Per Antonio Parrinello una nuova sfida a Pantelleria. “Il futuro della Sicilia? Green economy e agricoltura”

Vincenzo Figlioli

Per Antonio Parrinello una nuova sfida a Pantelleria. “Il futuro della Sicilia? Green economy e agricoltura”

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venerdì 05 Maggio 2023 - 06:45

Una vita tra pubblica amministrazione e politica, il marsalese Antonio Parrinello è pronto a vivere una nuova esperienza elettorale. Un po’ a sorpresa, infatti, il suo nome figura tra gli assessori designati dal sindaco Vincenzo Campo in vista delle prossime amministrative, in cui l’attuale primo cittadino di Pantelleria ha deciso di ripresentarsi per un secondo mandato.

Com’è nata questa designazione?

Durante il mio mandato da direttore del Parco ho tentato di tutelare gli interessi della comunità, in particolare sul tema dell’agricoltura. Adesso mi sono messo a disposizione di questa nuova esperienza e intendo riprendere il lavoro iniziato con un nuovo ruolo.

Proprio l’agricoltura è la delega che le verrebbe assegnata in caso di rielezione del sindaco Campo. Su quali aspetti intende lavorare?

L’obiettivo principale è valorizzare le produzioni pantesche, dallo zibibbo ai capperi, partendo da una serie di aspetti che meritano attenzione. Anzitutto, occorre ricordare che l’isola ha ricevuto due riconoscimenti Unesco, per la vite ad alberello e i muretti a secco. Inoltre è iscritta sul registro dei paesaggi rurali storici italiani. L’insieme di tutto ciò ha portato all’istituzione del Parco Nazionale, che mira a proteggere quella sinergia tra uomo e natura che ha consentito di far crescere un patrimonio immenso.

Resta il fatto che l’agricoltura siciliana non sta vivendo uno dei suoi momenti migliori…

Se già la possibilità della morte dell’agricoltura in Sicilia sarebbe un colpo al cuore, la morte dell’agricoltura a Pantelleria equivarrebbe a 3-4 colpi al cuore. Mi chiedo: è una prospettiva reversibile o irreversibile? Guardiamo alle realtà che sono cresciute in questi anni, dieci anni fa l’Etna e Pantelleria facevano gli stessi numeri: una ventina di microaziende produttrici, circa 500 ettari di coltivazioni e una produzione che si aggirava intorno ai 9 mila ettolitri di vino. Adesso l’Etna ha 142 aziende iscritte al consorzio di tutela, 1500 ettari di superficie coltivata e produce 43 mila ettolitri di vino, cinque volte in più rispetto a dieci anni fa, mentre in Sicilia la produzione si è dimezzata. Il mio sogno è far sì che il miracolo Etna si ripeta a Pantelleria e ritengo ci siano tutte le condizioni per riuscirci. In passato avevo iniziato a lavorare in questa direzione, spero con il nuovo ruolo di aver maggiore fortuna. Per riuscirci dobbiamo anche lavorare per riportare i ragazzi in campagna, creare maggiore sinergia con la Tunisia, che dista appena 30 miglia. Tutto ciò senza dimenticare il tema della transizione energetica, su cui ho lavorato da direttore del Parco e che vorrei riprendere: il futuro passa dall’agricoltura e dalla green economy.

Che giudizio dà del primo mandato del sindaco Campo?

Questa esperienza ha sicuramente avuto alti e bassi. L’errore principale è stato non aver comunicato bene le tante cose fatte. Il Comune di Pantelleria è riuscito a farsi finanziare 25 progetti nell’ambito del PNRR, facendo en plein rispetto a quelli presentati. La Regione Siciliana ha fatto en plein al contrario: 40 progetti presentati, nessuno finanziato. Per fare un altro paragone con una realtà a noi cara, vale la pena sottolineare che ha presentato più progetti Pantelleria con 8000 abitanti, che Marsala con 80000.

A proposito: tra le sue idee c’è anche l’attivazione di un canale privilegiato tra Marsala e Pantelleria?

Quand’ero alla direzione del Parco volevo utilizzare Pantelleria come una sorta di palestra, un modello da applicare poi alla Regione. Ad esempio, cominciando a utilizzare i mezzi veloci per lo spegnimento degli incendi boschivi. Ma anche per quanto riguarda il modello agricolo, con l’obiettivo di stimolare una produzione pensata in funzione del mercato. Ritengo che quest’idea sia replicabile su Marsala, utilizzando al meglio gli strumenti di promozione, a partire dal consorzio di tutela. Purtroppo, negli anni, il nostro territorio ha perso tanta ricchezza proprio per non aver avuto la capacità di stare sul mercato.

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