Mazara, assessore Casale: “La multiculturalità è una risorsa, non un limite”

Luca Di Noto

Mazara, assessore Casale: “La multiculturalità è una risorsa, non un limite”

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domenica 22 Giugno 2025 - 07:42

Mazara del Vallo ha scelto finalmente i nuovi volti della rappresentanza straniera. Poco più del 6% degli aventi diritto ha partecipato al voto, e in un territorio dove l’integrazione è quotidianità vissuta, il tema della partecipazione resta ancora una sfida aperta. Ne parliamo con l’assessore Gianfranco Casale, che ha la delega proprio alla Partecipazione e che guarda a questi numeri non tanto con preoccupazione, ma con la volontà di fare di più e meglio. “L’elezione del Consigliere comunale aggiunto e della Consulta dei Migranti è un segnale chiaro: Mazara riconosce i cittadini stranieri come parte viva della comunità. È un’apertura concreta verso chi, pur non avendo pieni diritti politici, contribuisce ogni giorno alla vita della città. Con la Consulta, queste voci avranno finalmente uno spazio per essere ascoltate”.

Assessore, la percentuale di votanti è rimasta bassa. Cosa limita la piena partecipazione politica dei cittadini di origine straniera?
“Dal 2019 a oggi abbiamo notato molte difficoltà. Dopo 40 anni dalla prima migrazione, soprattutto dei tunisini, molti di loro hanno acquisito il diritto di cittadinanza. La stessa elezione del consigliere straniero ha visto delle difficoltà per dei fatti che ci hanno portato a cambiare il regolamento, come ad esempio cambiare il numero di sottoscrizioni necessarie per le candidature, snellendo le procedure. Come tutte le cose, bisogna farle decollare, come già accaduto con le Consulte dei quartieri. Gli elementi di positività ci sono, la Consigliera è donna e questo indica anche una percentuale di donne straniere più coinvolte e più partecipi. I dati dell’affluenza li abbiamo notati anche noi, ma dopo 11 anni dall’ultima elezione ci può anche stare”.

Diritto di parola ma non di voto…
“Purtroppo su questo abbiamo poco da fare. Il limite è dato dalla cittadinanza. La vera sfida è che la popolazione di origine straniera che ormai ha acquisito cittadinanza e pieni diritti possa organizzarsi perché alle prossime elezioni ci possano essere anche dei consiglieri ordinari tra i cittadini di origine straniera. Il Consigliere comunale aggiunto è una figura che non ha lo stesso valore e la stessa attualità degli anni ’90, quindi spero che ci sia un’iniziativa parlamentare per non buttare del dimenticatoio il voto popolare del referendum sulla cittadinanza e che si possa arrivare a un punto in cui il cittadino straniero possa avere più diritti, anche se il governo non è molto su questa linea”.

Quali sono, oggi, le esigenze maggiori della comunità straniera residente a Mazara?
“L’ho detto tante volte. Basta passare davanti al Commissariato ogni mattina e fa impressione la fila di persone straniere che aspettano per poter sbrigare delle carte e ottenere un permesso di soggiorno, a volte senza neanche riuscirci. Parliamo di gente che ha tutti i titoli per poterlo fare. e questo ruba tanto tempo alle proprie attività, solo per delle operazioni burocratiche che gli garantiscano dei diritti. Noi come amministrazione abbiamo sempre creduto che la multiculturalità decantata dalla nostra comunità potesse essere accompagnata da processi di integrazione vera. Un lavoro che stiamo facendo in tanti anni, come accaduto al Civic Center o attraverso il Pon Metro”.

La città continua a distinguersi per questo suo aspetto di multiculturalità…
“Se noi pensiamo che sono più le persone che vengono a Mazara per cercare la porta blu piuttosto che quelle che conoscono l’Arco Normanno, dovremmo farci qualche domanda. Forse nell’immaginario dello storytelling della nostra città per i turisti è questa caratteristica che ci fa diventare diversi rispetto anche al territorio trapanese. Bisogna lavorare su questa caratteristica”.

In che modo Mazara può valorizzare meglio il ruolo degli stranieri?
“Credo che oggi ci sia bisogno di una valorizzazione anche delle origini. Per tanto tempo si sono fatte battaglie affinché i tunisini che vivevano a Mazara potessero iniziare dalle elementari a studiare la lingua italiana ed è stata una battaglia di senso. Spesso i bambini stranieri arrivavano direttamente alle scuole medie senza sapere l’alfabeto. Dall’altra parte invece molti di loro non conoscono la loro lingua originaria. Sarebbe bello potere includere nei percorsi di routine anche le lingue del Mediterraneo oltre alla lingua inglese. Una richiesta che arriva costantemente e che spero di potere accogliere è quella di valorizzare gli aspetti del lavoro delle donne e della contaminazione di piatti e culture straniere. E poi una c’è una chicca bellissima…”.

Quale?
“Scoprire che a Mazara c’è una comunità di circa 200 venezuelani che hanno deciso di farsi avanti con una loro rappresentante. Su questo secondo me avremo delle sorprese nel percorso che stiamo intraprendendo”.

Referendum: lei è stato molto attivo sui social ma a vincere è stato l’astensionismo. Un suo pensiero…
“Mazara è andata ben al di sotto dei risultati nazionali. Quando si registrano questi dati di affluenza l’interrogativo più grande è quanto ancora noi crediamo nel nostro voto e nella forza della nostra partecipazione, anche se una buona parte della politica, esplicitamente e implicitamente ha invitato le persone a non votare. Questo, anche se legittimo, è assolutamente diseducativo, soprattutto in un Paese in cui l’astensionismo è altissimo”.

Qual è il dato che dispiace maggiormente?
“È stato un peccato, perché i quesiti riguardavano la vita reale e concreta di tante persone. Mi dispiace soprattutto che lavoratori e lavoratrici italiane non sentano più di doversi esprimere su temi della loro quotidianità. Speriamo nel futuro di riuscire ad avere dei rappresentanti parlamentari che sapranno cogliere delle istanze più concretamente. Dall’altra speriamo di riprendere la rotta della democrazia”.

Attraverso i suoi canali ha anche bacchettato qualche esponente di destra, anche mazarese, per l’esultanza dovuta al mancato raggiungimento del quorum. Cosa mi dice su questo aspetto?
“Dico solo che quando la gente non va a votare, se si vuole dire qualcosa è meglio tenersela per sé. Soprattutto cavalcando la poca conoscenza e la poca attitudine delle persone, la ruota gira. E quando sarà il momento di perdere perché la gente non avrà avuto voglia di andarti a votare, poi non potrai più lamentarti, perché sarai stato anche tu a determinare questa cosa”.

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