Grande partecipazione della comunità trapanese ai funerali di Marisa Leo. Familiari, amici, colleghi e conoscenti hanno affollato la Chiesa Madre di Salemi e gli spazi esterni, dove è stato anche allestito uno schermo gigante per consentire la partecipazione anche a chi non è riuscito a entrare in Chiesa.
“Una vicenda triste, che ci fa piangere lacrime amare”, ha detto il vescovo Angelo Giurdanella durante la sua commossa omelia, in cui ha avuto modo di soffermarsi sulla profonda traccia che Marisa Leo ha lasciato nelle vite di chi l’ha conosciuta, prima di essere atrocemente strappata all’affetto dei suoi cari.
“Ha amato la vita senza mai trattenerla per sé, sia in ambito familiare che in ambito personale e sociale, con creatività, intelligenza e coraggio” ha ricordato il vescovo che ha poi aggiunto: “Con la sua intelligenza, Marisa Leo ci insegna ad avere più paura di una vita sprecata, incolore, che di una breve ma piena di luce e di gioia condivisa”.
Un lungo applauso ha accolto, alla fine della funzione, l’intervento del fratello Mauro, con il volto comprensibilmente straziato dal dolore. “Dimenticare le vittime di femminicidio significa ucciderle due volte”, ha affermato Mauro Leo, lanciando poi un appello agli uomini a non lasciare sole le donne in questa battaglia contro la violenza di genere, educandoli alla gentilezza nei confronti delle donne. A seguire è intervenuta Roberta Urso, responsabile dell’associazione Donne del vino, che ha ricordato il suo amore per il lavoro e il mondo enologico, ma anche il forte e convinto impegno contro la violenza.
Poi ancora le amiche di sempre e il presidente della Cantina Colomba Bianca, Dino Taschetta, che ha sottolineato come la sua azienda abbia ricevuto messaggi da ogni parte del mondo, da donne e uomini del vino che avevano avuto modo di conoscere e apprezzare Marisa Leo.
L’assessora alla famiglia Nuccia Albano ha voluto testimoniare la vicinanza del governo regionale ai genitori e al fratello di Marisa Leo, auspicando pene più severe, maggiore prevenzione e vicinanza delle istituzioni nei confronti di chi denuncia.
“Nelle parole di Mauro ho ritrovato la forza di Marisa”, ha affermato il sindaco Domenico Venuti, esprimendo la vicinanza di tutta la comunità di Salemi alla famiglia di Marisa Leo, invitando al contempo tutti ad azioni concrete. “Sono stanco di vergognarmi di essere maschio. Dobbiamo impegnarci affinché i nostri figli non provino questo sentimento. Comincia oggi un cammino da cui nessuno può tirarsi indietro”.
Oltre a Salemi anche Marsala ha proclamato il lutto cittadino. La città lilybetana ha partecipato ai funerali con il sindaco Massimo Grillo e il presidente del Consiglio comunale Enzo Sturiano.
Dopo la benedizione finale, il feretro di Marisa Leo è stato portato in processione fino al cimitero. Dopo un ulteriore, lungo applauso, i presenti hanno accompagnato con commossa compostezza Marisa Leo nell’ultimo tratto di strada del suo viaggio terreno, mentre un gruppo ha indossato una maglietta rossa preparata per l’occasione, in cui spiccava la scritta “La violenza è debolezza”.
Qui il testo dell’intera omelia del Vescovo Giurdanella:
Carissimi mamma e papà, familiari, amici e colleghi di Marisa. Carissimi fratelli e sorelle della comunità ecclesiale e civile di Salemi, presbiteri e diaconi. Ci ritroviamo qui, oggi, smarriti e sgomenti. Tutti assetati di una parola che spenga la sete del nostro spirito affranto e faccia ardere il nostro povero cuore rimasto congelato dalla drammatica vicenda accaduta alla nostra Marisa.
La morte di Marisa ci ha fortemente scosso ed è calata la notte nel nostro cuore. Permettetemi di dirvi con tutta sincerità e delicatezza che il momento richiede: io non ho parole mie che siano all’altezza di tanto dolore. Mi trovo qui, come voi, per condividere lo strazio di una situazione che ci supera da tutte le parti e ci fa piangere lacrime amare, resa ancora più cruda e più triste se guardiamo negli occhi della piccola Alice privata dai legami fondamentali della vita”.
Le mie lacrime nell’otre tuo raccogli: sono scritte nel tuo libro” (cfr. 56,9). Vorrei condividere con voi una parola “altra”, una parola “alta” che il Vangelo riassume e la vita di Marisa esprime: l’Amore di Dio ricevuto e donato. “Chi ama è passato dalla morte alla vita”. Questa è la sola parola che rischiara questo momento di buio e ci aiuta a rispondere alla domanda che ribolle da sempre, soprattutto in questo momento, nel cuore umano: che senso ha vivere se sembra che sia solo per morire?
