L’operazione antimafia, avvenuta nel settembre 2022, può essere considerata il preludio della fine di Matteo Messina Denaro.
È trascorso un anno dall’arresto di uno dei latitanti più ricercati del mondo. La fine dell’era di Matteo Messina Denaro, capomafia indiscusso del territorio trapanese, e non solo, è avvenuta grazie al blitz presso la clinica Maddalena di Palermo il 16 gennaio del 2023. Qui il boss seguiva delle terapie oncologiche senza essere riconosciuto da nessuno, presentandosi con la falsa identità prestatagli da uno dei suoi fiancheggiatori, Andrea Bonafede. Le investigazioni svolte da varie articolazioni dell’Arma dei Carabinieri, hanno messo dunque un punto a trent’anni di ricerche svolte in provincia di Trapani, le quali, seppur impiegando un copioso lasso di tempo, hanno comunque contribuito a restringere quantomeno la sua cerchia di protezione. In particolare, l’operazione Hesperia, culminata qualche mese prima del fermo dell’inafferrabile latitante, ha colpito le famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Marsala. Il preludio della fine della Primula Rossa sembrerebbe proprio quello che nel 2022 ha portato in carcere il campobellese Franco Luppino. Negli anni in cui si trovava in libertàavrebbe svolto funzioni di direzione strategica sul territorio trapanese, grazie al persistente asse con Matteo Messina Denaro. Altro soggetto finito sotto la lente degli investigatori, nell’ambito di suddetta operazione, è stato Vincenzo Spezia, storicamente legato al boss castelvetranese e con il quale avrebbe perfino trascorso parte della latitanza. Dai dialoghi intercorsi tra i due uomini intercettati, si sarebbe aperto uno spiraglio per risolvere l’enigma sull’esistenza de “U siccu”. Negli ultimi anni, infatti, si sono fatte le più svariate ipotesi, anche all’interno della criminalità organizzata. Denaro è vivo, morto oppure destinato a rimanere una semplice incognita? Lo spyware installato nel 2019 sul dispositivo in uso allo Spezia avrebbe infatti consentito, a chi da decenni non ha gettato la spugna sulla ricerca della Primula Rossa, di ascoltare la sollecitazione a Franco Luppino a “scrivere” e “andare a parlare con quello che manca”, verosimilmente Matteo Messina Denaro, in relazione a una vicenda estorsiva da compiersi. La possibilità che Matteo Messina Denaro fosse passato però a miglior vita, sarebbe stata poi una delle opzioni diffusasi non solo fra la società civile della zona e gli stessi investigatori, ma anche tra i componenti dell’associazione mafiosa. Detto pensiero, però, leggendo un ulteriore passaggio intercettato, tra Piero Di Natale e Marco Buffa, non avrebbe potuto prendere piede, perché avrebbe portato ad alcune conseguenze all’interno degli equilibri di Cosa Nostra. Nella conversazione intercettata il 4 giugno 2021, i due soggetti così discutevano.
DI NATALE: vedi che è arrivata la notizia di questo discorso…non parlare in giro di questo fatto che hai detto tu che è morto… perché già la notizia gli è arrivata che… che c’è stato qualcuno sta dicendo che ‘Ignazzeddu” è morto…vedi che a quello quando pare che non gli arriva… perché ha sempre 7… 8 persone che lo informano…
BUFFA: di me? non mi scassate la minchia perché… non accusate a me perché vi vengo ad ammazzare tutti e due là… ah…io non l’ho detto mai questa cosa… io a te l’ho detto… ti ho detto “secondo me è così…” finisce a coltellate… non diciamo minchiate…
…omissis …
DI NATALE: l’hai detto tu personalmente e l’hai detto pure a Gianvito… per te è morto.
Che “Ignazzeddu” fosse proprio Matteo Messina Denaro lo si sarebbe dedotto nell’ambito di un’altra conversazione del 2020 fra Di Natale e Buffa. Infatti, costoro avrebbero poi indicato come fratello del capomafia castelvetranese un certo “Salvatore”, impiegato di banca, ovverosia Salvatore Messina Denaro.
DI NATALE: no… quello impiegato di banca era il fratello… il fratello di Ignazieddu
BUFFA: Salvatore?
DI NATALE: certo… lui era impiegato di banca vero… quello in banca lavorava… tu del paese non sai niente compà… quello vero paese cattivo… fossero tutti in ‘”chianu ” (liberi ndr) non si potrebbe stare in piazza là.
Invece, in un dialogo del 4 giugno 2021, il Di Natale avrebbe rivelato di aver parlato della questione direttamente con Franco Luppino (indicato con lo pseudonimo di “Gianvito”), rassicurando il suo interlocutore che il latitante era “vivo e vegeto”.
BUFFA: uhm… a posto… non è successo niente… io così l’ho detto… non è che l’ho detto…
DI NATALE: chiedi scusa…
BUFFA: ma già… già gliel’ho detto a lui…
DI NATALE: perché è vivo e vegeto!
BUFFA: ma io già gliel’ho detto là…
DI NATALE: non facciamo che ci dovesse essere qualche colpo di ”samba”…
Ad insistere sul fatto che il latitante fosse ancora in vita, sarebbe stato sempre il Di Natale, il quale rivelava che in uno degli ultimi pizzini Matteo Messina Denaro avesse mandato dei saluti a tale “Sandrone” (soggetto non identificato) e rassicurato i propri sodali che lui fosse “qua come prima, anzi più di prima”. Altro passaggio interessante è quello in cui altri due interlocutori appartenenti all’associazione mafiosa avrebbero sperato in un intervento della Primula Rossa per dirimere una questione che avrebbe coinvolto gli equilibri di Cosa Nostra mazarese; inequivocabile, per gli investigatori, il riferimento al latitante, noto con l’appellativo “lu siccu”, per l’appunto.
PACE ANTONINO: tutt’al più può succedere questo!…anziché affacciare quello là lu siccu
GAIAZZO VITO: si!
PACEANTONINO: affaccia iddru
Altri soggetti intercettati, poi, si sarebbero stupiti del fatto che “Castelvetrano”, altro appellativo per indicare Matteo Messina Denaro, avesse potuto approvare l’investitura del Buffa quale referente dell’area di Petrosino, considerato l’unico in grado di adottare tali decisioni; pertanto Antonino Raia, uomo d’onore di Marsala, chiariva, in merito a tale incognita, che la decisione sul Buffa fosse stata di “iniziativa d’iddru”, ovverosia di Franco Luppino:
PACE ANTONINO che Castelvetrano permettere una cosa di queste, io no!
RAIA ANTONINO no, di là io neanche, io di là neanche… iniziativa d’iddro fu!
PACE ANTONINO eh ma, anche questo come fa prima che… prima che si dà un
incarico…
Negli ultimi mesi del 2023, sono arrivate le prime condanne per i soggetti coinvolti nell’inchiesta Hesperia. L’anno appena conclusosi non è stato solo l’anno della cattura di Matteo Messina Denaro e del suo tramonto come capo di Cosa Nostra. È stato anche l’anno del suo decesso. Alla fine dei conti, infatti, a nessuno è consentito di sottrarsi al ciclo della vita, neanche ai più esperti inafferrabili.