Tutti contro la decisione del Ministero delle Infrastrutture che ha messo fuori esercizio la Diga Trinità. Ieri anche i sindaci dei comuni di Marsala, Petrosino, Castelvetrano, Campobello e Mazara si sono schierati contro la delibera manifestando l’urgenza di riaprire e di trovare soluzioni. L’Associazione “I Guardiani del Territorio” ora, denuncia con forza il gravissimo epilogo della crisi della Diga Trinità, culminato nella decisione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di metterla fuori esercizio.
Una scelta che rappresenta non solo una pesante sconfitta per il territorio, ma anche la conferma drammatica di quanto l’associazione aveva previsto e denunciato già da due anni. Fin dal 2022, “I Guardiani del Territorio” hanno lanciato ripetuti allarmi sulla situazione critica della diga, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali e gestionali per evitare il collasso del sistema. A dicembre 2024, l’associazione ha elaborato un documento risolutivo, dettagliando con precisione le problematiche e le soluzioni sostenibili per salvare l’invaso. Tale documento, consegnato a tutte le istituzioni competenti, ha ricevuto apprezzamenti dai tecnici ministeriali e generato speranze di un’azione concreta. Eppure, oggi ci troviamo davanti a una realtà desolante. La Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche del MIT, con il provvedimento UTD-PA n. 657 del 14 gennaio 2025, ha decretato la messa fuori esercizio della Diga Trinità, imponendo la progressiva riduzione dei livelli idrici e lasciando migliaia di cittadini, agricoltori e operatori economici in balia di una crisi idrica senza precedenti.
Un fallimento annunciato
L’epilogo della Diga Trinità non è solo un disastro tecnico, ma anche una sconfitta politica e amministrativa. Il nostro territorio paga oggi il prezzo di anni di immobilismo e negligenza istituzionale,” dichiara il Presidente dell’associazione. “Da due anni chiediamo interventi immediati e strutturali, ma le nostre denunce sono state ignorate. Ora ci troviamo a dover fronteggiare una crisi idrica di proporzioni enormi, che penalizza gravemente il tessuto economico e sociale della nostra comunità”. Il documento ignorato Il documento elaborato da I Guardiani del Territorio, analizzava in dettaglio le cause della crisi e proponeva soluzioni tecniche e gestionali per il pieno recupero della diga. Nonostante il riconoscimento dei tecnici ministeriali, le istituzioni hanno scelto la via più semplice, ma anche più dannosa: dismettere l’invaso.
Le conseguenze della decisione
La messa fuori esercizio della diga porterà inevitabilmente a: Gravi ripercussioni sull’agricoltura, già in crisi per la mancanza di risorse idriche. Aumenti dei costi per i cittadini e gli operatori economici locali. Un peggioramento della qualità della vita per migliaia di persone. L’impegno dell’associazione non si fermeranno. Continueremo a lottare per il nostro territorio e a pretendere che le istituzioni si assumano le proprie responsabilità. Questo non è il momento di abbandonare la battaglia, ma di rilanciarla con maggiore forza e determinazione”.
Proposta per la salvaguardia della Diga Trinità e del Comprensorio Irriguo Delia-Nivolilli
La diga Trinità, costruita nella seconda metà del XX secolo, è stata progettata per garantire l’approvvigionamento idrico di un comprensorio agricolo di oltre 6.000 ettari, caratterizzato prevalentemente da coltivazioni viticole e, in parte, olivicole. Questa infrastruttura ha rappresentato per decenni un pilastro essenziale per lo sviluppo economico e sociale della zona, assicurando risorse idriche costanti e contribuendo alla competitività del settore agricolo locale. Negli ultimi anni, tuttavia, la diga ha subito un progressivo degrado strutturale dovuto alla mancanza di manutenzione adeguata e all’invecchiamento delle sue componenti. Tale situazione ha determinato una progressiva riduzione della capacità funzionale dell’infrastruttura, con un impatto diretto sulla disponibilità idrica per le coltivazioni. Oggi, il rischio che la diga venga dichiarata fuori uso è concreto, mettendo a repentaglio non solo il tessuto produttivo agricolo, ma anche l’equilibrio economico e ambientale dell’intero territorio. Alla luce della gravità della situazione, si rende necessario intervenire con urgenza per evitare danni irreversibili. Tuttavia, i tempi ordinari di progettazione e realizzazione di un’opera di tale portata non sono compatibili con l’urgenza richiesta dalle esigenze del comprensorio agricolo. Pertanto, è indispensabile adottare procedure straordinarie per assicurare una risposta rapida ed efficace che tuteli il territorio e le sue eccellenze produttive.
