Il prof. Antonino Sammartano propone uno spaccato antico di storia di Marsala. Forse molti marsalesi non sanno che per molti secoli in Sicilia, e quindi anche nel nostro territorio, si coltivò il lino. Questa pianta molto probabilmente venne introdotta in Sicilia dai Fenici ed ebbe una grande diffusione durante il periodo romano. La pianta del lino fu coltivata in grande quantità fra il XVIII e il XIX secolo, periodo in cui si ebbe la maggiore produzione. In Sicilia la coltivazione del lino cominciò a diminuire verso la fine del XIX secolo e scomparve del tutto dopo la seconda guerra mondiale. La coltivazione del lino e successivamente la sua lavorazione esigevano un lavoro lungo e faticoso, tanto che vi era un detto popolare che diceva, a tale proposito, “patiri li guai di lu linu”. Il momento più problematico della lavorazione del lino era quello della macerazione. Dopo la raccolta, il lino veniva trasportato ai maceri. Questi erano grandi fosse piene d’acqua, dove i fasci venivano immersi e trattenuti da grossi sassi, che impedivano ad essi di risalire a galla. Iniziava così la macerazione, un processo di fermentazione nel corso del quale si sprigionava una puzza penetrante, che costituiva un pericolo per la salute dei cittadini che abitavano nelle vicinanze.
Per questo motivo questa attività era sottoposta a una disciplina sanitaria molto rigida: “La macerazione dei lini e canapa non può cominciare prima del 16 agosto e sempre dietro il permesso dell’Autorità Municipale, conservando dall’abitato la distanza di un chilometro e mezzo e di 800 metri dalle pubbliche vie rotabili”. Ma non sempre o non da tutti le norme sulla macerazione del lino stabilite dalle Autorità venivano rispettate e spesso i cittadini erano costretti a ricorrere al Viceré o alla Deputazione Generale della Salute di Palermo. Durante le mie ricerche ho scoperto diversi casi di attività illecite di macerazione del lino. Il primo è stato quello dei padri Cappuccini di Marsala. Questi nel mese di maggio del 1746 inviarono una supplica al Viceré in cui si faceva presente che il Convento si trovava fuori le mura, dove a distanza di mezzo miglio si trovava “un abbonatore di lini nella contrada chiamata Sappusi”. Quell’attività infestava l’aria di cattivi odori, spesso provocando danni alla saluti ai suddetti Padri, e spesso anche la morte.
Quindi i ricorrenti chiedevano alle Autorità di far cessare quell’attività, visto che la vasca della macerazione si trovava a meno di un miglio di distanza dal Convento. Altrimenti i padri Cappuccini sarebbero stati costretti ad abbandonare il Convento. La risposta delle Autorità competenti fu celerissima. Dopo pochi giorni arrivò ai Giurati di Marsala l’ordine di non permettere la macerazione dei lini nelle vicinanze di detto Convento dei Cappuccini. Ma da quello che si evidenzia nel corso della mia ricerca il problema non venne risolto, perché nel mese di aprile del 1766 i cittadini di Marsala inviarono un “ricorso” alla Deputazione Generale della Salute di Palermo per denunciare la difficile situazione che si veniva a creare durante la macerazione del lino e della canapa, che veniva effettuata nei molti “Pantani, gebbie e sachie” che vi erano nel territorio marsalese. Tale macerazione, come abbiamo detto, sprigionava nell’aria un odore nauseante che provocava danni alla salute degli abitanti vicini. E quindi i cittadini marsalesi “imploravano le providenze per evitarsi gli inconvenienti”.
La Deputazione di Palermo, prima di prendere dei provvedimenti, chiedeva ai Giurati di Marsala informazioni più dettagliate sulla coltivazione del lino. L’8 aprile i Giurati di Marsala rispondevano alla Deputazione Generale dicendo che “le pubbliche ed antiche bonache di codesto territorio sono nelle contrade di Caddidda, Guardabene e Samperi delle quali la più vicina è descritta da codesta Città miglia quattro”. Ma dall’indagine fatta dai Giurati di Marsala risultava, inoltre, che nel nostro territorio diverse macerazioni furtive (illegali ) si facevano nelle gebbie, pantani e e sachie e che si trovavano a una distanza inferiore di tre miglia dal centro abitato. E, secondo le disposizioni governative del 4 luglio 1763, la distanza dei luoghi della macerazione non poteva essere inferiore a tre miglia dal centro abitato. Quindi per tutte le macerazioni che non rispettavano le circolari della Deputazione Generale di Palermo, le autorità marsalesi dovevano procedere con tutto il rigore possibile arrestando e processando i trasgressori .
Un’altra zona del territorio marsalese in cui si coltivava e si produceva il lino era la fiumara. Lungo il fiume Sossio alcuni contadini, fino a quando non venne vietata la produzione di questo prodotto (seconda metà dell’800), continuarono a costruire serbatoi d’acqua per la macerazione. Ma alcuni marsalesi fecero notare, più di una volta, che l’acqua delle vasche dopo la macerazione veniva di nuovo immersa nel fiume trasformandolo in un corso d’acqua torbido e puzzolente e provocando danni alla salute dei contadini che abitavano in quelle zone. Vi era inoltre un danno economico per i contadini che abitavano in quella zona, molti dei quali coltivavano ortaggi e alberi da frutta che venivano irrigati con l’acqua inquinata del fiume. Per evitare le conseguenze dell’aria malsana il Governo di allora decise di vietare questa attività, che venne ratificata nel 1872 per Decreto Reale. Un tentativo di rintrodurre la coltivazione del lino fu fatto durante il fascismo, ma dopo la seconda guerra mondiale scomparve nuovamente dalle campagne siciliane.
Riportiamo sotto un quadro sintetico della produzione del lino:
Intendenza di Trapani Trapani, 25 ottobre 1855
Oggetto: Sulla produzione del lino
Signore
La prego di apprestarmi uno specchietto riguardante la produzione del lino verificatosi in cotesto territorio nel corrente anno, colle indicazioni seguenti.
1° Nome della contrada
2° Estensione della terra seminata a lino
3° Quantità di seme di lino che se ne ritrae in quintali e rotoli
4° Quantità di manne che può produrre in quintali e rotoli.
L’Intendente
Al Sindaco di Marsala
Provincia di Trapani Comune di Marsala
Specchietto sulla produzione del lino per l’anno 1855
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Nome della Contrada Estensione della terra Quantità di semi di lino Quantità di manna
seminata a lino che se ne ritrae che si può produrre
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Salma/Tumoli/Quarti Quintali/Rotoli Quintali/Rotoli
Allodi e feudi 31 1120 232 20
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Marsala 6 novembre 1855
Il Sindaco B. Genna
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