, e Salvatore Manganaro. Entrambi, dopo gli arresti del 2020, hanno scelto di collaborare con la magistratura, delineando – secondo l’accusa – un sistema ramificato di favori, denaro e appalti pilotati. Tra i nomi ricorrenti nei loro racconti emerge quello del commercialista palermitano Ninni Sciacchitano, già ai domiciliari da giugno per il primo capitolo dell’indagine. Ed è proprio attorno alla sua figura che ruota il secondo filone investigativo su cui la gip Cristina Lo Bue ha emesso nuove misure cautelari e interdittive. Al centro del quadro investigativo rimane l’impatto delle dichiarazioni di Fabio Damiani, figura di peso del sistema sanitario regionale: da direttore generale dell’Asp Trapani, secondo gli inquirenti, sarebbe stato uno dei primi a descrivere il presunto meccanismo di tangenti e condizionamenti legati agli appalti sanitari. È da quel momento che le indagini hanno iniziato a svilupparsi in più direzioni, fino a collegare Sicilia e Campania in un’unica trama di presunti favori e scambi illeciti.
Il presunto giro da 10.000 euro all’Arnas Civico
Il primo episodio contestato riguarda una presunta tangente da 10.000 euro che Sciacchitano avrebbe ricevuto nel 2024, periodo in cui ricopriva il ruolo di presidente del collegio sindacale dell’Arnas Civico-Di Cristina. Secondo gli inquirenti, con il supporto dell’imprenditore Catello Cacace (già coinvolto in “Sorella Sanità”), Sciacchitano avrebbe ottenuto denaro da Gaetano Di Giacomo e Massimiliano De Marco della società Servizi Ospedalieri spa in cambio di un intervento su una gara relativa a manutenzione e noleggio di strumenti chirurgici. La gara, ritirata nel 2023 e riproposta nel 2024, sarebbe stata al centro delle pressioni. Per i due imprenditori e per Cacace la giudice ha disposto i domiciliari.
Per Sciacchitano, invece, la difesa ha ottenuto la retrodatazione delle contestazioni, con effetti sui termini di custodia cautelare, mentre la Procura ha già avanzato richiesta di giudizio immediato. La responsabile unica del procedimento, Alba Cristodaro, è stata sospesa per un anno.
Il capitolo campano: 14.000 euro per macchinari e forniture
Un secondo segmento dell’indagine riguarda presunti accordi illeciti per acquisti di macchinari e servizi da due aziende campane, E. Medical e Svas Biosana. Qui l’accusa parla di una tangente da 14.000 euro che Sciacchitano avrebbe incassato.
Il gip ha disposto:
- domiciliari e interdizione annuale per Umberto Perillo,
- divieto di esercizio d’impresa per 9 mesi a Diego Russo,
- interdizione di 6 mesi per Giuseppe Valentino e Vincenzo Criscuolo.
Villa Sofia–Cervello, altri 2.500 euro nel mirino
Nel terzo filone torna in scena un appalto bandito dall’azienda ospedaliera Villa Sofia–Cervello.
Secondo l’accusa, Sciacchitano avrebbe ricevuto almeno 2.500 euro dall’imprenditore Umberto Maggio della Pacifico srl, tramite il presunto intermediario Mirko De Seta. Per entrambi è scattato il divieto di esercitare attività d’impresa per un anno. Sospensione di dodici mesi dai pubblici uffici, invece, per Aldo Albano, provveditore dell’ente.