Inquadramento Territoriale e dati del Sistema Idrico
La diga Trinità è situata nel comune di Castelvetrano e intercetta il fiume Delia nel bacino idrografico Arena, con la sezione di sbarramento a circa 45 metri s.l.m. Costruita tra il 1954 e il 1959, è una diga in terra con nucleo verticale e serve un bacino di 200 km². Il lago ha una capacità di invaso massima di 20,3 Mm³ alla quota di 69 m s.l.m., distribuita su una superficie liquida di 2,13 km². La diga supporta il sistema irriguo dei comprensori agricoli dei comuni di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano per un totale di 8.000 ettari (6.000 dei quali attrezzati e attivi), garantendo risorse idriche essenziali per le colture locali (vigneti, uliveti, ortaggi da pieno campo).
Interventi precedentemente programmati
Nell’ambito dell’accordo tra il MIT e la Regione Siciliana, erano stati pianificati interventi di manutenzione straordinaria su 17 dighe regionali, inclusa la Trinità, con uno stanziamento complessivo di 53 milioni di euro. Per la diga Trinità, l’obiettivo era quello di migliorare la tenuta idraulica, ottimizzare il sistema di scarico e completare eventuali adeguamenti strutturali, per un costo stimato di circa 3 milioni di euro. Tuttavia, lo stato attuale rende necessario un nuovo approccio integrato per garantire sicurezza e risorse idriche continue al comprensorio.
Condizioni attuali e verifiche tecniche
La diga Trinità è attualmente soggetta a una drastica limitazione della capacità di invaso, imposta dalla Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT). Tale provvedimento è stato adottato a seguito delle gravi criticità emerse dalle verifiche tecniche e finalizzato a garantire un minimo livello di sicurezza nell’esercizio della struttura. La stessa Direzione Generale sta attualmente valutando la documentazione tecnica fornita dalla Regione, la quale evidenzia problematiche strutturali significative e preoccupanti.
Tra le criticità principali figurano:
• L’assenza di valutazioni adeguate sull’azione sismica potenziale, elemento indispensabile per garantire la stabilità della struttura in un’area a rischio sismico;
• L’insufficienza degli scarichi nel gestire flussi d’onda di piena estremi, che rappresentano un rischio concreto in caso di eventi meteo straordinari;
• La perdita della tenuta idraulica originale, con infiltrazioni che aggravano ulteriormente il deterioramento della diga;
• Il volume di interrimento significativo, che ha ridotto drasticamente la capacità di accumulo e compromesso l’efficienza complessiva dell’infrastruttura.
Alla luce di questa situazione, il rischio concreto è che, nei prossimi giorni, venga ufficialmente dichiarata la messa fuori uso dell’invaso. Un tale provvedimento avrebbe conseguenze drammatiche per il comprensorio agricolo servito dalla diga, privandolo di una risorsa idrica essenziale e compromettendo gravemente la produttività di oltre 6.000 ettari coltivati a vigneti e oliveti. Questa prospettiva impone la necessità di un’azione immediata per affrontare le criticità e garantire la continuità idrica attraverso soluzioni strutturali adeguate, tra cui la costruzione di un nuovo sbarramento a valle.
La Proposta dei Guardiani del Territorio
In risposta alla situazione critica e per garantire la sostenibilità agricola e ambientale, i Guardiani del Territorio avanzano una proposta in tre punti, mirata alla salvaguardia del comprensorio irriguo. Il percorso di realizzazione della proposta prevede un orizzonte temporale di tre anni. Appare contraddittorio e poco coerente promuovere, in questa fase critica, interventi come quelli attualmente in corso da parte del Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, finalizzati allo “sfangamento parziale dell’invaso per la messa in sicurezza dello scarico di fondo”, per un importo di € 293.672,53. Se da un lato l’obiettivo dichiarato è migliorare la funzionalità di un elemento della diga, dall’altro la situazione complessiva dell’infrastruttura rimane gravemente compromessa, con la concreta prospettiva di una sua messa fuori uso definitiva nei prossimi giorni. Questa spada di Damocle rende tali interventi non solo inadeguati rispetto alle problematiche strutturali ben più gravi emerse, ma anche economicamente poco giustificabili, dal momento che rischiano di rappresentare un investimento destinato a perdere valore in tempi brevissimi. Invece di concentrare risorse su attività di dubbia efficacia nel contesto attuale, sarebbe più opportuno orientare gli sforzi verso una soluzione strutturale definitiva, come la progettazione e la realizzazione di un nuovo sbarramento a valle, capace di garantire sicurezza idraulica, funzionalità e sostenibilità a lungo termine. Continuare a perseguire interventi parziali e temporanei in un momento di tale criticità non solo rischia di aggravare l’emergenza, ma potrebbe sottrarre tempo e risorse preziose a interventi realmente risolutivi.
