Il nome, la firma e il volto di Nino Culicchia sono legati imprescindibilmente al territorio marsalese e al giornalismo non soltanto nostrano: una passione coltivata in tanti anni di collaborazione attiva e di militanza in quasi tutte le testate, i circuiti radio-televisivi e le iniziative editoriali dell’hinterland provinciale. Giornalista iscritto all’albo dal 1980, ha collaborato nel tempo con diverse testate nazionali e regionali, oltre ad aver diretto molti periodici locali (da “Nuovi Orizzonti” del 1976, su cui hanno esordito alcune tra le migliori penne lilibetane, fino a “Trapani Sera”), e ad aver dato vita all’Ufficio Stampa del Comune di Marsala di cui è stato a capo fino al 2004, l’anno della sua improvvisa e prematura scomparsa durante una missione umanitaria in Romania.
Per commemorare il profilo umano e professionale – nel ventennale della scomparsa – del giornalista marsalese è appena uscito il volume Nino Culicchia. Una penna rossa, un baffo, tante storie (Area Navarra, pp.144, euro 15), curato da Federica Culicchia e Mariella Domingo, che raccoglie testimonianze, ricordi, articoli e fotografie sul percorso e sulla figura di Nino.
Nino Sammartano, che ha coordinato il progetto editoriale del libro, ha evocato in prefazione “l’alta dimensione etica che, sin dalle sue prime esperienze, ha ispirato e sostenuto sempre l’attività di Nino Culicchia”, sottolineando anche il profondo legame che lo legava in modo quasi viscerale all’humus e al territorio di Marsala, all’insegna soprattutto di quel desiderio inteso come “superamento dei ristretti orizzonti campanilistici in cui ancora ristagnava la cultura marsalese nella seconda metà e sul finire del XX secolo. (…) Da qui l’impegno instancabile di Nino nel promuovere iniziative di varia natura mirate sia ad offrire opportunità ai giovani e ai talenti marsalesi, sia ad ‘esportare’ Marsala nel mondo e ad ‘importare’ il mondo a Marsala: una dedizione progettuale e organizzativa insieme, di cui la città non è stata forse abbastanza grata a Nino”.
Il libro si compone di sei capitoli e una nutrita appendice di fotografie che danno conto di alcune tappe importanti del percorso professionale di Nino Culicchia, dei suoi tanti viaggi e del suo universo amicale e familiare.
Nei primi tre capitoli confluiscono – tra le altre – le testimonianze di Nino Guercio e di Alessandro Tarantino, colleghi storici dell’Ufficio Stampa del Comune di Marsala, che si soffermano sulla lunga e intesa attività di giornalismo “polivalente e creativo” di Nino, tra impegno e passione, e del suo ruolo decisivo e visionario nella organizzazione di alcune iniziative che hanno promosso Marsala a meta turistica e polo culturale. Guercio e Tarantino, con la complicità di Rocco Occhipinti, dedicano un paragrafo del libro anche al concorso giornalistico dedicato a Nino Culicchia, su cui purtroppo è calato il sipario dopo appena la quarta edizione. Diego Maggio, dal canto suo, consegna al lettore, nel solco dei ricordi personali, un ritratto affettuoso e commosso del compagno e sodale di tante avventure condivise. Mentre Isabella Papiro scrive dell’esperienza di Nino come di una vera e propria “lezione di giornalismo”, all’insegna di una libera e corretta informazione.
I capitoli IV e V sono quelli che invece raccontano nel dettaglio Nino Culicchia come marito, padre, zio e amico fraterno. Assieme a quelle dei nipoti Laura, Maristella, Chiara e Marco, le testimonianze della moglie Mariella e della figlia Federica sono naturalmente tra le più intime e personali perché attraversano la dimensione degli affetti privati di Nino. Mentre tra i tanti contributi degli amici più cari, Giancarlo Marino ricorda gli “anni meravigliosi” del suo apprendistato da cronista con il “maestro” Culicchia e Nino De Vita gli dedica una delle sue poesie nell’ormai canonizzato dialetto marsalese.
L’ultimo capitolo del libro (“Nino e la sua penna”) è un repertorio antologico di pezzi giornalistici scritti da Nino Culicchia: tanti ritagli di giornali che in epoca di informazione ‘liquida’ ci restituiscono, sia pure in copia anastatica, il profumo sempre più raro della carta stampata.