Se oggi siamo tutti qui e in tanti è perché crediamo che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita. La parola fatta carne che illumina ogni uomo che viene nel mondo ci dice che noi siamo fatti così: nasciamo con una prepotente fame di immortalità, entriamo nella vita con una insaziabile sete di bene e veniamo aggrediti dagli insulti indecenti del male. Più andiamo avanti negli anni e più ci morde la penosa sensazione di non bastare a noi stessi. Da soli siamo incompleti. Bramiamo sempre più vita e sperimentiamo la morte. Eppure noi amiamo e desideriamo essere amati.
Noi, come Marisa, nutriamo un sogno struggente di felicità, un bisogno bruciante di un oltre e di un Altro, la necessità di un amore libero, vero, profondo. Ci rendiamo conto che la nostalgia di Infinito, di Assoluto, di Eterno che ci brucia in cuore in fondo è la firma di Dio al capolavoro che lui stesso vuole fare di noi. Allora ci ritroviamo a dover riconoscere che solo Dio può placare l’inquietudine che ci abita e nutrire la fame d’amore. “Niente e nessuno potrà separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù” (cfr. Rm 8,35).
Il nostro Dio non è separato da noi ma sta in mezzo a noi per piangere le nostre lacrime, per assumere la nostra vita, per sudare il nostro sudore, per amare con il nostro cuore. Per condividere tutto di noi, “in questa aiuola che ci fa tanto feroci” (cit. Dante). Una cosa però gli mancava: entrare nel tunnel della nostra morte, attraversarlo tutto, raggiungerci là dove saremmo arrivati e stringerci a braccia spalancate. Per trascinarci con sé e portarci tra le braccia del Padre, l’Abbà tenerissimo di Gesù. E proprio perché Gesù non è sceso dalla croce, rimane in agonia fino alla fine del mondo. Il suo restare in croce lo rende capace di decifrare il 2 nostro urlo di dolore come una straziante richiesta di aiuto.
Gli permette di tradurre un drammatico gesto di abbandono: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” in un commovente bisogno di un tenero abbraccio del Padre. Proprio perché Gesù ha rinunciato a salvare sé stesso, può salvare tutti e ognuno di noi, quando per noi tutti arriva l’ora dell’ultimo appuntamento: l’ora nona, l’ora del compimento. Con la sua risurrezione “ha fatto risplendere la vita” (2 Tm 1,10).
Sì, oggi Marisa ci dice che la sua e la nostra notte splenderà. Anzi, l’alba, un’alba senza tramonto è già sorta, grazie alla parola di Gesù appena proclamata: “Questa è la volontà del Padre mio che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39). Ecco la famosa e spesso incompresa espressione “volontà di Dio”. Per Marisa, come per tutti noi, a volere la morte non è stato Dio. Dio vuole che la fine della sua vita fosse l’inizio di una vita senza più fine. “Chi ama è passato dalla morte alla vita”.
Lei ha amato la vita, senza trattenerla ma condividendola sempre con creatività e coraggio, facendo squadra, mai da sola. Per Marisa, a finire, è stato solo il primo tempo. Un tempo breve, certo, troppo breve. Ma Dio ha voluto che cominciasse subito il secondo tempo, quello che non finirà mai. Continua a vegliare sulla sua piccola Alice, sui genitori e amici perché lei non è assente ma vive: è solo invisibile.
Marisa con la sua carica, di bene, di intelligenza, di amore ci insegna ad avere più paura di una vita sprecata e sbagliata che di una vita bella e buona anche se accorciata tristemente da una morte ingiusta. Ci ricorda che dobbiamo avere più paura di una vita incolore, inodore e insapore che di una vita breve ma piena di bene, aperta alla luce e alla gioia sempre condivisa. La notte splenderà.
E noi tutti formeremo una grande comunità, come questa di oggi, perché oggi viviamo un dolore grande ma con un più grande e incontenibile desiderio di amore affinché fatti come questi non accadano anche grazie al nostro impegno. La notte splenderà, cara Marisa, lanciaci un raggio di luce che ci guiderà fino a quando non arriveremo anche noi lassù, quando anche per noi la notte splenderà.
E non ci sarà più notte, né lutto, né dolore e né pianto. Santa Maria raccogli le nostre lacrime perché neppure una vada perduta e conservale negli archivi di Dio perché Lui non ricorda i nostri peccati, ma accoglie il bene fatto e l’amore sparso a piene mani. Santa Maria aiutaci a guarire dalla piaga della tristezza e dal dominio sull’altro, liberaci dalla rassegnazione e mettici dentro il desiderio di cambiare questo mondo iniziando da noi stessi.