Trapani in piazza con Coldiretti per il grano duro: “Non svendiamo la nostra terra”

Carmela Barbara

Trapani in piazza con Coldiretti per il grano duro: “Non svendiamo la nostra terra”

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mercoledì 01 Ottobre 2025 - 09:15

C’era anche l’amministrazione trapanese, lo scorso 27 settembre, tra i protagonisti della mobilitazione nazionale organizzata dalla Coldiretti a Palermo per difendere il grano duro siciliano e, con esso, il lavoro e la dignità di migliaia di produttori agricoli. A rappresentare il Comune di Trapani è stato l’assessore alle Politiche agricole, Giuseppe Pellegrino, che ha partecipato al corteo portando con sé il sostegno dell’intera giunta guidata dal sindaco Giacomo Tranchida. La manifestazione, che ha coinvolto contemporaneamente la Sicilia e la Puglia, con un corteo a Palermo e un presidio a Bari, ha acceso i riflettori su una questione che da anni pesa come un macigno sull’economia agricola del Mezzogiorno: il prezzo del grano duro, sceso stabilmente sotto i costi di produzione, tanto da rendere antieconomico coltivare.

Le criticità del settore

L’amministrazione Tranchida segue da tempo le vicende legate al comparto cerealicolo, consapevole che proprio in Sicilia e nel trapanese il grano duro rappresenta non soltanto una tradizione millenaria ma anche una risorsa di qualità superiore. Nel sud Italia, infatti, il sole e il clima garantiscono spighe asciutte e mature, non soggette allo sviluppo di micotossine nocive e cancerogene. Un dato che stride con le norme europee: il regolamento comunitario 1881 del 2006 permette la commercializzazione di cereali con un livello di micotossine fino a 1750 parti per miliardo, mentre in Canada la soglia si ferma a mille. In Italia, invece, i controlli certificano valori prossimi allo zero. Una qualità che, paradossalmente, non riesce a tradursi in un prezzo equo per gli agricoltori. Negli ultimi anni, complice l’importazione di oltre due milioni di tonnellate di grano estero – compreso quello canadese, più proteico ma spesso trattato con glifosato e con livelli più alti di micotossine – in molte regioni meridionali circa 600 mila ettari di seminativi non vengono più coltivati a grano duro. Dalla Basilicata alla Sicilia, per migliaia di aziende è diventato insostenibile seminare.

Le rivendicazioni di Coldiretti

La mobilitazione di Palermo ha visto migliaia di produttori in piazza e, in videocollegamento, anche il presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, che nello stesso giorno è stato ricevuto dal Ministro dell’Agricoltura. Le richieste avanzate sono state chiare e condivise anche dal Comune di Trapani:
Stop alle speculazioni e alle pratiche sleali. Serve un controllo più puntuale da parte dell’ISMEA e dell’Ispettorato centrale repressioni frodi (ICQRF) contro chi, sfruttando le importazioni, abbatte il prezzo del grano italiano. Più controlli alle frontiere. No al grano al glifosato, no al dazio zero dal Canada. L’Europa deve introdurre l’obbligo di indicare l’origine del grano sulla pasta, come avviene in Italia dal 2018 grazie ai decreti Martina e Calenda. La creazione di una Commissione Unica Nazionale che sostituisca le borse merci locali, impedendo quotazioni al di sotto dei costi di produzione. Sostegno ai contratti di filiera. Investimenti fino a 40 milioni l’anno per estendere la superficie coinvolta a 400 mila ettari e garantire ai produttori almeno 40 euro al quintale. Nuova strategia di stoccaggio. Oltre il 60% dei centri di raccolta ha più di quarant’anni e necessita di un piano di modernizzazione.

Un appello alla Regione e all’Europa

Il sindaco Giacomo Tranchida e l’assessore Pellegrino, a margine della manifestazione, hanno ribadito l’importanza di non lasciare soli gli agricoltori: “Da undici anni – ricordano – attendiamo che la Regione insedi l’Osservatorio sull’equità e la giustizia nelle filiere agricole, previsto dalla legge 19 del 2014 e mai attivato. È ora che questo strumento diventi realtà”. L’auspicio dell’amministrazione trapanese è che la politica nazionale ed europea comprenda fino in fondo la portata della crisi: “Non è in gioco soltanto la sopravvivenza delle imprese agricole – sottolineano Tranchida e Pellegrino – ma la salute dei consumatori, la dignità dei produttori e la salvaguardia del nostro territorio. Perdere il grano duro siciliano significherebbe svendere la nostra terra e la nostra identità”. A questa manifestazione però non sono mancate le polemiche e i malumori degli agricoltori trapanesi che fanno parte dell’associazione “I Guardiani del Territorio” che definiscono la manifestazione di Coldiretti solo una ‘passeggiata e una sceneggiata’ che non porterà a nulla.

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