Proposte di intervento
- Progettazione e Costruzione di un Nuovo Sbarramento a Valle
• Obiettivo: Costruire un’infrastruttura di nuova generazione per ripristinare e migliorare la capacità idrica necessaria al comprensorio irriguo.
• Dettagli Operativi: La proposta prevede la progettazione immediata e la costruzione di un nuovo sbarramento situato a valle della diga esistente. Il progetto dovrebbe essere completato entro due anni e includere uno studio aggiornato sui requisiti sismici, sul sistema di scarico e sul controllo dell’interrimento. Il nuovo sbarramento garantirebbe stabilità e sicurezza, consentendo la gestione ottimale delle risorse idriche per il comprensorio.
• Fonti finanziarie: la realizzazione del nuovo sbarramento può essere finanziata con somme nazionali o comunitarie destinate alle infrastrutture idriche (PNRR, FSC, PO FESR, etc.).
2. Estirpazione dei Vigneti Non Produttivi e Contributi per Mancata Produzione
• Obiettivo: Ottimizzare l’utilizzo delle superfici coltivate garantendo un supporto economico agli agricoltori durante il periodo di transizione.
• Dettagli Operativi: Gli agricoltori riceveranno un incentivo di 1.000 euro per ettaro per un periodo di tre anni per compensare la mancata produzione derivante dall’estirpazione dei vigneti ormai non produttivi. Questa azione consentirà di razionalizzare le risorse agricole e creare spazio per nuove colture irrigabili, in linea con il nuovo piano irriguo che sarà attuato con il completamento del nuovo sbarramento.
• Fonti finanziarie: il contributo annuo va finanziato con fondi del bilancio regionale.
3. Incentivi per il Reimpianto dei Vigneti all’Interno del Comprensorio Irriguo
• Obiettivo: Rilanciare la viticoltura all’interno del comprensorio attraverso incentivi specifici per i reimpianti, promuovendo una gestione agricola più efficiente.
• Dettagli Operativi: Dal quarto anno, gli agricoltori potranno accedere a un contributo speciale del 75% per il reimpianto dei vigneti grazie a una riserva dedicata all’interno dei bandi di ristrutturazione vigneti dell’OCM vino. Questo sostegno finanziario mira a incentivare il reimpianto delle colture viticole, che potranno beneficiare del nuovo sistema irriguo una volta completato il nuovo sbarramento e il rifacimento della rete irrigua;
• Fonti finanziarie: il reimpianto dei vigneti va finanziato con i fondi dell’OCM vino destinati annualmente alla Sicilia
Il metodo Morandi o modello Genova
La diga Trinità rappresenta una risorsa fondamentale per un comprensorio agricolo di oltre 6.000 ettari, caratterizzato da coltivazioni viticole e, in parte, olivicole. Il rischio imminente di dichiararla fuori uso impone interventi rapidi e risolutivi per evitare danni irreversibili al territorio e alla sua economia. Senza un’azione tempestiva, si prevede un collasso del sistema produttivo, con perdite economiche stimate in centinaia di milioni di euro e gravi ripercussioni sul tessuto sociale e ambientale. Di fronte a questa situazione, è indispensabile adottare soluzioni straordinarie per garantire la salvaguardia delle attività agricole e dell’equilibrio idrico del territorio. Il metodo Morandi o modello Genova è una procedura straordinaria introdotta per accelerare la ricostruzione del ponte Morandi a Genova, crollato il 14 agosto 2018. Si basa su deroghe normative e l’attribuzione di poteri speciali per affrontare emergenze infrastrutturali.
Caratteristiche principali:
- Deroga al Codice degli Appalti:
o Non si applicano le norme italiane sugli appalti, ma solo il Codice europeo.
o Eliminazione di controlli e vincoli da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC),
riducendo così i tempi burocratici. - Nomina di un super-commissario:
o Una figura con poteri straordinari, responsabile della progettazione, costruzione e appalti. Nel
caso del ponte Morandi, il commissario è stato il sindaco di Genova, Marco Bucci.
o Capacità di affidare i lavori senza gara e ottenere autorizzazioni in tempi rapidi. - Fondi dedicati:
o La ricostruzione del ponte è stata finanziata con circa 200 milioni di euro versati da Autostrade
per l’Italia.
