La corte di Cassazione ha assolto in maniera definitiva gli imputati del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, gli ex ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, con la formula “per non aver commesso il fatto”, annullando così anche la sentenza di appello che pure aveva dichiarato non colpevoli gli accusati, ma perché il fatto commesso “non costituiva reato”.
Quindi cade l’impianto accusatorio. In primo grado, nel 2018, la corte d’assise di Palermo condannò tutti gli imputati: 28 anni di carcere al boss Leoluca Bagarella (cognato di Totò Riina), 12 al mafioso Antonino Cinà, il “postino”, pena prescritta per il pentito Giovanni Brusca; 12 anni per gli ex comandanti del Ros dei carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni, e 8 per l’ex colonnello Giuseppe De Donno, oltre ai 12 anni per l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, presunto mediatore dell’ultima fase della trattativa durante il primo governo berlusconi (1994).
Poi nel 2021 la Corte d’Assise d’Appello confermò le condanne per i mafiosi ma assolse sia i carabinieri che Dell’Utri.