Giovani in fuga e povertà da record: per il Sud serve un nuovo welfare

redazione

Giovani in fuga e povertà da record: per il Sud serve un nuovo welfare

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martedì 05 Dicembre 2023 - 12:34

Lo spopolamento continua ad essere uno dei principali problemi con cui si misurano le regioni del Sud Italia. A certificarlo è l’ultimo rapporto dello Svimez, presentato questa mattina.

A livello nazionale si conferma la tendenza degli ultimi anni: la diminuzione delle nascite e il progredire della speranza di vita hanno portato l’Italia tra i paesi europei più anziani. Le regioni meridionali, tuttavia, sono ulteriormente penalizzate dal fenomeno delle migrazioni interne e internazionali che hanno ampliato gli squilibri demografici Sud-Nord. Infatti, se è vero che le comunità immigrate si sono stabilizzate prevalentemente nel settentrione “ringiovanendo” una popolazione sempre più anziana, il Mezzogiorno continua a perdere popolazione, soprattutto giovani qualificati. Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il CentroNord (81%). Al netto dei rientri, il Mezzogiorno ha perso 1,1 milioni di residenti. Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato soprattutto i più giovani: tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subìto un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila laureati. In prospettiva, lo Svimez stima che, se non ci sarà un’inversione di tendenza, nel 2080 il meridione avrà perso oltre 8 milioni di residenti. Di conseguenza, la popolazione del Sud, attualmente pari al 33,8% di quella italiana, si ridurrà ad appena il 25,8% (nel 2080). Per scongiurare questa prospettiva lo Svimez sollecita le istituzioni a mettere in campo politiche attive di conciliazione dei tempi di vita e lavoro e rafforzare i servizi di welfare.

Per quanto riguarda altri dati legati all’economia e alla tenuta sociale delle regioni del Sud, il rapporto 2023 dello Svimez evidenzia che l’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione, colpendo con maggiore intensità le famiglie a basso reddito, prevalentemente concentrate nelle regioni del Mezzogiorno, dove si è registrata un’erosione di 2,9 punti del reddito disponibile delle famiglie (conto l’1,2 punti del centonord) e una contrazione dei salari reali (-10,7%) doppia rispetto alla media europea (-5,9%).

Sul fronte dell’occupazione c’è stata una crescita significativa nel post pandemia (+3,1%), ma purtroppo anche della precarietà: quasi quattro lavoratori su dieci nel Mezzogiorno hanno un’occupazione a termine, contro il 14% nel Centro-Nord. Allarmanti i dati sulla povertà: nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: +250.000 in più rispetto al 2020 (–170.000 al Centro-Nord). La crescita della povertà tra gli occupati conferma che il lavoro, se precario e mal retribuito, non garantisce la fuoriuscita dal disagio sociale.

Il divario territoriale tra le regioni del Sud e quelle del Nord si conferma anche osservando i dati del PIL, dove il settentrione (+0,8%) doppia il meridione (+0,4%). Per livellare le differenze si conta sui fondi della programmazione europea per le aree depresse, giunti a fine ciclo, e sul PNRR. Anche qui, però, sembra che il Sud rischi di poter cogliere solo parzialmente tali opportunità: attualmente, la quota di progetti messi a bando, si ferma al 31% al Mezzogiorno rispetto al 60% del Centro-Nord, mentre la capacità di procedere all’aggiudicazione è del 67% al Mezzogiorno contro il 91% del Centro-Nord. Dati che confermano, si legge ancora tra le pagine del rapporto Svimez, “le criticità già evidenziata in ordine ai limiti di capacità amministrative delle amministrazioni locali meridionali e l’urgenza di rafforzarne gli organici e competenze”.

Preoccupa la variabile del cambiamento climatico, con il 70% del territorio siciliano a rischio desertificazione (58% Molise, 57% Puglia, 55% Basilicata) con conseguenti effetti sulla salute dei cittadini, sulle colture agricole e sull’economia in genere. In quest’ottica, lo Svimez sottolinea la necessità di politiche di mitigazione e accompagnamento al cambiamento strutturale del sistema produttivo. Tra le indicazioni emerse la riconversione in chiave green degli stabilimenti industriali, la valorizzazione delle infrastrutture portuali e del capitale umano.

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Un commento

  1. In Sicilia a tutti i livelli, socio-politico-economico-culturale, si vive in una specie di sonnambulismo. Non si progetta in modo organico,( solo progettini unici senza ancoraggio con il contesto) non si pensa al futuro , è tutto un arraffare oggi ,tra un sonno e l’altro, domani chissà! Andremo sempre indietro perché giovanissimi che non vengono educati allo sport ( mancanza di strutture sportive, anzi grazie ai volenterosi che in barba alle deficienze dei comuni fanno di tutto per coltivare piccoli talenti o per educare al vivere civile tutti gli iscritti)al bello dell’arte, della cultura , del nostro ambiente meraviglioso che futuro avranno in questa terra?

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