Contesto e utilizzo:
• Il metodo è stato concepito per rispondere all’emergenza del crollo del ponte, permettendo di completare il nuovo viadotto, progettato da Renzo Piano, in meno di due anni.
• È stato richiamato come modello per altre opere infrastrutturali strategiche, soprattutto in fase di rilancio post-pandemia.
In sintesi, il metodo Morandi rappresenta un approccio emergenziale, rapido ma controverso, che bilancia velocità di esecuzione con potenziali compromessi sulla legalità e trasparenza. L’applicazione del metodo Morandi alla costruzione di un nuovo sbarramento per la diga Trinità rappresenta una soluzione strategica per rispondere con tempestività all’emergenza e salvaguardare un comprensorio agricolo di vitale importanza. Ecco i principali vantaggi:
Riduzione dei tempi di esecuzione:
• La deroga al Codice degli Appalti consente di abbreviare le procedure burocratiche e amministrative, eliminando i rallentamenti tipici delle gare e dei controlli ordinari.
• L’affidamento diretto dei lavori e l’accelerazione delle autorizzazioni possono garantire l’inizio immediato dei cantieri, evitando lunghi tempi di attesa incompatibili con l’urgenza.
Gestione centralizzata e poteri straordinari:
• La nomina di un commissario straordinario con poteri speciali assicurerebbe un coordinamento efficiente e decisioni rapide, riducendo i rischi di paralisi amministrativa.
• Un’unica figura responsabile garantirebbe l’allineamento delle attività progettuali, esecutive e finanziarie.
Prevenzione di danni economici e ambientali irreversibili:
• Un intervento tempestivo eviterebbe il collasso del sistema irriguo che sostiene 6.000 ettari di vigneti e oliveti, tutelando il reddito e la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole.
• Si scongiurerebbero perdite economiche stimate in diverse centinaia di milioni di euro, oltre al rischio di desertificazione del territorio e del tessuto produttivo locale.
- Valorizzazione della sicurezza idrica: La realizzazione rapida di un nuovo sbarramento a valle garantirebbe la continuità nell’approvvigionamento idrico, essenziale per mantenere la competitività del comparto vitivinicolo e olivicolo, settori trainanti per l’economia locale.
- Esempio di efficienza replicabile: L’applicazione del modello potrebbe diventare un caso di studio per future emergenze infrastrutturali legate alla gestione delle risorse idriche.
Utilizzo dell’invaso per uso potabile
La trasformazione della Diga Trinità in un serbatoio idrico destinato all’uso potabile rappresenta un intervento cruciale per garantire un approvvigionamento idrico sicuro e sostenibile ai comuni di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Mazara del Vallo. Di seguito vengono analizzati i principali aspetti tecnici e i benefici attesi. La destinazione della Diga Trinità come serbatoio per uso potabile apporterebbe diversi benefici sociali concreti ai comuni di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Mazara del Vallo: Miglioramento della qualità della vita: La disponibilità di acqua potabile stabile e sicura contribuirebbe a ridurre il rischio di problemi sanitari legati all’uso di acqua non adeguata. Sostegno alle famiglie: La fornitura regolare di acqua potabile diminuirebbe i costi legati all’acquisto di acqua alternativa, semplificando la gestione quotidiana delle esigenze domestiche.
Riduzione delle vulnerabilità: Una risorsa idrica costante rafforzerebbe la resilienza delle comunità locali, particolarmente nei periodi di maggiore richiesta, come la stagione estiva. Supporto alla salute pubblica: L’accesso a un’acqua conforme agli standard sanitari rappresenta un beneficio preventivo, limitando l’insorgere di problematiche legate alla qualità idrica. L’intervento rappresenta un passo importante per migliorare l’accesso a un servizio essenziale, con ricadute positive per il benessere della popolazione.
Conclusione
La necessità di mettere fuori esercizio la Diga Trinità impone l’adozione urgente di questi interventi per garantire la continuità delle risorse idriche per le comunità locali. La proposta dei Guardiani del Territorio rappresenta un impegno per la sostenibilità e la sicurezza del comprensorio, e richiede la collaborazione delle istituzioni per una pronta attuazione. Un intervento secondo il metodo Morandi per la diga Trinità rappresenta non solo una risposta immediata all’emergenza, ma anche una strategia di tutela economica e sociale, evitando danni irreparabili al territorio e salvaguardando un patrimonio agricolo che è pilastro dell’economia locale.