La presenza musulmana in Sicilia: conferenza al Museo Lilibeo di Marsala

redazione

La presenza musulmana in Sicilia: conferenza al Museo Lilibeo di Marsala

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giovedì 07 Agosto 2025 - 11:17

Terzo appuntamento con l’archeologia e la storia presso il Museo Lilibeo, che si è tenuto domenica 3 agosto nella sala conferenze “Luisa Famà“, alla presenza di un nutrito pubblico.

A fare gli onori di casa la direttrice del Parco Anna Occhipinti che ha presentato gli illustri relatori, seguito dall’ intervento della dottoressa Maria Grazia Griffo, archeologa del Museo, che, invece, ha introdotto l’argomento dell’ incontro, incentrato sulla presenza islamica in Sicilia. Gli studiosi Angelo Castroraro Barba e Roberto Miccichè hanno ripercorso quel periodo, IX sec. – XI sec. d.C., in cui gli arabi si stabilirono in Sicilia, in concomitanza con l’occupazione della parte sud occidentale della Spagna, la regione dell’Andalusia, in cui fiorirono città come Siviglia, Malaga e Granada. La presenza musulmana in Sicilia è poco documentata e di essa si conosce, solo, attraverso gli studi condotti da studiosi, come Michele Amari (Palermo 1806 – Firenze 1889 ), autore della nota “Storia dei Musulmani di Sicilia”, Giuseppe Vella (Malta 1749 – Palermo 1814 ) e Antonio Salinas (Palermo 1841 – Roma 1914). Ciò che si conosce di quel periodo lo si deve, anche, agli scavi condotti a Termini Imerese, isola di Linosa, Porta del Mare di Trapani, Pizzo Monaco e, da ultimo, in contrada Castro a Corleone, scavi eseguiti a partire dal 2017 sino al 2021, durante i quali sono venuti alla luce resti di animali (bovini, caprini e suini), risalenti a quel periodo, oggetto di allevamento da parte degli abitanti. Testimonianze della civiltà araba si possono ammirare presso il Museo Nazionale di Palermo, dove è stata allestita una “sala araba”, ad opera dello stesso Salinas, che fu direttore del Museo, presso il Museo Pepoli e la Biblioteca Fardelliana di Trapani, dove sono presenti colonne sulle quali sono incise iscrizioni in arabo. Nel territorio di Marsala, il relitto “A” rinvenuto davanti al lido Signorino costituisce l’unico reperto databile al periodo in argomento.

I relatori si sono, poi, soffermati sulle consuetudini tramandate dagli arabi, come la coltura dei legumi, (fagioli, lenticchie e ceci) e la preparazione di piatti, come il noto “macco di fave” e sulle invenzioni nel campo dell’ agricoltura, come la nota “senia“, un pozzo dal quale l’acqua veniva portata in superficie da un sistema di ruote dentate, messo in movimento da un animale da soma (asino o mulo) che girava, bendato, in continuazione, intorno al pozzo, acqua, che veniva versata in un’ampia vasca , la“ gebbia “ poi, utilizzata per irrigare i campi. Non ultimo, l’utilizzo della tonnara, antica e ingegnosa tecnica di cattura dei tonni, risalente al periodo fenicio, ma appresa ed introdotta durante il periodo islamico. Le tonnare erano disseminate lungo tutta la costa siciliana, da occidente ad oriente.

L’ incontro si è concluso con l’ intervento di Filippo Pisciotta, esperto di ceramica, che ha relazionato sui reperti ceramici risalenti a quel periodo, alcuni dei quali esposti nelle vetrine del Museo Lilibeo.

Il prossimo appuntamento è in calendario domenica 24 agosto, sempre alle 19: il tema della conversazione con gli esperti riguarderà l’abitato di Erice, in cui si fondono culti e miti di varie popolazioni.

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